"Hey ragazzina, quanti anni hai?" mi dice un uomo che non conosco sulla trentina, probabilmente è uno degli amici di mio padre.
"Io? Io ho otto anni, sono una bambina grande ora" rispondo sorridendo.
"Ovviamente" risonde con un strano ghigno in faccia "Tanto grade da fruttarci tanti bei soldini. Come ti chiami bambina grande?"
"Mi chiamo T/N T/C. Voi chi siete?" chiedo un po' spaventata dalla situazione.
"Noi siamo coloro che ti daranno una vita bellissima, piccola T/N" dicono prima di sollevarmi e mettermi sulle spalle.
"Che volete da me? Mettetemi giù, devo tornare a casa o la mia mamma si preoccuperà!"
"Stai tranquilla, andrai in un posto migliore di casa tua"
"No! Io voglio tornare a casa. Lasciatemi in pace! Mettetemi giù!" urlo cercando di liberarmi dalla stretta di quell'uomo.
"Aiuto!" grido passando vicino a un gruppo di persone.
"Non fateci caso, mia figlia è un po' irrequieta oggi" dice lui cercando di convicere i passanti di ciò.
"Non è vero, io sono la figlia del nobile T/C! Ora mettimi giù" dico allungando la "u"
"Oi, metti giù quella bambina" dice un ragazzino probabilmente della mia stessa età con in mano un coltello.
"Scusami? E tu chi saresti?" risponde l'uomo che mi tiene sulla spalla.
"Non mi faccio problemi a sventrarti sul posto, lascia la bambina" risponde il ragazzo.
"E io dovrei crederti? Sei solo un bambino di strada, perché non torni a rubare qualche pagnotta al mercato?"
"Uomo avisato mezzo salvato" ribatte il ragazzino girando il coltello nella sua mano.
Dopo poco salta addosso a luomo e gli lascia un taglio profondo nel braccio che mi teneva bloccata; io, così, cado a terra e mi vado a nascondere dietro delle casse sui lati della stradina. Da qui non riesco a vedere quello che succede, sento solamente i lamenti di qualcuno viene picchiato. Spero non sia il ragazzino gentile. Ad un certo punto i rumori spariscono e compare davanti a me la figura del ragazzo.
"Oi, stai bene?"
"Io sì, ho solo sbattuto il sedere cadendo, ma tu stai sanguinando e non sembri messo molto bene"
"Sto bene"
"No, non è vero, ora vieni con me a casa e ti fai curare le ferite, va bene?"
"No"
"Sì. Ora dimmi, come si chiama il mio eroe senza macchie e senza paura?" rispondo io prendendolo dal polso e trascinandolo verso casa mia.
"Non voglio venire, rischio troppo" dice lui liberandosi dalla mia presa.
"Perché rischi troppo?" chiedo io confusa
"Semplice, sei una nobile, io un ragazzo che vive per strada, se i tuoi mi vedono possono anche consegnarmi alla gendarmeria e non voglio"
"Se è quello che ti preoccupa, puoi stare tranquillo, i miei non sono a casa" dico io con un sorriso "E poi sei il mio eroe, non potrebbero farti nulla"
"Eroe? Io non sono l'eroe di nessuno"
"Allora io sono nessuno, esattamente come Ulisse"
"Chi è Ulisse?"
"Non hai mai letto l'Odissea?"
"No" risponde lui e io rimango scioccata.
"Bene, allora vieni a casa mia e la leggi"
"Non so leggere"
"Ti insegno".
Lui sbuffa ma alla fine decide di seguirmi. Così ci incamminiamo verso casa mia.
"Quindi, come ti chiami?" chiedo mentre camminiamo.
"Livai, Livai e basta"
"Bene Livai e basta, io sono T/N T/C"
"L'avevo capito, prima l'hai strillato in mezzo alla strada"
"Giusto" dico allungando la "o" leggermente imbarazzata "bene ora di qua e poi siamo arrivati a casa mia".
Dopo pochi minuti arriviamo a casa mia dove faccio segno a Livai di seguirmi in un buco nella siepe.
"Uso questo passaggio per scappare in città quando i miei non se ne accorgono"
"Capisco" risponde lui e poi ci dirigiamo verso l'ingresso per le ancelle.
"Signorina T/C, dov'è stata tutto questo tempo? E chi è questo ragazzino?" mi chiede subito la mia balia sull'uscio della porta.
"Sono stata in città. Lui è il mio eroe senza macchie e senza paura Livai e basta!" rispondo io indicando Livai.
"O mamma, come vi siete ridotti così? Preparo subito un bagno sia per lei che per il vostro amichetto. Dopo medicherò anche le sue ferite. Siete fortunata che il signore e la signora T/C non sono a casa, altrimenti saresti stata in guai grossi" dice lei vedendo le nostre condizioni.
"Grazie mille Nana, nel frattempo che si riempono le vasche voglio leggere l'Odissea a Livai"
"Fatevi prima un bagno e non entri in biblioteca in queste condizioni o sporcherete tutti i libri" mi rimprovera lei "Rimanete qui in giardino fino a quando i bagni non saranno pronti"
"Va bene... Livai vieni! Ti voglio far vedere una cosa" esclamo prendendo il suo polso e trascinandolo verso il salice piangente che si trova al centro del giardino. È un albero maestoso e ha una chioma davvero enorme e la parte posteriore finisce in un laghetto che troneggia al centro del nostro giardino.
"Questo è il mio posto preferito della casa! Posso sempre stare tranquilla qui ed è perfetto per leggere"
"È bello" afferma lui apaticamente.
Rimaniamo lì in silenzio fino a quando non sentiamo Nana chiamarci.
"Vieni Livai, da questa parte" dico portando Livai verso il bagno nella mia stanza.
"Signorina T/C, il signorino Livai farà il bagno nella vasca per la servitù, non nella sua stanza" afferma Nana
"Perché? Io volevo fare il bagno con lui" e mentre rispondo così Livai mi guarda stranito.
"Che c'è?" gli chiedo e sento Nana scoppiare a ridere.
"Signorina T/C, i maschi e le femmine non fanno i bagni insieme"
"E perché?"
"Glielo spiego quando sarà più grande, ora vada a farsi il bagno" detto ciò mi porta nella mia stanza mentre Livai viene portato nei bagni della servitù da un'ancella.

