Harry camminava per i vicoli congelati di Londra con le mani nelle tasche ed un'espressione corrucciata, assolto nei suoi pensieri.
Improvvisamente sentí come un solleticare sul naso, sulla spalla e poi sul capo.
In men che non si dica la pioggia cominciò a scrosciare prepotentemente, inzuppando i lunghi ricci del ragazzo dagli occhi verdi.
Le poche persone che stavano percorrendo la sua stessa strada cercarono di coprirsi al meglio e ripararsi per bagnarsi il meno possibile.
Harry no.
Di certo un po' di pioggia non lo avrebbe mica ferito, e poi in fondo era divertente.
Da piccolo pensava che la pioggia fosse una cosa romantica: erano state troppe le notti in cui si era addormentato con un sorriso sul volto, immaginando di danzare nudo sotto la pioggia insieme al l'ipoteco amore della sua vita che lo stringeva e gli sussurrava a fior di labbra quanto lo amasse.
Non aveva ancora avuto la fortuna di sperimentare tutto quello.
Si limitava a riprodurre i suoi sogni proibiti su carta ed esprimere le sue emozioni dove nessuno le poteva vedere.
Di certo però provava invidia per tutti gli altri giovani che al contrario suo erano già riusciti a danzare felicemente sotto la pioggia scontrando gli occhi con la propria ragione di vita.
Era sicuramente un ragazzo romantico, forse sdolcinato e troppo tranquillo per gli individui della sua età.
Mentre le gocce ghiacciate di acqua solleticavano la pelle nuda del collo procurandogli i brividi, si rese conto di aver bisogno di fumare.
La città quel giorno era tremendamente grigia come i suoi pensieri.
Ormai si era abituato alle nuvole e al loro incessante riversarsi sulla su qualsiasi cosa, che il leggero torpore del sole aveva cominciato ad infastidirlo a morte.
Quando pioveva poteva godersi la solitudine delle strade desolate come un momento tutto per lui.
Con i vestiti completamente fradici, aderenti al suo corpo tonico e scolpito e l'acqua gocciolante dalle sue lunghe ciglia, riuscì finalmente a trovare un riparo per fumare.
Recuperò l'accendino rosso dalla tasca destra, pregando Dio che funzionasse.
"Cazzo" mormorò a denti stretti, per poi sussultare quando la fiamma lo scottò appena sull'indice.Aspirò avidamente il fumo, emettendo un verso di soddisfazione, per poi riportare la sigaretta sulle labbra peccaminose tra il pollice e l'indice.
Sembrava la scena di un film che raccontava la storia di un ragazzo pieno di veleno, benedetto dalla bellezza e dalla rabbia.
Beh Harry era l'esatto opposto.
Soffiò un ultimo tiro dalla sigaretta, per poi dileguarsi tra le fitte strade da dove era arrivato.
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Da poco Harry si era trasferito in un quartiere molto più vicino alla sua scuola e all'ufficio dove lavorava suo padre.
Non poteva lamentarsi dato che in fondo la sua vita pareva scorrere abbastanza bene e la sua situazione era comoda.
Bravo ragazzo, ottimi voti, stimato da tutti.
Era felice e tutto andava per il verso giusto, o almeno fino a martedì mattina.
Era tranquillamente seduto alla scrivania della sua stanza, cercando di completare un tema di psicologia sulle funzioni della memoria.
Si era alzato giusto per sollevare le tende in modo che ci fosse più luce che gli permettesse di vedere meglio, ma ciò che si era trovato davati gli aveva completamente tolto la voglia di scoprire chi fosse Ebbinghaus.Dall'altra parte una finestra spalancata che mostrava un ragazzo che poteva avere circa la sua età.
Gli era bastato poco per decifrare la sua espressione e rendersi conto che si stava procurando piacere da solo.Era assolutamente la visione più eterea che avesse mai visto in tutta la sua vita.
Non aveva idea di quale fosse la sua identità o se fosse solo un pensiero poco casto prodotto dalla sua testa.
I capelli più morbidi e lisci che avesse mai visto, eppure così scompigliati, che lo facevano sembrare tenero nonostante l'atto assolutamente impuro.Pelle lattea, che immaginò sfregare contro le sue cosce.
Si perse ad osservare il collo pallido e per un secondo sognò di poter tracciare i nei che si trovavano su di esso.
Più di tutto avrebbe voluto sperimentare il candore della carne di quei fianchi paffuti.Voleva immortalare quella figura senza violare la sua segretezza, perciò afferrò un vecchio quaderno e una matita, comincianfo a tracciare le linee curve e luicide delle sue spalle, salendo man mano fino alle labbra rosee.
Avrebbe voluto sfiorarle, bagnarle, baciarele senza sosta pur non conoscendo chi fosse quel ragazzo che non si era nemmeno degnato di coprire l'intimità di quei gesti.Poteva scommettere che fosse solo il frutto della sua mente malata.
Anime divenute una pura violazione della grande creazione divina.
Un'infestazione della tortuosa vita di questa rumorosa città, lingue di fuoco.
Finzione.
Voglio toccarlo, conoscere il suo sapore.Ad un certo punto la testa riccioluta elaborò un'idea tanto geniale quanto stupida.
Strappò una pagina del quaderno che aveva usato per disegnare e scarabocchiò qualcosa, per poi prendere dello scotch e appiccicare il pezzo di carta sulla finestra, dove poteva essere visto.
Mi piacciono le tue labbra.
Cosa significa sviluppare un'ossessione, tanto da pedinare qualcuno in qualsiasi cosa faccia e dica, anche nei momenti più privati e intimamente personali?
Harry non lo sapeva, forse.
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Sweet like vanilla
FanfictionVi siete mai chiesti cosa si prova ad essere morbosamente ossessionati dal corpo di qualcuno? ... Anime divenute una pura violazione della grande creazione divina. Un'infestazione della tortuosa vita di una rumorosa città, lingue di fuoco ardenti c...