“Cara Annie, ieri io e Hitch siamo usciti assieme, manchi molto anche a lei. È una brava amica.
Tuo, Armin P.S. Hai presente la Polaroid che mi hanno regalato Eren e Mikasa l'anno scorso? L'ho ritrovata!”
Armin non avrebbe saputo definire Hitch – forse ciò era dovuto dal fatto che non avesse mai avuto modo di interagire particolarmente con la ragazza, oppure era stato lui stesso a tenersi a distanza da lei, intimoritone – ciò che sapeva era che si trattasse di forse una delle poche amiche di Annie. O almeno era così che appariva il loro rapporto da un punto di vista esterno. Forse avrebbe potuto addirittura considerarla la migliore amica di Annie.
Armin era a disagio; era la prima volta che si ritrovava a vagare per le strade di quel paesino sperduto assieme a Hitch, prima d'ora, si era limitato a incontrarla casualmente in compagnia di Marlo, il suo ragazzo, o di qualche amica, e ogni volta non si era trattenuto a lungo a parlare con lei, limitandosi allo scambio di qualche superficiale convenevole.
“Sei stato tu a portarle quei, come si chiamano, non-ti-scordar-di-me?” chiese Hitch distrattamente, concentrata sul giocare con l'accendino che teneva tra le mani. Gli occhi celesti di Armin si erano concentrati sul movimento veloce delle mani della ragazza; altrettanto distrattamente le rispose.
“Sono belli, hanno lo stesso colore dei tuoi occhi... e dei suoi.” una nota di malinconia sembrava aver travolto Hitch. Armin continuava a domandarsi perché lo avesse fermato. Vuole parlare di Annie gli ripeté una voce, ma lui non voleva. Forse gli avrebbe fatto bene, ma non gli interessava, voleva conservare per sé il proprio ricordo di Annie, egoisticamente, senza volerlo condividere neanche con la migliore amica di quest'ultima.
“Sinceramente, mi sono sempre chiesta cosa ci vedesse in te.”
“Annie, ti parlava di me?” domandò Armin, improvvisamente rianimatosi.
“No, certo che no, però non era difficile da capire che tu gli piacessi... per il tuo compleanno, ero addirittura riuscita a convincerla ad andare a fare compere assieme.” spiegò Hitch, l'ombra di un sorriso le illuminava il volto. Hitch era sempre stata luminosa rispetto ad Annie, una contrapposizione simile a quella di sole e luna. Hitch era calda, affascinante, carismatica, d'altra parte, Annie era fredda, magnetica, distante. Insieme formavano un quadro perfetto per quanto dissonante. Ora quello spendole che caratterizzava Hitch sembrava essere scomparso – assieme al pallore lunare di Annie – eclissatosi anch'esso il giorno di quell'incidente. Armin ricordava vagamente di averla vista in ospedale, trattenuta a stento da Marlo. Al contrario, Armin ricordava chiaramente quell'ultimo compleanno, così spensierato, così distante nel tempo dagli eventi strazianti che avevano minato l'equilibrio del suo piccolo mondo.
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“Ragazzi, penso di avere bisogno di una mano...” commentò Eren imbarazzato. Mikasa e Armin non poterono trattenersi dallo scambiarsi un'occhiata esasperata.