Una delusione può portare tutti ad abbattersi, rendersi conto che uno sforzo enorme non aiuta sempre a concludere qualcosa di speciale.
Cosa succederebbe se però la Big Hit contattasse proprio lei, che pensava ormai che della sua vita non ne avrebbe...
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In quel momento, vedeva solo il volto di sua madre, l'unica che l'aveva veramente capita. L'unica che non le aveva mai fatto pesare i suoi errori, le sue cattive esperienze, le sue abitudini sbagliate. L'unica che credeva ancora in lei, nonostante avesse fallito. L'unica che non la incolpava per non essere riuscita a guarirla. L'unica che l'aveva rialzata da terra, quando aveva toccato il fondo, solo con le parole, perché fisicamente non poteva. L'unica che le avrebbe detto sempre si, a prescindere dalla richiesta. L'unica che le aveva fatto capire che era innamorata del ragazzo che la guardava seduta su una sedia, a piangere in silenzio, con lo sguardo basso. « Perfetto, cinque minuti e avremo i risultati. Aspettate qui. » Jimin sorrise al dottore, che si precipitò fuori dalla stanza, lasciandoli soli. « Yi-eun. » La chiamò, mentre si premeva con un pezzo di ovatta il braccio, lì dove avevano prelevato il sangue. La ragazza, finalmente, alzò gli occhi verso di lui, perdendo un battito. « Non posso perderla. » Sussurrò, tirò su con il naso, poi continuò « Se lei se ne va, io avrò perso la battaglia che sto combattendo da una vita. Se lei se ne va, io perderò tutto. Non voglio toccare il fondo, non voglio tornare indietro. Voglio che lei guarisca. » Jimin sospirò, poi disse « Non la perderai. E sai perché? Perché sono sicuro che sarò in perfetta salute per donarle il mio sangue, e questo solo per merito tuo. La stai salvando tu, grazie a ciò che hai fatto per me. » Yi-eun continuava a guardarlo incredula: la sicurezza che riusciva a donarle era qualcosa di assurdo per lei, che viveva sempre in tensione. Era forse quello il momento giusto per raccontargli di quello che era il suo passato? Il dottore entrò velocemente nella sala. « Le analisi sono perfette! Possiamo procedere alla trasfusione. » Evidentemente no, ma la felicità che provò in quel momento era immensa. Jimin le rivolse uno sguardo vittorioso, non solo perché era consapevole del fatto che avesse ragione, ma soprattutto perché lei era quella che finalmente lo stava facendo rivivere, e qualcosa gli diceva non solamente come idol. Potè vederla lasciare andar via un piccolo sospiro di sollievo, e fu grato a se stesso per essere quello che avrebbe salvato sua madre, lo stesso che si vide avvicinare il dottore con un grosso ago nella mano e diverse sacche che avrebbero contenuto il suo sangue. Yi-eun trasalì al sol pensiero che quell'ago avrebbe trapassato la pelle candida e perfetta di Jimin, cosa di cui si sentì un minimo in colpa, non sapendone però la motivazione. Così si fece forza sulle gambe ed avvicinò la sedia accanto a quella di Jimin, che la guardò piuttosto stupito. Era strano come fossero passati dal litigare nella sua stanza (e chissà se esiste un vocabolo per descrivere la situazione in cui in realtà stavano per finire, se non fosse stato per l'istinto di Yi-eun) fino all'ospedale, a salvare la vita di una donna di cui non conosceva il volto, ma la cosa non poteva importargliene di meno, dato che era la madre di Yi-eun e conosceva bene la loro storia. « Mi dispiace che l'ago sia così grosso. » Jimin non riuscì a trattenere una risata alle parole della ragazza che spezzò il silenzio di quella stanza bianca, dove il dottore li aveva lasciati ancora una volta da soli, con un ago e una flebo attaccati al braccio di Jimin. Yi-eun lo guardò confusa, ma allo stesso tempo con le lacrime agli occhi e il naso rosso per il pianto. « Ti stai davvero preoccupando per questo coso? » Le chiese, indicadosi il braccio, steso sul bracciolo della poltrona verde. « Si, non voglio che tu soffra perché stai salvando la vita ad una donna che nemmeno conosci. » Il ragazzo si quasi innervosì per quelle parole, così corrucciò la fronte e si fece guardare negli occhi, e Yi-eun temette di aver detto qualcosa che non andava. « Yah, Yi-eun-ah, smettila di dire queste stronzate. Non mi importa di non aver mai visto tua madre, voglio salvarla, non solo perché è in pericolo di vita, ma soprattutto perché tu hai salvato la mia. » Yi-eun si sentì davvero stupida, ma non potè far altro che sorridergli. A Jimin, a quel punto, gli venne una gran voglia di baciarla e abbracciarla, e non si rese conto di quanto si fosse avvicinato al suo viso fin quando il dottore non entrò, facendolo risvegliare. "Questa trasfusione di sangue mi sta dando alla testa", ma sapeva benissimo che era la ragazza seduta accanto a lui che lo mandava fuori di testa.
« Perfetto abbiamo terminato, ora le consiglio di mangiare subito qualcosa di dolce. » Il dottore tirò fuori dal braccio di Jimin l'ago, mettendogli un cerotto sulla piccolissima e quasi invisibile ferita, dopodiché si rivolse a Yi-eun « Yi-eun, ci vorrà un po' prima che tu possa vedere tua madre. Torni a casa e a lavoro, la chiamo non appena si sveglierà. » La ragazza avrebbe voluto controbattere, ma sapeva che se il dottore le aveva detto quelle cose c'era un motivo. Poi, aveva sette ragazzi di cui occuparsi. Cercò di stare tranquilla, ma le lacrime le riempivano ancora gli occhi, anche mentre camminava con Jimin verso il distributore automatico di merendine e bibite, da cui il ragazzo prese una merendina al cioccolato e un cappuccino. Mangiò e bevve velocemente, mentre scrutava lo sguardo spento di Yi-eun, che continuò ad averlo anche mentre si dirigevano all'esterno dell'ospedale, verso la macchina. Yi-eun rabbrividì per due motivi: il primo fu il vento freddo che le fece subito arrossare le guance, il secondo fu la mano di Jimin che le avvolse la sua. La fece voltare verso di lui e, non appena incontrò i suoi occhi, scoppiò in lacrime. « Ehi, andrà tutto bene. Non piangere, piccola. » Le prese il volto fra le mani e le asciugò le lacrime con i pollici. Yi-eun si sentì fortunata nel dare la colpa delle guance rosse al freddo, ma arrossì ancor di più a causa di quel gesto di Jimin. Avrebbe voluto baciarla, ma si sentiva già in colpa prima di effettivamente farlo, così la strinse tra le sue braccia, e sospirò, sentendola respirare e piangere sul suo collo.