21-22/01

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Ormai era mezzanotte, e Harry era steso sul mio letto, con la testa appoggiata al mio petto. Eravamo entrambi vestiti, ma era comunque speciale. Parlavamo come sempre, nel silenzio della casa, nella tranquillità della notte, e sapevamo che, se qualcuno ci avesse visto, avrebbe pensato a un pigiama party, come i tanti che facevamo da piccoli. Harry aveva scritto a sua madre per avvertirla e idem io, ma poi ci eravamo subito messi a letto. "Hai freddo?" chiesi, premuroso. Annuì impercettibilmente. "Solo un pochino". Presi i lembi della coperta e la stesi sui nostri corpi appiccicati e lui mi sorrise. "Grazie" sussurrò. 

Sinceramente, quando Harry si addormentò, riflettei a lungo. Mi andava bene la situazione? Più che bene. Però...io amavo Harry. Volevo gridarlo a tutti, volevo stare con lui e riempirlo di baci. Ma se lui non si sentiva pronto...non ero nemmeno sicuro che mi amasse...mi accontentavo della sua soluzione, ovvero 'stare insieme solo da soli' come l'aveva definita lui.

Mi addormentai felice come non mai.

Quando mi svegliai, vidi due paia di occhi verdi curiosi che facevano capolino da sotto la coperta e mi squadravano. Ridacchiai. "Buongiorno" sussurrai. "'Giorno Lou" rispose Harry, sporgendosi per baciarmi, al che il mio cuore fece una capriola. Non mi sarei mai abituato, mai. 

Facemmo colazione insieme e sua mamma ci guardò con un sorrisetto tutto il tempo, prima di "Avete fatto pace, ragazzi?" chiedere. Quindi Harry le aveva parlato del litigio. "Oh, sì" sussurrò Harry, al che ridacchiai timidamente sulla mia tazza di tè.

Andammo a scuola insieme, normalmente. "Sei sicuro che non noteranno che, uhm...è cambiato qualcosa tra noi?" chiesi esitante. Lui mi guardò, riflettendo. "Siamo sempre stati molto attaccati, quindi basta che non ci baciamo davanti a tutti" disse alla fine, e io annuii. Avevo aspettato sedici anni, potevo aspettare ancora un po' di tempo. 

Quando entrammo nell'edificio, come al solito, abbassai lo sguardo. Harry stava già parlando con Niall quindi entrai in classe, notando con sollievo che Zayn non c'era. Mi avvicinai a Liam, seduto al suo solito banco, che scribacchiava su un foglio del quaderno. "Ciao" dissi. Lui alzò lo sguardo e mi fece un cenno del mento, per poi riportare gli occhi sul foglio. "Non capisco perché tu mi abbia odiato fin dal primo momento in cui sei entrato qui" dissi, sedendomi al posto di Zayn. Probabilmente era Harry che mi dava quest'effetto di onnipotenza. "Non ti odio" rispose Liam, senza guardarmi. "Però non ti piaccio" "Non è quello...è solo che mi da fastidio che Zee ti abbia dovuto difendere tutti questi anni." "Oh, scusami se mi hanno preso in giro dal primo anno, ti da fastidio anche questo?" mormorai ironico. "Capisco che sia facile, per uno come te, alto, bello, muscoloso, non essere preso di mira, ma-" "Anche io venivo preso in giro nella scuola di prima" soffiò, alzando finalmente gli occhi. "Ma mi sono difeso, ho imparato a rispondere, dopo due anni di liceo di inferno" continuò "anzi, un po' troppo: usai una mossa che avevo imparato a boxe sul tipo che mi prendeva di mira; per questo ora sono qui." "Immagino fosse il classico figlio del preside, se la cavava a scuola, carismatico, carino" dissi pensando a Nick. Liam annuì. "Mi dispiace. Spero tu ci rimanga, qui" aggiunsi e lui mi sorrise. "E io spero tu abbia qualcuno a prendere il posto di Zayn." "Ci proverò da solo" mormorai, esitante. Io? Louis Tomlinson? Contro Nick Grimshaw? Come no.

Alla fine delle lezioni passai a prendere Harry: quel giorno erano stati assenti sia Zayn, che a dire di Liam aveva la febbre, sia Nick, ma di quest'ultimo non sapevo la causa. Dovetti ammettere a me stesso che, nonostante senza Grimshaw stessi benissimo, morivo dalla voglia di rispondergli a tono, anche perché avevo l'impressione che Harry fosse preoccupato per me e volevo dimostrargli di essere forte abbastanza.

Martedì, quando entrai, sentii un amico di Nick, mi pare si chiamasse Stan, dire un "Che carini, i due fidanzati" a me e a Harry, il quale si staccò immediatamente da me. "Non stiamo insieme" rispose agitato. Ignorai il dolore che quel suo comportamento mi aveva provocato e osservai come Nick stava rimproverando il suo amico per aver offeso anche Harry. Il riccio si era dileguato, ma io sentii chiaramente dire "Solo Tomlinson, Harry è mio." Ignorai anche quella frase ed entrai in classe.

Per tutto il giorno Harry fu nervoso nei miei paraggi, e capii quanta paura avesse davvero di dire a tutti di noi. Anche se ero, ovviamente, felice di averlo per me, mi infastidiva, e mi intristiva soprattutto, come Harry si stava comportando. "Ti vergogni di me" gli dissi quel pomeriggio, mentre tornavamo da scuola. Lui scosse la testa. "Non è così, sennò non ti starei vicino in pubblico." "Beh, è ciò che fai praticamente" ribattei, acido. Lui sospirò. "Non c'è problema, Harry. Tanto decidi tu, è il mio cuore che è in ballo" dissi. Eravamo arrivati davanti casa sua e mi allontanai, senza salutare e senza voltarmi indietro.

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