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*ascoltate Someone To You nel frattempo*

Mi svegliai da solo, e già lì avrei dovuto capire che qualcosa non andava. Mi alzai dal letto affacciandomi dalle scale e non vidi nessuno. Andai nella camera dei gemelli e dormivano, così come Phoebe e Daisy. Mi accigliai. Mia madre, Fizzy e Lottie non si vedevano da nessuna parte. 

Improvvisamente sentii un urlo e una risata, e corsi in bagno, da dove provenivano quei suoni. Bussai e Félicité gridò "Mamma! Mandalo via!" più una risata di Lottie. "Boo preparati" disse mia madre soffocando una risata. "Cosa sta succedendo?" chiesi preoccupato. "Fizzy è diventata una donna" rispose Lottie e Fizzy gridò indignata. Ridacchiai. "Porto io le gemelle" annunciai, prima di correre a prepararmi. Mi assicurai che le gemelle fossero pronte e poi le presi per mano per andare alla fermata.

"Pheebs, non sei troppo cool per tenere la mano al tuo fratellone, vero?" chiesi a Phoebe, che si rifiutava di darmi la mano. Lei annuì. "Invece lo sei, non è vero?" constatai, e lei annuì di nuovo con veemenza. Scoppiai a ridere e anche Daisy ridacchiò. Arrivammo alla fermata e dopo un minuto ci raggiunse Harry, che tese la mano a Phoebe che la prese senza esitazioni. Mi guardò con sfida e io le feci la linguaccia. "Come va Haz?" gli chiesi. Lui alzò le spalle. "Il solito, stamattina sono arrivato dopo perché mia madre mi ha costretto ad aspettare Gemma e lei ci ha messo un'eternità!" Dopo Harry arrivò infatti sua sorella, al telefono e che sbuffava. Daisy si divincolò dalla mia mano per andare da lei e Gemma sorrise. Potei giurare di aver sentito un leggero crack del mio cuore: perfino le mie sorelle capivano che gli Styles erano molto più fighi di me. Sospirai.

A scuola vidi subito Zayn e Harry lo salutò, iniziammo a parlare tutti e tre della festa che la Swift, una ragazza popolare e che andava, come mezza scuola, dietro a Harry, avrebbe tenuto a casa sua l'indomani. Salutai Harry con una fitta al cuore e lo seguii con lo sguardo fino a che non raggiunse Nick e Niall davanti alla loro classe. Grimshaw seguiva metà corsi con me e l'altra metà con Harry. Zayn mi osservò. "Tu sei innamorato di Harry!" affermò, incredulo. Io arrossii violentemente e scossi la testa. "Che cazzo dici Zee?" "Vedo come lo guardi e non so come non l'abbia notato lui stesso" constatò. Abbassai lo sguardo. Davvero ero così palese? "Non è vero" mentii, e lui alzò gli occhi al cielo. "Sì okay, come vuoi tu" disse, poi entrammo in classe. Sentii una sensazione spiacevole e mi girai, vedendo che Grimshaw mi stava perforando con lo sguardo. Sospirai, pensando a cosa mi aspettava con lui.

Alla prima ora arrivò in classe un ragazzo nuovo, muscoloso e attraente ma con una faccia gentile, di nome Liam. Si sedette al banco separato da quello di Zayn solo da un piccolo corridoio tra i tavoli. Zayn gli sorrise e iniziarono a parlare. Capii che quella giornata avrebbe davvero fatto schifo quando mi resi conto che non avevo altro da fare se non stare attento. Almeno la sera l'avrei passata da solo con Harry e al solo pensiero sorrisi, poi mi guardai intorno e sollevato ma allo stesso tempo deluso vidi che nessuno mi aveva notato, nemmeno Zayn, che sembrava pendere dalle labbra di Liam. Perfetto. Avevo perso l'unica persona che mi difendeva da Nick. Avrei dovuto iniziare a difendermi da solo.

Il pranzo lo passai da solo perché avevo detto a Harry che avrei mangiato con Zayn e lui ne aveva approfittato per stare con Grimshaw, Niall, Ben e Josh, i due gemelli di cui era amico.

Stetti in bagno tutto il tempo per non farmi vedere da Harry e per fortuna era venerdì perciò le lezioni finivano prima. Aspettai Harry davanti a scuola, ma lo vidi arrivare con Nick, e mi venne un improvviso conato di vomito. "Lou, ti dispiace se Nick sta con noi questo pomeriggio? Poi stasera se ne va" mi chiese Harry. Guardai Grimshaw e lui mi sorrise malefico, anche se immagino che per una persona che non conosceva il suo vero 'io' poteva sembrare un semplice sorriso. Annuii senza rispondere perché sapevo che, se l'avessi fatto, sarei scoppiato a piangere.

