25-26/01

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*ascoltate I See Red nel frattempo*

Io e Harry fummo abbastanza a disagio l'uno con l'altro per tutta la settimana. Venerdì purtroppo Nick tornò, e anche Zayn. Ignorai il primo, che comunque sembrava più interessato a dare la caccia a qualche primino ignaro, e salutai amichevolmente il secondo, che sembrava aver perso dei chili. "Zayn, stai bene? Potevi restartene a casa un altro giorno, hai una cera orribile" gli dissi. Lui mi guardò male e io risi. "E' bello che tu sia qui" mormorai. "Mi dispiace se nell'ultimo periodo ti ho trascurato, Louis. Penso che volessi solo, diciamo...prendermi una pausa, avere un'amicizia più...facile" esitò. Annuì. Lo capivo. L'unico che mi era rimasto accanto nonostante tutto era Harry, e a me bastava. "Non importa. Non ho bisogno che tu mi difenda, comunque, penso di sapermela cavare da solo" mentii. Non volevo dipendere da qualcuno, non più. Lui annuì, sollevato, ma preoccupato. "Fammi sapere se hai bisogno di qualcosa, mh?" disse. Annuii e poi lui si girò e vide che era arrivato Liam. Lo abbracciò e mi ritrovai a pensare quanto bene stavano quei due insieme, quasi quanto me e Harry.

Finita l'ultima ora stavo sistemando i libri, solo in classe, quando sentii dei passi pesanti. Mi girai e vidi Grimshaw. Sospirai, nervoso. "Sono solo, Nick. Se mi sfotti non ti sentirà nessuno." "Primo, non chiamarmi per nome: quello è un privilegio che lascio al tuo amichetto Harry, sai. Amichetto che, tra l'altro, mi ha ignorato tutto il giorno e quando gli ho chiesto spiegazioni mi ha detto che sapeva come ti tratto. Ora, tu dovresti capire che, ovviamente, non mi piace perdere un amico, uno così carino, per giunta! E dato che la colpa è tua, devo fartela pagare in qualche modo. Secondo, non è a sfotterti che penso ora." Ingoiai e feci per uscire dalla classe, ma lui mi fermò e mi sbatté al muro. "Non così in fretta, frocetto" mi sputò in faccia. Guardai in basso, ma sentii un colpo fortissimo nello stomaco. Rantolai, cercando di pensare lucidamente, ma mi arrivò un altro pugno sul volto. Sentii dei fiotti caldi di sangue scorrermi lungo il labbro. "Nic-" "Ti ho detto di non chiamarmi per nome!" gridò, tirandomi su per il colletto e colpendomi ancora nello stomaco. Caddi a terra, tutti i miei propositi di rispondere finiti in fumo. Sentii un calcio nelle costole e chiusi gli occhi. Improvvisamente sentii una voce, la voce di Harry. "Che cazzo hai fatto, Grimshaw? Louis?" chiese, arrabbiato e impaurito. Grimshaw rise. "Harry, ciao! Ci stavamo solo divertendo, non preoccuparti, mh-" Si interruppe e lanciò un urlo ben poco virile e sentii il suono di un colpo. "Non toccarlo mai più" gridò Harry. "Aw, come sei dolce. Sai, stando con me non dovresti difendermi-" in qualche modo mi alzai e gli tirai un pugno come meglio potevo. "Non parlargli così" mormorai debolmente, tenendomi lo stomaco. "Lou" la voce di Harry era intrisa di preoccupazione e rabbia. "Sentimi, frocetto-" Harry gli tirò un altro pugno e Grimshaw cadde a terra, tenendosi lo stomaco, come me. Feci in tempo a vederlo uscire dalla classe, prima di perdere conoscenza.

Mi svegliai dolorante. Tenni gli occhi chiusi ancora per un po', cercando di capire dove mi trovavo. Forse ero morto. No, Harry non l'avrebbe permesso. Aprii gli occhi, mettendo a fuoco: ero a casa mia, sul divano, e Harry dormiva per terra accanto a me.