"Eccomi" annuncio mentre entro nella stanza dove un'ancella sta madicando le ferite di Livai. Lui quando mi vede mi fa un segno con il capo.
"Quanto ti manca?"
"Ancora due ferite e ho finito"
"Quante ferite avevi in totale? Erano gravi?"
"17 e non erano gravi, solo tagli superficiali"
"Meglio così"
"Bene ho finito, potete andare in biblioteca" dice l'ancella finito di bendare l'ultimo taglio di Livai. Subito esorto Livai ad alzarsi e lo trascino in biblioteca.
"Questa è l'Odissea" mostro un libro molto grande a Livai.
"Hai letto tutto questo?"
"Sì"
"Che lingue sono?" chiede sfogliando le pagine.
"Questa a destra è italiano, a sinistra invece c'è il greco antico"
"Tu le sai entrambe?"
"Il greco antico lo so solo leggere, invece l'italiano è la lingua che parliamo noi" spiego io.
"Capisco"
"Come si scrive il tuo nome? Così inizio da quello ad insegnarti a leggere" chiedo io cambiando discorso.
"Non lo so"
"Allora lo inventerò io" dico pensando a come scrivere il suo nome. Senza dire nulla mi alzo e vado verso uno scaffale. Con la coda dell'occhio noto che Livai mi sta guardando confuso. Prendo il libro che stavo cercando e torno a sedermi vicino a Livai.
"Il tuo nome si scriverà L-E-V-I come il protagonista di questa storia"
"Che storia è e che rapporto ha con me?"
"-Le avventure del piccolo capitano Levi- è stato il primo libro che ho letto, quindi sarà facile da leggere anche per te"
"Capisco, ma il suo nome è Levi e il mio Livai"
"Allora Levi sarà il tuo soprannome da oggi in poi" dico io sorridendo.
"Non voglio che la gente mi chiami come un personaggio di un libro"
"Nemmeno io" chiedo facendo gli occhi dolci.
"Fai come vuoi" risponde freddamente lui.
"Lo prendo come un sì" ribatto io facendomi spuntare un sorriso che va da una parte all'altra del viso.
"Chi te lo dice che ci rivedremo ancora?"
"Tu sei il mio eroe senza macchie e senza paura Levi, è ovvio che ci rivedremo"
"Sono un ragazzo che vive rubando e nascondomi nelle vie più buie della città, potrei morire anche domani"
"Allora io farò in modo di poterti incontrare fino al giorno della tua morte".


Spazio autore

Allora, vi spiego brevemente una cosa, nel caso non l'abbiate capita, quando scrivo "Livai" intendo la pronuncia giapponese del nome e quindi quella che usano nell'anime, mentre quando scrivo "Levi" intendo la pronuncia italiana del nome. Ovviamente so che molti preferisco la prima pronuncia, però per la storia mi serve questa distinzione.

Detto ciò,
Che ve ne pare della storia?
Avete qualche consiglio o critica?

Prima che tu muoia vedrò il tuo sorriso Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora