|06| Non dire nulla a tua madre

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"Piú rabbia verso il passato conservi nel tuo cuore, meno capace sei di amare il presente"
-Barbara De Angelis
 


 
 
 
 
 
 
Coronado, casa di Brooklyn - 20:50
 
 
Con uno sbuffo andò ad aprire la porta e quando vide la ragazzina dinnanzi a sé le salì l'ansia, il suo corpo si bloccò.
La squadrò da capo a piedi, passando dai lisci capelli castani, agli occhioni del medesimo colore truccati acqua e sapone, fino al corpo formoso di statura media, più alta di Brooklyn di poco.

«Cosa ci fai qui?» domandò la donna rimanendo con le labbra schiuse, incredula da quella presenza e con un groppo alla gola.

«Sono sola» furono le prime parole ad uscire da quelle labbra sottili e screpolate, roteando gli occhi e con un tono quasi divertito.

«Sei sola?» chiese Brie.
La ragazza annuì, la detective ripeté quelle due parole e l'altra affermò nuovamente.

«Sei sola?» ripeté ancora una volta, per capire se avesse sentito bene o se le avesse detto la verità.

«Sì, sono da sola» confermò per l'ennesima volta roteando gli occhi.

«Devi ancora ripetere "sei sola" o posso entrare?» chiese, e Brie si scansò per farla accomodare tirando un sospiro di sollievo, rimanendo mezza imbambolata mentre guardava le lunghe ciocche della ragazza danzarle attorno.

«Darcy, perché sei qui?» voleva una risposta, e la voleva subito.

«Perché non sei venuta al mio compleanno. Non hai fatto una telefonata né inviato un messaggio, nemmeno un regalino ho ricevuto e quindi sono venuta io» rispose mettendosi seduta sul divano a peso morto e solo in quel momento Brie vide che aveva uno zainetto rosa bello pieno, quasi stava esplodendo.
«Potevi avvisare» disse prendendo posto accanto a lei.

«Tutto bene grazie! Sì, la scuola va alla grande e no, non ho un ragazzo. A proposito, stanno organizzando un musical a scuola e credo di piacere al protagonista, ma lui non è il mio tipo. Grazie per esserti interessata, comunque, ma non soffocarmi di domande» disse con tono ironico, non si era di certo aspettata tutta quella freddezza da parte di Brooklyn, anche perché era tanto che non si vedevano e aveva creduto si fosse lanciata tra le sue braccia per stringerla in uno di quei forti e dolorosi abbracci che le aveva sempre riservato.

La detective roteò gli occhi di fronte al suo atteggiamento.
«Darcy» la ammonì «capisci bene che non me l'aspettavo e poi come hai fatto a venire da sola?» voleva capire se poteva essersi cacciata in qualche guaio, era preoccupata per lei.

«È tutto a posto, non temere. Ti racconterò tutto, ma prima, ti prego, parliamo di cose leggere» cercò di rilassarla, non servì a convincerla ma decise di fare come aveva detto.

«Vuoi qualcosa da mangiare?» domandò alzandosi per andare in cucina, tanto sapeva già la risposta e quindi si era anticipata.

«Fatti andare bene i cereali, perché non ho voglia di fare cose complicate» e si mise a preparare due tazze versando prima il latte e poi i cereali alla cannella.
Ne porse una a Darcy.

«Quindi, come te la passi?» chiese Brie prendendo una cucchiaiata.

«Te l'ho detto, va alla grande. E tu?» rispose solamente.

«È sempre tutto uguale» mentì, non potendo ovviamente dirle quello che stava succedendo nella sua vita per vari motivi. Lavorare per l'F.B.I. non era una cosa da poter dire a chiunque, soprattutto a Darcy che mai aveva tenuto la bocca chiusa riguardo i segreti.

Mangiò in silenzio altre due cucchiaiate di cereali e lo stesso fece Darcy, senza però mai staccare gli occhi dalla detective.

«Hai qualche relazione?» le domandò di punto in bianco, Brie girò lentamente la testa verso di lei guardandola con occhi socchiusi, quella domanda le parve strana.

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