"Har-" "Lou, sei sveglio?" chiese il riccio, stiracchiandosi. Provai ad alzarmi ma la testa mi girò e mi ristesi, gemendo. "Ti fa tanto male? Mi dispiace tanto, non ti trovavo e allora sono venuto a cercarti, non pensavo che sarebbe arrivato a tanto, mi dispiace, mi dispiace-" Harry stava piangendo silenziosamente. "Non è colpa tua" dissi, accarezzandogli i ricci. "Sì invece. Io devo proteggerti, Lou, sei troppo importante per essere trattato così-" "No, Harry. Io devo imparare a proteggermi da solo. Non potrai esserci per sempre-" "E chi lo dice?" mi sorrise debolmente e il mio cuore fece una capriola. "Perché sei per terra?" "Non volevo lasciarti solo" mormorò. "Vieni qui" invitai. Scosse la testa. "Ho paura di farti male-" "Tu non puoi farmi male, Haz" sussurrai. Lui arrossì ma si sdraiò sul divano accanto a me, appoggiando la testa sul mio petto. Poi alzò lo sguardo verso di me. "Sono contento che stai bene" disse. "E' grazie a te, hai tirato dei cazzotti a Grimshaw che-" "Oddio, me n'ero scordato! Mi farà espellere!" disse, improvvisamente nervoso. Risi, soffocando un gemito di dolore, che però non scappò all'orecchio di Harry. "E' venuto il dottore, prima. Ha detto che hai una costola e un labbro rotti, di nuovo" disse, triste. "E' venuta anche tua mamma, e le tue sorelle. Ora stanno dormendo di sopra, penso." Annuii e gli sorrisi. "Perché sorridi?" chiese, confuso. "Perché sei qui con me" soffiai. "E' dove dovrei essere" sussurrò, e io mi sporsi per baciarlo. Le sue labbra si modellarono alle mie come la prima volta, come ogni volta, come sempre. Inspirò nella mia bocca, afferrando la mia maglietta nel pugno approfondendo il bacio. Poi si tirò su con i gomiti e io allargai le gambe per fargli posto. "Se stai fermo, non dovrei farti male" considerò. "In questo momento, non me frega niente se mi fai male" sussurrai, attirandolo a me per baciarlo. Si spostò, timidamente, sul mio collo, lasciando una scia di baci umidi sulla mia pelle, facendomi rabbrividire. "Haz, se fai così-" mi interruppi, lasciandomi sfuggire un gemito di piacere. Inspirò sulla mia pelle, afferrando poi le mie labbra tra i suoi denti. "Se faccio così?" chiese, sorridendo. Non risposi, limitandomi a gemere nella sua bocca quando, spostandosi, colpì il mio bacino involontariamente. "Haz" lo fermai, cercando di calmare il respiro. "Ti ho fatto male?" chiese. "No, ed è questo il problema" sospirai, e lui capì, appoggiandosi di nuovo sul mio petto. "Grazie" soffiai. Lui sorrise nella penombra. "A te" rispose, chiudendo gli occhi. "Haz?" nessuna risposta. Il suo respiro si era stabilizzato, stava dormendo. "Ti amo" sussurrai, prima di scivolare anch'io tra le braccia di Morfeo.

Aprii gli occhi al profumo di caffè e bacon e provai ad alzarmi, ma sentii un peso sul petto. Guardai in basso e vidi la testa ricciuta di Harry, i suoi occhi chiusi, il suo pugno stretto attorno alla mia maglietta. Sorrisi, cercando di alzarmi senza svegliarlo, ma un dolore alle costole e la voce addormentata di Harry mi fermarono. "Lou, stai qui" biascicò. Iniziai ad districargli delicatamente i riccioli, passando le dita anche sui lineamenti del suo volto. Mi fermai sulle sue labbra, e Harry, più sveglio, sorrise, aprendo gli occhi verdi. Lo spostai e mi alzai, sistemandomi i vestiti stropicciati, e Harry mi seguì. "Come stai?"chiese. "Meglio" risposi, baciandogli il naso. Lui ridacchiò e mi baciò appena le labbra, ma io lo allontanai. "Penso ci sia la mia famiglia" sussurrai. "Questo è ovvio" rise lui. "Ma non crederai che non lo abbiano già intuito? Ieri sera, prima di andare a dormire, Jay mi ha detto un 'era ora'. Siamo stati gli ultimi ad averlo capito." "Sei" lo corressi "io l'ho capito alle medie." Sgranò gli occhi e io sorrisi. "E me lo hai detto solo ora?" "Beh, solo ora ho avuto l'impressione di essere ricambiato." "L'impressione?" ripeté lui, con un sorrisetto. "Stai zitto" lo rimproverai, andando in cucina, e lui mi seguì. "'Giorno"ci salutò Lottie uscendo, e mia mamma, sentendola, gridò un "Venite in cucina, ho preparato la colazione!" Sulla tavola c'erano due tazze enormi di caffè e un piatto con del bacon e delle uova. Feci una smorfia confusa. "E da quando mangiamo così tanto a colazione? Diventeremo delle palle" mi lamentai. Harry sorrise. "Saresti una palla carina" mi sussurrò all'orecchio, facendomi avvampare. "Da quando il giorno prima Harry ti porta a casa pieno di lividi e svenuto" mi fece notare mia mamma. "Come hai fatto, da solo-" "Mi ha dato una mano Gemma, e anche il suo fidanzato, Jake" rispose. "Grazie" sussurrai. "Già, grazie mille, Harry" disse mia madre. "Non c'è problema" rispose il riccio. Mentre ci sedevamo, mia madre ci squadrò. "Ora volete dirmi come Louis si è conciato così?" chiese. "Gemma lo sa?" chiesi. "Qualcosa...ha promesso di non dire nulla ai miei, però." "Glielo dirò io ai tuoi" minacciò mia madre "se non lo dite subito a me." "Ho fatto a botte" risposi con la bocca piena e Harry quasi si strozzò con il suo caffè. "Tu?" chiese incredula mia madre. "In realtà, c'è questo tipo a scuola, si chiama Nick, mi ha insultato, a caso, e allora gli ho risposto, lui mi ha tirato dei pugni, io ho risposto, e poi ho chiamato Harry" spiegai. Un po' di verità c'era, in fondo. "E cosa ti ha detto per insultarti?" chiese mia mamma. Guardai Harry. "In realtà, non me lo ricordo" mentii. Harry continuò a bere, senza dire nulla. Dire le bugie non era proprio il suo forte. "Harry, è così?" chiese mia madre, scrutandolo. Harry appoggiò la tazza e annuì, senza guardarla. "Va bene...mi è arrivata comunque una lettera del preside che ti ha sospeso per quattro giorni" annunciò. "Solo a me?" "Certo, Nick è suo figlio" commentò Harry, e sospirai. "Dovrai raccontarmi cosa si dice di me" dissi, a sguardo basso. Harry sorrise. "Ma certo" disse.

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