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Passai tutta la sospensione a cercare di rimettermi in sesto e venerdì, il giorno del compleanno di Harry, ero pronto a tornare a scuola. 

Mi vestii bene e mi sistemai i capelli, alzandomeli leggermente con il gel, poi presi il pacchetto che avevo fatto per Harry e lo infilai nello zaino. Uscii di casa e vidi che fuori Harry mi stava già aspettando. Lo raggiunsi e lo abbracciai, per poi staccarmi e lasciargli un bacio sulle labbra. "Buon compleanno" sussurrai. Lui sorrise. "Grazie" rispose. Ero uscito in anticipo per dargli il regalo, che gli porsi, beandomi del suo sorriso sorpreso. "Che cos'é?" chiese. "Aprilo" dissi. Vidi i suoi occhi illuminarsi. "E' stupenda" mormorò. Infilai le mani sotto il colletto della maglietta, mostrandogli una catenina con un ciondolo ad aeroplanino. "Ce l'ho uguale" spiegai, mentre ci incamminavamo "ma se vuoi possiamo nasconderla sotto le maglie, così non la vedranno-" Harry scosse la testa. "Quando ti ho visto ridotto così male, venerdì...ci eravamo lasciati così freddi, ho avuto così paura...non voglio più nasconderlo, Lou" disse, intrecciando le dita alle mie. E anche se era il suo compleanno, il regalo me l'aveva appena fatto lui. 

Entrammo a scuola e tutti gli sguardi si posarono su di me, poi sulle nostre mani, poi su Harry. Grimshaw ci fissò, ma non fece niente. Aveva capito che non poteva più trattarmi così senza conseguenze. Zayn uscì dalla classe e venne verso di noi. "Louis! E' bello vederti. Come stai? Ho sentito che hai picchiato Grimshaw..." guardai Harry, che mi strizzò un occhio. "Sto bene, non preoccuparti. Come sta invece Liam?" chiesi. "Bene. Ora stiamo, uhm...insieme, credo?" Sorrisi. "Sono felice per voi." "E noi per voi" intervenì Liam alle sue spalle. Harry gli sorrise. "Tanti auguri, a proposito" disse Zayn. "Tutti gli anni Louis mi fa una testa così sul tuo compleanno-" "Grazie, Zayn" lo fulminai con un'occhiata e il riccio rise. "Dobbiamo andare in classe, ora" dissi. Harry annuì, guardando Liam e Zayn allontanarsi. "C'è anche Niall che mi aspetta" rifletté. Lo baciai, fregandomene degli sguardi degli studenti e di qualche professore. "Ancora auguri, Haz" sussurrai. Mi girai, ma Harry mi richiamò. "Lou?" "Sì?" "Ti amo" disse, con le guance rosse. Il mio cuore fece più di una capriola e il sorriso sul mio volto si allargò. "Anche io" risposi, per poi entrare finalmente in classe.

-----15 anni dopo-----

"Sei sicuro?" chiese ancora una volta Harry. Sospirai, sorridendo. "E' la quinta volta che me lo chiedi, Harry, ovvio che sono sicuro, ne abbiamo sempre parlato-" "E' il regalo di compleanno più bello che potessi farmi" disse, a corto di fiato. "Non è l'unico" soffiai, malizioso. Harry ridacchiò, arrossendo, anche dopo tutti quegli anni. Lo guardai. "Andiamo, allora?" Il riccio annuì, prendendo la mia mano per darsi forza e infondermene. 

La signorina alla reception ci sorrise. "Salve. Voi dovete essere Louis e Harry" disse. Annuimmo. "Dovete andare alla fine del corridoio" ci istruì e, dopo averla ringraziata, ci avviammo. Lo studio della signora Calder era spazioso e aveva una cesta di giochi in un angolo. Respirai a fondo e sorrisi, stringendo la mano di Harry. Ci sedemmo sulle sedie confortevoli che si trovavano davanti alla scrivania, aspettando alcuni secondi prima che una donna molto bella, castana, con un sorriso allegro entrò nella stanza da una porticina laterale. "Buongiorno" disse la donna "io sono Eleanor Calder." Io e Harry ci alzammo e le tendemmo le mani che strinse, poi ci presentammo. "Avete già qualche idea sull'età, il sesso-" "Non ci interessa" la interruppi io "lo vorremmo più piccolo di dieci anni, però." Eleanor annuì, pensierosa. "Il carattere?" "Vivace, dolce...come ogni bambino, penso" mormorò dubbioso Harry, al che Eleanor ridacchiò. "Posso assicurarvi che ci sono dei bambini che non sono vivaci e dolci, signori. Mi è venuto in mente un bimbo, a dir la verità...si chiama Freddie e ha quattro anni." Harry fece un versetto deliziato, aveva gli occhi che brillavano e un sorriso stupendo sul volto. "Va bene" dissi io. Eleanor mi guardò interdetta. Annuì. Poi sospirò. "C'è però un...problema, se così vogliamo chiamarlo, riguardo questo bimbo, riguardo Freddie-" "Sta male?" chiese Harry all'improvviso triste. Eleanor scosse la testa, sorridendo. "Ha una sorella maggiore, Darcy, e noi cerchiamo sempre di non separare i fratelli" spiegò. Guardai Harry. Due figli? Già uno sarebbe un gran salto, ma due... "Quanti anni ha?" chiese Harry. Io inspirai. Eleanor esitò. "Ne compie dieci a giugno" rispose. Harry mi guardò, come mi guardava sempre quando voleva fare i muffins e io non avevo voglia. Alla fine riusciva sempre a convincermi. "Possiamo vederli?" chiese in un filo di voce. Eleanor ci mostrò una foto con due bimbi: Freddie, con un sorriso enorme sul visino paffuto e un ciuffo lisciato sulla fronte, e Darcy, con i riccioli dello stesso colore dei capelli di Freddie e uno sguardo curioso. "A parte il fatto che sono due, c'è qualcos'altro che dovremmo sapere, prima di incontrarli?" chiesi. Harry espirò di scatto e mi guardò, incredulo. "A te andrebbe bene?" sussurrò. Gli sorrisi. "Se va bene a te" risposi. Lui annuì e quel sorriso ne valse la pena. "Ecco, i loro genitori sono morti in un incidente d'auto due anni fa...Darcy è molto legata al fratellino e abbastanza diffidente, allo stesso tempo è curiosa e molto intelligente...se riuscite a convincerla che può fidarsi di voi, potrete instaurare un rapporto bellissimo con entrambi..." disse Eleanor. Non servirono altre parole.

Io e Harry, come avevo sempre sognato, creammo una famiglia.

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