Capitolo 2

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Il giorno dopo ero sul volo diretto a Caselle, in provincia di Torino, e avevo prenotato una "Presidential suite" all'hotel "Principe di Piemonte". Era uno degli hotel più lussuosi di Torino e si trovava in una viuzza attigua a via Roma, una delle più importanti vie del centro della città. Avevo anche affittato una macchina con autista, perché mi sarei rifiutato categoricamente di salire su uno di quei taxi bianchi utilizzati da chiunque.

Mio padre e mio zio non sarebbero venuti a sapere niente del mio soggiorno a Torino, perché avrei utilizzato la mia carta di credito personale, cosa che facevo raramente dato che avevo accesso ai conti del clan.

Scesi dall'auto, mi guardai intorno con occhio critico e mi avviai alla reception per farmi registrare, senza aspettare che il facchino mi seguisse con le valige. Terminata la registrazione, mi accompagnarono nella mia suite e constatai che poteva andare bene. Data la mancia al facchino, mi sedetti sul divano e cercai in rubrica il numero della guardia che si stava occupando di ottenere informazioni sulla principessa Serena. Le mandai un messaggio e neanche cinque minuti dopo, ricevetti la risposta e un sorriso furbo spuntò sulle mie labbra.

La sera andai dove la guardia mi aveva indicato. Le avevo chiesto che cosa avrebbe fatto quella sera la principessa Serena e mi aveva risposto che sarebbe andata in un quartiere non molto distante dal mio albergo. Era un quartiere di nome "San Salvario", nel quale si trovavano locali di ogni tipo che offrivano cocktail a pochi euro, negozietti di alimentari gestiti perlopiù da stranieri, locali che vendevano un cibo da strada arabo chiamato "kebab" o "kebap" (non capii la differenza, ma poco mi importò) e anche un negozio che vendeva brioches ripiene con ogni tipo di dolciume.

Ero circondato da ragazzi e ragazze, a partire dai quattordici anni in su, che si erano ridotti in uno stato pietoso e non solo per i fumi dell'alcol, il tutto già alle dieci di sera. Erano chiassosi, sporcavano la strada lasciando bottiglie e bicchieri a terra e un paio di volte dovetti evitare qualche ragazzo che rischiò di rigettarmi sulle scarpe. Quello non era un posto dove passare una serata tranquilla, ma un vespasiano a cielo aperto! I popolani sono rozzi.

-Principe Stefan, come mai siete qui?- chiese la guardia sorpresa quando la raggiunsi.

Era un uomo corpulento, con capelli e occhi scuri e la pelle scura. Sembrava un gitano e tutti gli stavano alla larga.

-Volevo sapere come procedono le indagini.- risposi pacatamente.

-Vostro zio e vostro padre sanno che siete venuto qui?- domandò guardingo.

-No, e se fossi saggio faresti bene a non far arrivare loro questa informazione. Io sarei semplicemente bastonato, mentre tu andresti verso la distruzione certa, quindi per il bene di entrambi non ci siamo mai visti, chiaro?- suggerii con decisione alla guardia e questa annuì con un po' troppo vigore.

-Davvero la principessa Serena viene qui?- domandai storcendo il naso.

Tutto ciò non si addiceva per niente a una principessa. Era uno scempio!

-Sì, è seduta lì.- rispose la guardia, indicando dei tavolini posti fuori da un locale chiamato "Gattabuia".

Quando la vidi restai senza parole. Era davvero identica ad Astrid Von Ziegler, ma solo nell'aspetto. Nel comportamento rimasi totalmente scioccato. Stava seduta storta, con indosso una maglietta nera di due taglie più grande con su scritto "System Of a Down" (come prego?), delle Converse nere piuttosto consunte e malridotte e dei pantaloncini in jeans scuri e tutti strappati, che mostravano le sue bellissime e candide gambe. Aveva i capelli raccolti in uno chignon (se così si può definire) disordinato e malfatto.

The Bloody and Dark PrinceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora