• Capitolo 6 •

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Tutto se stesso esprimeva calma, ma dentro di sé la rabbia gli ribolliva nelle vene.
Odiava sempre di più quelle persone che lo avevano riportato alle origini, quando non amava sé stesso e quando non stava bene.
Avrebbe voluto cambiare le lettere nel foglio che aveva precedentemente letto per formare frasi positive sul suo conto, frasi che avrebbero detto che lui era in perfetta salute e che il suo corpo era perfetto per allenarsi ed essere quello che era.
Invece, il dottore che aveva consultato il giorno prima lo avvertiva di riguardarsi perché lo sforzo che aveva subito durante tutto l'anno del 2017 lo aveva stremato così tanto da logorare i suoi muscoli, e sarebbe peggiorato se non li avesse trattati bene, con una sana alimentazione ed un giusto allenamento.
« Jimin? »
Scosse lievemente la testa, smettendo di guardare la città sotto i suoi occhi e voltandosi dietro di sé, per guardare il viso preoccupato del suo migliore amico, Taehyung.
Scostando poco di più lo sguardo poté incontrare i visi preoccupati dei suoi amici, che aspettavano insieme a lui la risposta.
Jimin finse un sorriso e disse
« Tutto nella norma, soltanto un po' di stanchezza. »
Ovviamente aveva parlato con tutti del fatto che non stesse bene al cento per cento, sentendosi sempre stanco e poco produttivo, ma non voleva farli preoccupare.
« Sei sicuro, Jimin-ah? »
Chiese Yoongi, con uno sguardo di preoccupazione mista al rimprovero.
« Si, perché dovrei mentire? »
Affermò, guardandoli uno ad uno e cercando di essere il più pacato e credibile possibile.
« Vado a riportarlo a Da-mi, ci vediamo dopo. »
Disse, sfilando via.
Non appena sentirono l'ascensore muoversi, Jungkook disse
« Non è vero che è tutto nella norma. »
« Già, la conosciamo tutti quell'espressione. »
Lo appoggiò Hoseok, che si portò le braccia al petto, pensando agli occhi spenti e le labbra tirate in fuori di Jimin.
« Dobbiamo capire la diagnosi del dottore. Dovremmo convincerlo a dirci la verità. »
Disse deciso Namjoon, grattandosi la mascella.
« Secondo te ce lo dirà? Io dico di cambiare metodo. »
Affermò Yoongi, mettendosi in bocca l'unghia del pollice.
« In che senso, hyung? »
Chiese Taehyung, prendendo posto affianco a lui.
« Fidatemi di me, ma non ci metterò poco. »
Yoongi aveva già il suo piano, che gli sarebbe costato almeno un'ora di sonno in meno, ma per lui e per gli altri era più importante Jimin.

Traballava in quell'ascensore a causa della sua gamba che non voleva star ferma.
Si morsicchiava le labbra carnosissime e rosee mentre vedeva i piani dell'edificio scendere pian piano fino ad arrivare al sesto piano, dove l'ufficio della sua manager l'aspettava.
Uscì, guardato dai vari agenti che lavoravano lì, riconoscendo anche qualche faccia conosciuta come Ho-ji, il quale gli riservò un piccolo inchino.
Anche lui si inchinò, ma senza espressioni, perché era impegnato ad avanzare a grandi falcate verso l'ufficio di Da-mi, chiusa dentro di esso da una porta in vetro opaco, sulla quale bussò prima di sentirla dire "avanti!".
Fece il suo ingresso e chiuse la porta mentre Da-mi gli diceva
« Jimin, cosa ci fai qui? »
La guardò rimettere apposto diverse scartoffie e riconobbe le stesse che aveva gettato sul tavolo della sala comune per farle firmare da Yi-eun.
Fece la stessa cosa con la cartella blu che gli aveva dato poco prima, facendola arrivare sotto gli occhi della ragazza.
Da-mi fece incupire soltanto il suo sguardo e non l'espressione gentile che aveva assunto quando vide il bel ragazzo biondo.
Sospirò, poi disse
« Siediti. »
Sapeva che Jimin stava male per ciò che c'era scritto sulla cartella sanitaria e lei doveva metterlo al corrente di diverse cose.
Il ragazzo si sedette velocemente davanti alla scrivania, alla quale Da-mi era appoggiata con i gomiti e le mani incrociate.
Guardò il viso arrabbiato di Jimin, che le disse
« Trova un modo per far sì che questo genere di cose non siano più scritte sulla mia cartella sanitaria. »
Da-mi si fece seria, poi gli disse
« L'ho già trovato e non è un modo. »
Jimin si accigliò, poi le chiese
« Che cosa intendi dire? »
« Choi Yi-eun. »
Jimin sospirò, abbandonando la schiena alla sedia di pelle nera.
« L'abbiamo presa per aiutarvi e per farvi tornare ad essere i veri BTS. »
Gli spiegò ancora, ma Jimin esclamò
« Spero che non abbiate sbagliato di nuovo a scegliere! Se è come loro, io non potrò mai più ballare, lo capisci? »
Da-mi deglutì agitata per la rabbia di Jimin, ma lei era sicura perché
« Yi-eun non è come gli altri. »
« Davvero? Allora com'è? Una divinità che ci farà essere spettacolari? »
Chiese ancora arrabbiato.
« Siete già spettacolari, infatti lei vi aiuterà solo ad essere voi stessi, e aiuterà te a stare bene e ad essere come un anno fa. »
Jimin si morse il labbro poi le disse
« Lo spero. »
Da-mi gli sorrise, poi gli disse
« Jimin, ti assicuro che lei è quella giusta e spero che tu e gli altri ve ne rendiate conto. »
Jimin si alzò, lasciandola lì spiazzata da quell'incontro: non si aspettava una reazione così da parte di Jimin, ma poteva capirlo, come anche tutti gli altri: non era colpa loro se erano stati abbattuti ed era loro diritto lamentarsi ed essere arrabbiati.
Da-mi sospirò e capì che quello con Yi-eun doveva essere un forte legame, non solo professionale, perché loro avevano bisogno di lei quanto lei di loro.
Chiuse gli occhi, abbandonando la testa alle sue mani.