Passammo tutto il pomeriggio a giocare alla Play, a casa mia perché la mia famiglia era dai miei zii per il weekend, e a mangiare schifezze. In realtà, Harry e Nick si divertivano mentre io fingevo ma stavo in disparte. Quando arrivò il momento di prendere la pizza, guardai Nick perché mi aspettavo che se ne sarebbe andato. Ma lui continuò a sorridere con Harry e io mi chiusi in camera. Nessuno venne a cercarmi per il resto della serata.

Verso le 11 uscii di camera per vedere se Harry c'era ancora. Mi affacciai dalle scale e vidi una cosa che mi spezzò il cuore e lo frantumò e lo ruppe e lo distrusse e tutto il possibile.

Nick era avvinghiato a Harry e si stavano baciando.

La prima cosa che feci fu correre in camera e chiudere la porta senza sbatterla per non far capire a Grimshaw e Harry che li avevo visti.

Poi mi guardai allo specchio. E scoppiai a piangere.

Scivolai sul pavimento continuando a guardarmi. Singhiozzavo silenziosamente mentre passavo lo sguardo su quanto schifo facesse il mio corpo e il mio viso. Poi osservai le polaroid di me e Harry appese alle pareti, in cui io lo guardavo e lui sorrideva all'obiettivo, ingenuo. Non capiva nulla! Era un completo idiota e non sapevo cosa me lo facesse piacere.

Il mio sguardo si posò su una particolare foto in cui non mi si vedeva quasi per nulla perché era un selfie e Harry non era capace di farli bene. "Perché l'hai appesa, non ti si vede!" aveva affermato Harry un giorno. Non avevo risposto. Non potevo dire che era proprio il motivo per cui l'avevo appesa. Non mi si vedeva. E per di più, si vedeva benissimo lui. Soffermai lo sguardo sui suoi occhi verdi, sulle sue fossette, sui suoi ricci, sulle sue labbra rosse. E capii cosa me lo facesse piacere. E mi incazzai, perché, cazzo, 7 miliardi di persone e proprio lui doveva piacermi? No, non mi piaceva, io lo amavo. Io amavo Harry Styles da quando avevamo 12 anni. E quel coglione non si rendeva conto di nulla. 

Rimasi sul pavimento a piangere con la nostra polaroid in mano per un tempo indefinito.

Fino a quando non entrò di getto Harry, felice come non l'avevo mai visto. Singhiozzai. Mi girai dall'altra parte ma continuai a piangere perché non riuscivo a farne a meno in quel momento.

"E' mezzanotte!" annunciò allegro. Non risposi. "E' stata una serata stupenda" continuò. Quanto poteva essere idiota su una scala da 1 a 10? "Tu ti sei divertito? Ho visto che sei venuto in camera presto" disse. 11/10. Mi girai verso di lui per farmi vedere. Lui non capì subito ma poi sgranò gli occhi e si avvicinò a me. Vide che avevo in mano la nostra polaroid e asciugò le lacrime che si erano posate sopra. Poi guardò me.

"Lou, perché stai piangendo?" mi chiese, guardandomi negli occhi. Abbassai lo sguardo. "Ti prego Lou" aggiunse, costringendomi gentilmente a guardarlo negli occhi. "Sei proprio un idiota" gli sputai in faccia. Lui sussultò. "Cosa ho fatto?" chiese, e aveva un tono talmente adorabile che stavo quasi per perdonarlo all'istante. Quasi. "Io detesto Nick" dissi. "Perché?" chiese sorpreso. Io sospirai. Come potevo spiegargli che il suo migliore amico era in realtà un debole frocio? "Perché...non è una bella persona, prende in giro alcuni ragazzi che conosco" provai a dire, ma lui sbuffò. "Non puoi darmi come motivazioni delle semplici voci di corridoio" disse, acido. Non l'avevo mai sentito così. Nick non gli faceva un bell'effetto. "Stai veramente decidendo di credere a lui e non a me?" chiesi ferito. Lui distolse lo sguardo e potei giurare di sentire un crack all'altezza del mio cuore. "Cazzo Haz, non pensavo fossi così" affermai. Lui tornò a guardarmi. "Nemmeno io pensavo ti fermassi alla copertina di una persona e a delle semplici dicerie". "Non sono dicerie" dissi. Lui si accigliò. "Che cazzo vorrebbe dire?" chiese. Non aveva mai detto una parolaccia. Mi alzai. "Ma tanto crederai al tuo Nick, sbaglio?" gli dissi con scherno. Si alzò anche con lui. "Non sbagli" rispose duramente. Ricacciai indietro le lacrime. "Non sono delle cazzo di voci" ripetei. "E tu come fai a saperlo?" mi chiese alzando la voce. "Lo so e basta" risposi alzando la voce a mia volta. "BEH CAZZO DAMMI UNA MOTIVAZIONE" ormai stavamo gridando. Grazie al Cielo non c'era la mia famiglia quella sera. "E' ME CHE PRENDE IN GIRO CAZZO HAZ!" gridai piangendo, e lui mi guardò interdetto. Poi uscì da camera mia sbattendo la porta.

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