Quando l'inferno e il paradiso in un vicolo buio

66 6 179
                                    


3 anni prima~Luna

~La vita non si misura attraverso il numero di respiri che facciamo, ma attraverso i momenti che ci lasciano senza respiro~

La vendetta sembra essere uno dei nostri istinti più profondi, radicati nella nostra natura.

La scienza afferma che essendo questa radicata nella nostra natura le motivazioni, che ci spingono a perseguila, debbano essere legate all'evoluzione.

Quindi paradossalmente l'uomo a causa dell'evoluzione si abbassa a questi mezzi perché ha rappresentato un vantaggio nel corso del tempo.

Cioè la gente che si vendicava di più, riusciva a prevalere su quella che non si vendicava e -tac- ecco spiegato l'arcano.

Quindi sono perdonata se sto cercando un modo per vendicarmi?

Certo Luna! È colpa dell'evoluzione, anzi è merito dell'evoluzione!

Eppure sono milioni le frasi che si oppongono a questa strada:

-Se si passa il tempo sperando che qualcuno paghi le conseguenze di quello che ha fatto al tuo cuore, allora si sta permettendo a questa persona di farti male una seconda volta.

-Il paradosso del sentimento di vendetta è che ti rende dipendente da chi ti ha fatto del male, facendoti credere che ti libererai dal dolore solo quando farai soffrire i tuoi persecutori.

La vendetta è una specie di giustizia primitiva, dunque è giustificata?

Concepire e porre in atto un pensiero di vendetta significa essere presi da un violento accesso di febbre, che però passa; ma avere un pensiero di vendetta senza la forza e il coraggio di porlo in atto, significa portarsi addosso una sofferenza cronica, un avvelenamento del corpo e dell'anima.

La morale, che tiene conto solo delle intenzioni, giudica i due casi in modo uguale; comunemente si giudica il primo caso peggiore (a causa delle cattive conseguenze che l'azione della vendetta porta facilmente con sé).

<<Senti Anna lo so che non dovrei farlo, ma mi ha fatto un torto enorme e non posso, non riesco a far finta di niente>> sussurro avvolgendo le ginocchia con il mio braccio.

Io non parlo di vendette né di perdoni; la dimenticanza è l'unica vendetta e l'unico perdono, ma non posso fingere che questa solitudine inopportuna che circonda e affonda nel mio petto non ci sia.

<<D'altronde una piccola vendetta è più umana di nessuna vendetta.>> continuo cercando di convincermi che sia un'idea matura, la mia.

Lascio il perdono a chi di competenza, io inseguo i miei istinti.

Pecco ed auspico il perdono, perché l'uomo è inevitabilmente attratto dal peccato, dalla tentazione, da tutto ciò che dovrebbe evitare.

<<Luna, non puoi semplicemente ignorare Friedrich?>> chiede sbuffando.

Povera Santa ne stiamo parlando da almeno quaranta minuti...

<<Ma si chiama davvero così?>> chiedo cercando di alleggerire la tensione.

Comunque non lo sapevo davvero...

<<Secondo te è tedesco? O magari svizzero?>> chiedo ignorando lo sguardo truce di Anna.

<<Luna, non penso sia questa la faccenda principale, ma fa come credi>> mormora svogliata, mentre si butta al mio fianco.

<<Mi piacerebbe sapere cosa ha fatto di tanto sbagliato da ridurti in questo stato>> dice socchiudendo gli occhi, mentre probabilmente sta iniziando ad assopirsi.

Anche se fa maleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora