-Parola-

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Una sostanza rossa solca la mia pelle, il rosso acceso stona con la pallidità  del mio avambraccio.

Il dolore mi pervade una seconda e una terza volta, rapidamente dalle fessure create sul mio arto inizia a fuoriuscire il liquido scarlatto, lo osservo mentre sgocciola sul lavandino.

Afferro con le lacrime agli occhi la lama per incidere un ultimo graffio, il mio braccio da vita a numerosi ruscelli rossi che si sovrappongono fra loro.

è il mio metodo di sfogo, l'unico modo in cui riesco a liberarmi dalle crudeltà di questa vita è incidere nella mia pelle delle venature, il dolore fisico riesce a sostituire quello psicologico che trovo sia molto più doloroso.

Alzo il mio sguardo distogliendolo dalla mia pelle per poi posarlo sullo specchio situato davanti a me, ho gli occhi arrossati e gonfi.

Le mie labbra sono infastidite dalle mie continue molestie e tendono al rosso, i miei capelli sono più arruffati del solito e la mia espressione è triste e ferita.

Distolgo gli occhi dallo specchio e afferro una garza bendando l'ormai ferito braccio, il dolore non cessa ma il sangue ormai ha fermato il suo moto dando vita a delle crosticine bordo.

Riposo lo sguardo sullo specchio e fingo un sorriso, ormai era una routine, il mondo è abituato a vedermi sorridere, ridere ed emanare energia.

Potrei fare l'attore.

L'atroce silenzio che riecheggia nel bagno viene interrotto da una voce al di fuori della stanza.

"Hinata vieni subito qui!"

è mio padre, è solito a picchiarmi, spesso abusa di me e tramite un gioco di ricatti mia madre non può fare nulla per fermarlo.

Spesso in queste rozze liti familiari entra a far parte anche mia sorella Natsu, posso dire che insieme alla pallavolo sia una delle uniche gioie della mia vita.

Infatti vederla ferita e rovinata da quella merda di mio padre mi distrugge, spesso vorrei solo ucciderlo, o uccidermi.

Mi misi una felpa nera e scesi al piano di sotto lentamente, sperando che mio padre si fosse ormai addormentato ubriaco.

solco la soglia ed entro nel soggiorno, è una stanza abbastanza grossa, in quella stanza sono presenti dei ricordi orribili riguardanti il mio passato, ad esempio la prima volta che subii delle molestie sessuali da parte della mia figura paterna.

Avevo solo 9 anni e lui nonostante l'età infranse una cosa che nessuno può più riavere indietro, la verginità.

"O Shoyo, volevi metterci un po' di più forse? stupida merda" mi urla contro.

"s-scusa" sussurro

" Ora per redimerti ti dovrò punire per bene"

 un sorriso malizioso appare sulla sua faccia usurata dagli anni passati a bere e fumare, inizia a sfilarsi i pantaloni e si avvicina a me, i miei occhi si inumidiscono e inizio a tremare.

La sua mano fredda stringe la mia spalla costringendomi a inginocchiarmi, provo solo disgusto, tira i miei capelli provocandomi altrettanto dolore, strattona la mia faccia contro i suoi boxer che ormai presentano una rialzatura.

Il mio cuore inizia a urlare mentre le miei mani sono costrette ad abbassare il tessuto che copre l'erezione di mio padre.

"Hinata muoviti, puttana di merda fai ciò che devi fare, se no sai le conseguenze"

Mi dice indicando Natsu che è nascosta dietro il divano singhiozzando, a quella visione vengo trafitto da un brivido.

velocemente prendo in mano l'intimità dell'omonimo e la introduco nella mia bocca, ormai non mi fa nemmeno così tanto schifo, è una azione che ripeto  da anni e  non sento nemmeno più il sapore disgustoso che proviene dal pube di mio padre.

Iniziò a stringere maggiormente la presa sul mio capo accompagnando violentemente i miei movimenti, mentre il mio respiro viene soffocato dal pene di quella merda  la mia intimità viene infastidita e masturbata da un piede.

La mia bocca si riempie di quel liquido disgustoso che fuoriesce dalla sua erezione.

"Ingoia troia"

obbedisco immediatamente e ingoio quella sostanza, ha un sapore ripugnante e una consistenza vischiosa, essa scivola in me per poi depositati nel mio stomaco.

Mio padre si stacca da me tirandomi un calcio, mentre il mio cuore inizia a rallentare l'omonimo si infila le scarpe ed esce di casa sbattendo violentemente la porta.

sobbalzo.

Delle lacrime vengono a formarsi sui miei occhi, ogni lacrima racchiude qualcosa che vorrei esprimere, dolore, rabbia, delusione.

Mia sorella si avvicina a me abbracciandomi, sento il suo calore invadere il mio corpo e i nostri cuori unirsi, tutti e due sprofondiamo in un pianto silenzioso che esprime solo una cosa,



Paura.


















Ciao genteeee, mi auguro vi sia piaciuto come capitolo, non ho mai scritto al presente quindi mi auguro che i verbi siano giusti 😛.

Comunque nel prossimo capitolo arriva Kags, se la storia vi sta piacendo supportatemi anche solo con un commentino.

sayonara


-lattedinoci





° 𝑝𝑎𝑟𝑜𝑙𝑒°  -𝑘𝑎𝑔𝑒ℎ𝑖𝑛𝑎Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora