Nevada.
Las Vegas, S Decatur Boulevard - 23:20.
Era agitata, molto. Mancavano meno di due settimane e le poche sicurezze che aveva fino a poco tempo prima si erano tramutate in paure.Si trovava nella sua stanza d'albergo, sdraiata a pancia in su sul letto con la mente intasata dai pensieri.
Non riusciva a chiudere occhio e non lo faceva da ben due giorni, in pratica da quando era arrivata a Las Vegas; aveva provato a guardare la televisione nella speranza di stancare gli occhi, ma non aveva funzionato.
Sbuffando, si cambiò i vestiti direttamente sul letto per andare a fare una camminata.
Se ci fosse stato Seth le avrebbe detto di no perché era pericoloso o sarebbe andato con lei, ma dovendo arrivare tra qualche giorno non c'era bisogno che venisse a saperlo, in fondo era solo una passeggiata notturna, ne aveva fatte tante e in posti ancora meno raccomandabili.
Infilò le sneakers bianche e prese le chiavi, lasciando il telefono sul comò.
Scese le scale e arrivata alla hall salutò con un sorriso il signore alla reception e poi il portinaio.
C'era fresco e le macchine le facevano venire i brividi quando passavano, così si mise la felpa e proseguì a dritto sotto la fievole luce dei lampioni e quella luminosa della luna.
Mise le mani nelle tasche.
Allen le aveva confermato che all'incontro ci sarebbe stato il braccio destro di Handyman, il suo uomo di fiducia, e Brie non sapeva che aspettarsi.
Era un uomo o una donna?
Sarebbe stato meglio se fosse stato donna?
Che carattere aveva?
Esisteva davvero oppure era sempre Handyman?Domande su domande, immagini su immagini.
E ancora non sapeva cosa avrebbe fatto per farsi notare.
Già, la parte più facile sarebbe potuta essere quella, in fondo poteva vestirsi da nocciolina e sbucare da una parte all'altra.
Quella più difficile era entrare nel suo giro, nel suo mondo, e rimanerci.Handyman avrebbe esitato a puntarle la canna della pistola sulla fronte e premere il grilletto solo perché donna, no.
Lo farebbe senza nemmeno pensarci, senza nemmeno guardarla.
Spietato.
Sospirò, voleva scappare e andare in vacanza per un mese una volta terminato il tutto.
E se lo sarebbe meritato.
I marciapiedi erano quasi vuoti, d'altronde era notte e la maggior parte delle anime di Sin City si stava divertendo a Paradise.
Si trovava di fronte a un autolavaggio e vide che a pochi metri c'era un bar ancora aperto, decise allora di entrarci per prendere qualcosa da bere.
Fu bloccata da una cosa, o meglio, da una bambina chiusa in auto che giocava col tablet.
Si avvicinò e bussò al finestrino e rimase sorpresa quando la piccola aprì lo sportello come se la conoscesse.
«Non dovresti aprire agli sconosciuti» le fece notare.
Aveva il viso magro e i capelli a caschetto scuri.
«Ma tu hai bussato, sono stata gentile» rispose mettendo in pausa il gioco. Il tablet lo aveva appoggiato sulle ginocchia e lo schermo acceso illuminava i volti delle due.
«Perché sei qui dentro? Non dovresti starci» si abbassò per arrivare alla sua altezza.
«La mia mamma ha un appuntamento e non ha soldi per la babysitter, così mi ha portata con sé» puntò lo sguardo chiaro sul gioco e tagliò la corda che agguantava la caramella, la quale andò a finire dentro la bocca del mostriciattolo verde.
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Ikigai
ActionIkigai (生き甲斐) è un termine giapponese che, tradotto in italiano, significa "qualcosa per cui vivere" o "una ragione per esistere". Un ikigai è essenzialmente un motivo per alzarsi la mattina. Da quando si è trasferita a San Diego nove anni fa, Brook...