Non poteva credere che anche l'ultima valigia era arrivata all'ultimo gradino.
Grugnì, sfinita, per aver portato almeno cinque valigie fin davanti l'entrata e doveva ancora arrivare nell'ascensore e nel suo appartamento.
Non poteva credere che tutti erano disponibili nell'agenzia tranne quando aveva veramente bisogno di aiuto.
Si poggiò sulle ginocchia e respirò affondo, maledicendosi per non essersi cambiata e avere le scarpe con il tacco ancora ai piedi.
« Serve una mano? »
Sobbalzò quando Ho-ji le sbucò da dietro la schiena.
Si poggiò una mano al petto, che si muoveva velocemente non solo per riprendere fiato ma anche per la paura.
« Aish. »
Borbottò, mentre gli faceva cenno di aspettare con la mano, facendolo ridacchiare.
« Immagino di sì. »
Sorrise Ho-ji, per poi fare cenno ai due uomini che lo seguivano.
Presero le quattro valigie più grandi, mentre a lei lasciarono il trolley più piccolo.
« Dove sei stato? Chi sono quei due? »
Gli chiese, mentre il ragazzo le poggiò una mano sulla schiena per farla passare per prima tra le porte.
« Tranquilla, mamma! »
La prese in giro, mentre camminavano dietro i due uomini con le sue valigie.
Yi-eun ridacchiò, mentre Ho-ji spiegò
« Abbiamo accompagnato i ragazzi a fare un'intervista e loro sono solo due dei body-guard. »
La ragazza non fece in tempo a dire niente perché Ho-ji le chiese
« Io e Da-mi stasera ceniamo con i ragazzi per parlare dell'intervista, ti unisci a noi? »
I due body-guard, non appena misero le valigie nell'ascensore, li salutarono cortesemente.
« Grazie mille! »
Disse radioso Ho-ji, poi entrarono nell'ascensore, insieme al resto delle valigie, e Yi-eun disse
« Non so se è il caso. »
Ho-ji, schiacciando il tasto 12, si accigliò, come se volesse rimproverarla, e le disse
« Non è il caso di cenare con i tuoi colleghi? »
Yi-eun boccheggiò, guardandolo un po' stupita.
« È che sono appena arrivata, non so se po- »
Ho-ji la interruppe scuotendo la testa e portandole un dito davanti al viso, poi le disse
« Sei dei nostri adesso, chiaro? E poi devi integrarti, per le tue cose non preoccuparti. Puoi pensarci dopo cena o domani mattina. »
Yi-eun si rilassò: era così felice di aver trovato un posto come quello, ed era solo il primo giorno.
Si abbassò alla sua altezza, poi le chiese, sorridendo
« Allora? Vieni? »

Si abbassò alla sua altezza, poi le chiese, sorridendo« Allora? Vieni? »

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Yi-eun, da seria com'era, gli sorrise e non poté che accettare.

Choreographer { Park Jimin }Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora