18. Parola d'ordine: indifferenza

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Quando Ellemir entra in Sala Professori, seguita da un Hagrid molto trafelato, le poche parole che si stanno scambiando alcuni dei presenti si spengono in un silenzio assordante.

Lei si ferma, raddrizza la schiena nel sentire tanta ostilità e fissa la Preside, annullando nella sua mente che ci sia qualcun altro lì dentro. Non vuole guardarsi in giro per non dover registrare altro carico d’odio oltre quello che sta sentendo sulla pelle in quel momento. E soprattutto non vuole sapere se lì dentro c’è anche George Weasley, anche se in cuor suo ne sente la presenza come un pugno nello stomaco.

“Signorina Lestrange” la voce ferma della Professoressa McGranitt interrompe il corso dei suoi penseri… per fortuna, perché stanno prendendo una piega pericolosa per la sua sanità mentale “le avevo detto che la sua identità sarebbe rimasta segreta per evitare problemi e possibili disordini durante la sua permanenza qui a Hogwarts. Purtroppo c’è la concreta possibilità che questo non sia possibile, perciò volevamo avvisarla di prepararsi alla possibilità che si verifichino episodi spiacevoli, per quanto tutti noi faremo il possibile perché ciò non si verifichi.”

Ellemir sbatte le palpebre e un’ombra fuggevole le passa per un istante sul bel viso, unica reazione alle parole dell’anziana strega. Dentro di sé sta urlando, ma è disposta a tutto pur di non far accorgere nessuno di quanto questa notizia l’abbia colpita nel profondo. Solo ora, che vede la sua speranza svanire, si rende conto di quanto aveva contato sul fatto che non si sapesse chi fosse, per poter essere, almeno per una volta in vita sua, una ragazza normale come tante, e come tale essere trattata. Fissa lo sguardo a terra per un attimo per recuperare la serenità e in qualche modo, non sa come, ci riesce. Almeno quel tanto che basta per replicare con ostentata indifferenza “Grazie dell’avviso, professoressa. Ma non c’è problema. Non sono venuta qui per fare pubbliche relazioni, ma per stare un po’ in pace. Se non c’è altro, io andrei” taglia corto, e prima che qualcuno glielo possa impedire esce dalla Sala dopo aver fatto un generale cenno di saluto con la testa.

La scena è stata brevissima e durante tutto il tempo George non ha tolto gli occhi di dosso da Ellemir. Semplicemente, non ci è riuscito. ‘Perché mi dà fastidio vederla qui’ si giustifica mentalmente, non credendoci neppure lui stesso.

Ha notato con quanta freddezza e indifferenza lei abbia accolto la notizia datale dalla Preside, cosa che gli altri adesso non fanno che sottolineare dicendo che avrebbero potuto anche fare a meno di dirglielo, che sono stati troppo gentili e via di questo passo. Ma per un fuggevole istante, prima che riuscisse a controllarsi, nei suoi grandi occhi grigi e su quel viso così espressivo George ha letto un enorme dispiacere. Il fatto di non restare anonima l’ha colpita moltissimo nonostante abbia fatto di tutto per non darlo a vedere: questa verità lo lascia senza parole, perché stride in modo esagerato con l’idea che si è fatto di lei. Così sembra solo una ragazza molto sola in cerca di un angolo di mondo dove trovare un po’ di spazio. ‘Stupidaggini, non è possibile. Ho interpretato male’ e, chiudendo questo pensiero in fondo alla mente, rivolge la sua attenzione ai colleghi che stanno iniziando a organizzare l’inizio delle attività scolastiche, previsto da lì a tre giorni.

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