“Cara Annie,
ieri sono andato al cimitero. Ho portato dei fiori ai miei genitori e a Marco. Ho incontrato Jean.”Era una lettera breve. Armin non sapeva cosa aggiungere. Non che non ci fossero punti da approfondire. Non voleva che nessuno potesse mai leggere quanto si dissero lui e l'amico quel giorno. Non tutto era destinato ad essere impresso con l'inchiostro su carta. Alcune cose dovevano rimanere com'erano. Si era anche dimenticato di firmare la lettera. Aveva sperato vivamente che quel giorno Jean non fosse lì, nonostante sapesse che il ragazzo trascorresse da Marco una quantità di tempo paragonabile a quella trascorsa da Armin accanto ad Annie.
Il biondo si riteneva fortunato. Era disgustato da se stesso però quando pensava alla propria fortuna. Sarebbe potuto capitare a lui, invece era stato Jean ad essere costretto a sedere accanto ad una lapide. Si sentiva in colpa a considerarsi fortunato. Lui stesso sarebbe potuto essere morto quel giorno. Oppure Jean. O Annie. Invece era toccato a Marco. A volte pensava che sarebbe voluto essere lui al posto di Annie. Odiava la possibilità che Jean potesse desiderare di essere stato al posto di Marco.
Avrebbe definito il loro incontro di quel giorno quasi imabrazzante. Erano entrambi a disagio, stupiti dal trovarsi contemporaneamente nello stesso luogo. Nel mese precedente non si erano incontrati neanche una volta, se non in occasione del funerale. Armin aveva cercato di non pensarci, per quanto gli risultasse complicato, se non adirittura impossibile.
I cimiteri gli avevano sempre messo ansia. Erano luoghi opprimenti, necropoli che si estendevano sotto la superficie del suolo e in cui lui stesso un giorno sarebbe andato ad abitare. Non voleva immaginare il giorno della proprio morte. L'esperienza di qualche settimana prima gli sarebbe stata sufficiente per il resto dei suoi giorni. Non voleva neanche immaginare i volti dei suoi amici distorti dalle lacrime, abiti neri indosso, mentre la sua bara veniva inabissata nel terreno. Chissà quali fiori vi sarebbero stati deposti sopra. Armin non aveva mai espresso una preferenza. Non capiva perché dovesse interessargli quali fiori avessero adornato la sua lapide, lui non sarebbe stato in grado di vederli in ogni caso.
Era una la tappa in cui era solito perfarsi ogni qual volta decidesse di raggiungere il cimitero: la tomba dei suoi genitori. Quando era piccolo non capiva perché fosse l'unico bambino della classe a non essere accompagnato a scuola dai suoi genitori, ma dal nonno. Si chiedeva anche perché fosse suo nonno a prendersi cura di lui. Aveva sentito parlare di un incidente ma non aveva mai esternato troppo la sua curiosità, alimentata invece dalle domande dei compagni di classe. Si limitava a tacere nel mometno in cui chiunque avesse cercato di approfondire. Se non fosse stato per Eren, sempre pronto a guardargli le spalle, non sapeva come avrebbe potuto reagire nei confronti di quei quesiti invadenti.
Armin era un bambino perspicace. Era bastato che aiutasse il Signor Jaeger a seppellire un povero uccellino sfortunato affinché sia lui che Eren comprendessero il significato della parola “morte”. Era stato così che comprese cosa sarebbe accaduto a lui stesso un giorno. Non aveva più incontrato la morte da vicino da quel momento in poi. Non fino al 16 Maggio di quell'anno. Avrebbe voluto rimuovere i ricordi di quel giorno, ma non sarebbe stato realizzabile. Era ancora tutto estremamente vivido nella sua mente e sarebbe rimasto così per un tempo indeterminato.
Aveva percorso meccanicamente il lastricato che conduceva alla tomba di Marco. Non era stato molte volte in quell'area del cimitero, per quanto non fosse esteso. Solitamente si limitava solo ad andare a trovare i suoi genitori. Non sentiva la necessità di curiosare intorno alle altre sepolture.
Si fermò ad una decina di metri dalla lapide. Riconobbe chiaramente il giovane seduto al disopra della piattaforma marmorea. Jean. Nessuno aveva deciso di rimproverarlo per quella che poteva apparire come una mancanza di rispetto nei confronti del defunto. L'unica mancanza di rispetto sarebbe stata quella di chiederli di non sedersi sul basamento. Il ragazzo non sembrava essersi reso conto di essere osservato. Con la mano non ingessata tentava di disegnare i gigli che aveva portato il giorno precedente. Non pensava sarebbero resistiti ancora a lungo a causa delle temperature troppo alte. Ne avrebbe presi degli altri. Avrebbe continuato a comprarli per sempre se fosse stato necessario. Giorno dopo giorno. Anno dopo anno. Niente avrebbe potuto impedirglielo.
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Dear Annie
ChickLit"Cara Annie, mi manchi." Una delle lettere che Armin scrive ad Annie, benché non sappia se la ragazza le leggerà mai.