4• ALBEGGIAVA

109 8 3
                                    


"Paddy..."

"Prongs..."

Il cane appoggiò la testa contro il petto del cervo e quello fece altrettanto contro il collo dell'amico: sarebbero morti, ma insieme.

Prima di abbandonarsi totalmente, James diede un'ultima occhiata al cielo: sulla linea dell'orizzonte si era fatto strada uno spiraglio di luce giallina, definendo i contorni delle colline in lontananza; la luna era quasi scomparsa a occidente tra le propaggini scure della Foresta.

Albeggiava.

Un raggio di sole autunnale squrciò l'oscurità della foresta, sbucando da dietro la sagoma nera del castello e attraversando i rami ormai quasi privi di foglie sopra di loro, investendo in pieno il lupo.

Come una spada bianca, quel raggio si conficcò nel mannaro che, guaendo e contorcendosi, ritornò alla forma umana e un Remus sfinito crollò a terra.

Anche Prongs e Padfoot si ritrasformarono, tornando umani e accasciandosi, nei vani tentativi di rialzarsi, l'uno tra le braccia dell'altro.

Il primo aveva sulla spalla sinistra tre tagli che gli avevano lacerato la camicia e che stavano imbrattando di sangue ancora rosso vivo l'intera manica; il secondo, avendo sul fianco destro un solco profondo nella carne che ancora sanguinava, giaceva semisvenuto sulle ginocchia di James.

"Jamie..."
"Sir..."

"James! Sirius!" esclamò Remus alzando gli occhi e sbarrandoli dall'orrore. "Oh, Merlino, sono stato io!" aggiunse con voce rotta, tentando di alzarsi in piedi e ricadendo a terra dolorante: anche lui era ferito.

Dopo qualche tentativo, riuscì a zoppicare fino ai due amici.

"Sir...oh, Sir mi dispiace tanto! Scusa, scusa, Jamie scusa...."

Remus, con le lacrime agli occhi, non riusciva a mormorare altro, accarezzando spasmodicamente il volto di Padfoot.

"Sirius rimani sveglio, non addormentarti! Tieni gli occhi aperti! Guarda me e James!"

"Ma che bella visuale..." biascicò quello in risposta.

Remus sorrise tra le lacrime e anche Prongs non riuscì a trattenere qualche risata in quel momento: quelle battute gli mancavano da morire.

E così si mise a sedere, prendendo suo fratello tra le braccia e facendogli appoggiare la testa contro il suo petto.
Una lacrima dopo l'altra, cominciò a piangere stringendo a sè Sirius, il volto nei suoi capelli.

"È...è t-tutta c-col-lpa mia..." riuscì a mormorare.

Sentì la mano di Remus posarsi sulla sua spalla sana e, piano piano, circondarlo in un abbraccio. Sirius, invece, rimaneva immobile.

Ad un certo punto, Padfoot posò a fatica gli occhi su quelli pieni di lacrime del fratello.

Alzò una mano e gliele asciugò, riappoggiandosi poi contro di lui e stringendolo con quanta forza gli rimaneva, nonostante il dolore che lo trafiggeva a ondate.

Rimasero lì fermi per un po', poi Remus diede una mano all'altro grifondoro, Peter li raggiunse e, insieme, sollevarono Sirius e lo portarono in infermeria


cosa ne pensate?

Non accadrà mai più • malandriniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora