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Un rumore assordante mi riempie la testa, stufa di quel rumore apro gli occhi buttando le coperte ai piedi del letto, prendo la sveglia e la lancio contro la porta, che era stata appena aperta da mio fratello San.
La sveglia arriva in testa al mio malcapitato fratellone, quasi mi dispiace... No, per niente.
Mi alzo e vado a chiudere la porta in faccia a mio fratello visto che devo cambiarmi. Andando verso l'armadio, sbatto contro il comò, il letto, il pavimento e contro il vetro della finestra spalancata.
Dopo essermi svegliata bene con quest'ultima botta, apro l'armadio e prendo delle cose a caso.
Indosso la gonna della divisa e sopra metto una felpa nera, poi vado in bagno e mi pettino i capelli; ho i capelli corti e neri, con un ciuffo che mi copre l'occhio sinistro.
Mi lego i capelli in un codino ma lascio il ciuffo davanti perché odio avere la faccia scoperta; poi indosso i miei occhiali, prendo lo zaino e vado in cucina.

- Io esco - dico, per poi spalancare la porta e richiuderla. - Non mangi? - Chiede Jongho con la testa che si sporgeva fuori dalla finestra e un toast in bocca.
Io mi metto le cuffie alle orecchie, ignorando completamente l'altro mio fratello che era uscito di casa con lo zaino e ancora il toast in bocca.
Mi metto il cappuccio della felpa e vado verso la scuola con Jongho che mi seguiva.
Percorro tutta la strada con Jongho che mi seguiva... Bhe in effetti fa la mia stessa scuola, è così tutte le mattine. San invece esce di casa più tardi perché va a scuola con un suo amico.

Io e Jongho entriamo a scuola, ci cambiamo le scarpe, e ci avviamo in classe.
Mi siedo al mio banco, l'ultimo vicino la finestra, e osservo fuori. La finestra da' sul campo da basket della scuola dove di solito gioca un gruppo di ragazzi, tra cui di solito c'è anche San.
- Seoyoon ci sei? - vengo riportata alla realtà quando compare Yeosang che mi sventola la mano davanti la faccia. - Ah sì, che c'è? -
- La lezione è finita, pranziamo? -
"Oddio è già finita?" ero così persa a guardare fuori che non me ne ero accorta.
- Ah. Ok - allora mi alzo dal mio banco e, insieme a Jongho e Yeosang, andiamo verso l'aula di Yunho. Lo vedo davanti la sua aula mentre parlava con un ragazzo dai capelli blu avvolti in un codino e con una fascia intorno la fronte, con dei ciuffi che ricadevano davanti.
- Yunho! - Yeosang corre dal nostro amico, intanto vedo Yunho salutare il ragazzo blu e venire verso di noi seguito da Yeosang.
Tutti e quattro andiamo in mensa e ci sediamo al solito tavolo, lontani dal resto del mondo.
Gli altri tre parlavano tra loro, io invece continuavo ad essere persa nei miei pensieri. Ecco che però, mentre pensavo, vedo San ed un suo amico andare al tavolo davanti al nostro.
Il ragazzo con cui era lo riconosco: il nano dai capelli blu che prima stava parlando con Yunho.

Mentre Yunho e Jongho discutevano riguardo a non so cosa, sento un brivido percorrermi la schiena. Sento la solita gente che parla alle mie spalle.
- Quella non è l'asociale? - gli altri sussurrano solo questo quando mi vedono.
È ovvio che io sia asociale se la gente parla così di me; - Ho sentito che sua madre è morta per overdose... Meglio stare lontana da gente così -
Sentendo quest'ultime cose, sbatto i palmi sul tavolo facendo risuonare il rumore nella stanza e mi alzo.
Tutti si girano verso di me, i miei amici e San compresi; mi limito a prendere il mio zaino, poi corro fuori da quella stanza.
Non voglio sentire più nessuno, non voglio sentire più nulla.

In un attimo mi ritrovo a correre per i corridoi alla ricerca di un luogo calmo, dove non ci fosse nessuno. Le persone mi guardano continuando a sussurrare quelle cose. Appena trovo quella porta la spalanco lasciando che si chiudesse alle mie spalle; salgo di qualche gradino le scale esterne e mi metto seduta in un angolino vicino le scale.
La gente di solito passa nelle scale interne per andare sotto o raggiungere il tetto, quindi le scale esterne dove sono ora sono il luogo più calmo.
Ero nell'angolino con le ginocchia al petto e la testa nascosta tra le braccia. Avrei voluto piangere, però no. Non devo piangere. Non posso piangere.
Sono immersa nei pensieri cercando di non piangere, quando sento dei passi avvicinarsi a me. Alzo immediatamente la testa e davanti a me c'è la meraviglia delle meraviglie.

Un ragazzo alto, con una camicia bianca con cravatta blu e giacchetta blu; la divisa della classe d'élite
I suoi capelli neri sono illuminati in parte dalla luce del giorno, e in parte dall'ombra procurata dalle scale.
Ha una mano in tasca e con l'altra regge una busta con delle lattine dentro.
Ci fissiamo per un po' negli occhi. Poi faccio parola - Ah s-scusa, vado subito via - dico, alzandomi e rimettendomi il cappuccio della felpa e asciugandomi le lacrime che poco fa erano sul punto di uscire.
Faccio per scendere le scale, ma mi sento prendere per il polso. Mi giro di scatto e incrocio ancora lo sguardo con lui. - Puoi rimanere se vuoi - dice.
Si siede nell'angolo in cui ero io fino a qualche minuto fa. Mi risiedo, titubante, con le ginocchia al petto e la testa tra le braccia, e fissavo un punto vuoto davanti a me.

C'è un silenzio imbarazzante tra noi due, probabilmente mi ha vista piangere ma non voleva chiedere nulla. Il silenzio viene spezzato quando mi passa una lattina - Tieni - dice, guardando dalla parte opposta alla mia.
Io la prendo continuando a fissarlo; poi si gira verso di me. - Perché piangevi? - ecco, sapevo prima o poi l'avrebbe chiesto.
- Non ti riguarda - mi limito a rispondere - E tu, perché sei qui? - chiedo - Non ti riguarda - alza le spalle. Suffo e riprendo a bere, fino a finire la bibita. - Come ti chiami? - mi chiede improvvisamente - ...Seoyoon, e tu? -
- Seonghwa, Park Seonghwa - bel nome.

Un nuovo silenzio si crea tra noi poi mi guarda, come se si fosse appena accesa una lampadina nella sua testa. - Ah ora ricordo! - appoggia le mani a terra e si avvicina a me - Sei l'asociale, vero? - mi da un fastidio incredibile essere chiamata così. - ...Mi da' fastidio essere chiamata così. E poi, sei troppo vicino - appoggio le mani sulle sue spalle per allontanarlo, ma lui si avvicina di più.
Cercando di allontanarmi da lui, cado indietro. In un attimo mi ritrovo lui a un centimetro dalla mia faccia, con un braccio dietro di me e l'altro appoggiato al muretto - Tutto ok? - chiede, poi ci rimettiamo entrambi composti, ed ecco l'ennesimo silenzio imbarazzante. Mi limito ad annuire, poi sento suonare la campanella, così entrambi corriamo verso le nostre classi. Lui stava al terzo piano, quello riservato ai più grandi, perciò deduco che sia più grande di me.

✓ 𝑻𝒉𝒂𝒏𝒌 𝒀𝒐𝒖 ~ ||𝙹𝚞𝚗𝚐 𝚆𝚘𝚘𝚢𝚘𝚞𝚗𝚐||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora