13.

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[Zayn]

-Malik, svegliati. Sei libero. L'uomo ha confessato.
Aprii gli occhi e trovai la cella aperta e Liam sorridente. Gli sorrisi di rimando.
-Ti va una pizza? Pensavo di mangiarla con Lou, vuoi unirti?
-Non vorrei disturbare.
-Non disturbi, avanti.
Dissi appoggiandogli il braccio sulle spalle. Andammo in ospedale a prendere Lou.

-Nano.
Dissi sorridendo entrando nella stanza.
-Coglione.
-Come va?
-Sono stato peggio. Pizza?
-Ovvio. Viene anche Liam, è un problema?
-No, anzi.
Disse sorridendo.
-Quanta morfina ti hanno dato? Sei più fatto di me.
Dissi ridendo. Anche l'altro ragazzo rise.
Andammo in pizzeria e ordinammo le pizze.
-Da quanto vi conoscete?
Chiese Liam.
-Ci siamo conosciuti in palestra. Era un cantante che voleva imparare a proteggersi e me lo hanno affibbiato. Ero una testa di cazzo allora, più di adesso, ma nonostante quello siamo diventati amici.
-Eri decisamente una testa di cazzo. La prima volta che ti ho visto ho pensato che fossi un robot.
Disse ridendo.
Non volevo ricordare quella parte della mia vita.
-Ero solo ferito.
Dissi cercando di sorridere. Liam mi guardò con il suo sguardo da cane bastonato.
No, ti prego non guardarmi così.
-Era appena morta mia madre. Cambiamo argomento?
Dissi stringendo il pugno. Rimasero zitti.
-Come vi siete conosciuti te e Lou?
Chiesi a Liam.
-Ci siamo conosciuti lavorando. Registriamo nello stesso studio e ci vediamo lì. All'inizio non andavamo decisamente d'accordo. Ricordi?
-Si. Trovavamo qualsiasi cosa per darci contro.
Dissero sorridendo. Sorrisi anche io.
Mi alzai e andai a pagare.
-Ho pagato anche la tua, Liam. Ora porto a casa questo coglione. Ci vediamo.
-Grazie per la pizza. Ci si vede.
Accompagnai Lou a casa sua.
-Devo rimanere a controllarti?
-Non sono te.
Disse coricandosi nel letto. Tornai a casa. Mi coricai per riposarmi. Dormire in cella non è il massimo.

[Liam]

Tornai a casa e accesi la televisione. A un certo punto sentii dei rumori arrivare dall'appartamento vicino al mio. Corsi fuori e sfondai la porta. Trovai Zayn con gli occhi chiusi che urlava. Mi avvicinai.
-Non farmi del male. Ti prego papà, non è colpa mia.
Urlò in lacrime.
-Calmati Zayn. Sono Liam, non sono tuo padre. Calmati, respira. Guardami. Non sono tuo padre.
Lo abbracciai. Scoppiò in lacrime tra le mie braccia.
-Passami la bottiglia, per favore.
-Hai intenzione di ubriacarti?
-Non voglio ricordare, quindi si.
-Sai che non lo farò, vero?
-Ti prego.
Disse in lacrime.
-Chiamo Louis.
-No. Ne ha già passate abbastanza. Non voglio che si preoccupi per me.
-Non vuoi che nessuno si preoccupi per te e che nessuno ti aiuti, ma ne hai bisogno.
Gli dissi asciugandogli le lacrime. Appoggiò la testa sulla mia spalla e mi abbracciò.
-Ho rivisto la morte di mia madre.
-Continuavi a urlare che non è stata colpa tua.
-Mio padre ha ucciso mia madre perché si era arrabbiato con me e aveva perso il controllo. Mia madre mi ha fatto da scudo perché non sparasse a me ed è morta.
Lo abbracciai più forte.
Vorrei fare qualcosa per farlo stare meglio, ma non so che fare. Sto dannatamente male. Vorrei prendere in qualche modo anche solo un po' del suo dolore.

Bodyguard (ziam)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora