Capitolo 10

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In quelle due settimane successe di tutto. Tra la confidenza che mi aveva fatto Erica, le lezioni e il mio tentativo di instaurare con Serena un rapporto di amicizia, la conobbi più di quanto non avrei mai creduto. Aveva ragione Erica quando diceva che Serena riusciva a far uscire lati di te stesso che mai avresti creduto di avere, infatti ero amichevole, scherzoso e ridevo tantissimo, tranne quando si toccavano gli argomenti "matrimonio", "diventare sovrani" o "mezzosangue".
Le nostre idee su quegli argomenti erano molto discordanti, in particolare sui mezzosangue. "Matrimonio" e "diventare sovrani" invece, erano ancora tasti dolenti per lei e sviava il discorso ogni volta che lo portavo in tavola, ma non me ne faceva passare neanche una sui mezzosangue.
Una sera eravamo a cena a casa dei genitori di Serena e stavano discutendo sui mezzosangue. Ancora una volta mi dimenticai di avere di fronte due mezzosangue, ma loro furono così gentili (o così timorosi) da non dire niente. Serena affermava che i mezzosangue fossero una minaccia e che fosse necessario dar loro dei diritti o altre numerose ingiustizie si sarebbero compiute sotto i nostri occhi.
-Sono solo il frutto di vampiri malati e perversi.- conclusi dopo una lunghissima sequela sui motivi per i quali i mezzosangue valessero meno di niente.
-Ti ho già spiegato che i mezzosangue sono tali e quali ai vampiri e che meritano il dovuto rispetto, così come meritano un regolamentare processo.- rispose irritata.
-Io non credo.- ribattei con un'alzata di spalle, decisamente più calmo di quanto non lo fosse Serena.
-Sei uno stupido, arrogante... tampax!
-Tampax?- domandò con le sopracciglia alzate.
Quella donna mi stava davvero paragonando a un utensile femminile monouso per il ciclo mestruale?
-Sì, perché sei alto, magro, bianco e succhi il sangue!
Dovetti trattenermi dallo scoppiare a ridere, ma non riuscii a non ghignare divertito a quella battuta stupida.
-Preferisco essere un tampax succhiasangue che un vampiro senza canini. È decisamente peggio.- ribattei con tranquillità.
-A me un giorno spunteranno e tu rimarrai un tampax.- affermò, anche se sapeva perfettamente che aveva poco senso quella risposta.
-Anche tu diventerai un tampax.
-Tu sei uno stupido vampiro sbruffone e snob.
-E tu una bambina viziata e sognatrice.- risposi con un sorriso stampato sulle labbra.
Mi divertiva litigare con lei in quel modo del tutto innocente, ma sapevo che ciò non mi avrebbe fatto fare passi avanti con lei. Mi divertivo troppo per risparmiarmi nelle battute.
Era talmente infuriata che si guardò intorno alla ricerca di qualcosa. Afferrò un pacchetto di fazzoletti e me lo lanciò addosso, centrandomi la fronte. A quel punto Paola e Andrea si erano dovuti mettere in mezzo e supposi che se non l'avessero fatto, sarebbe potuta scoppiare una piccola guerra con tanto di lancio di oggetti.
La sua espressione era esilarante e non riuscii a trattenermi dallo scoppiare a ridere.
-Ti odio.- ringhiò tra i denti.
-Non è un mio problema.- esordii con tranquillità, anche perché sapevo che non diceva sul serio.
-Sei un cretino e verrai distrutto dai mezzosangue se continui così.
-Non dire sciocchezze, mia cara.- risposi, ma non ero così sicuro che i mezzosangue non avrebbero potuto distruggermi.
Forse dovevo dare ascolto a quella piccola donna furente che avevo di fronte, ma prima che potessi ribattere, i genitori di Serena mi invitarono a lasciare l'appartamento prima che la figlia potesse liberarsi dalla loro presa.
Ero tornato nel mio appartamento, sapendo che il giorno seguente si sarebbe presentata alla mia porta per aiutarmi a piegare la biancheria e a rifare il letto, cosa che successe.
-Un sovrano non dovrebbe piegarsi a fare i lavori della servitù.- affermai quel giorno schifato, mentre Serena mi aiutava a rifare il letto.
-Non sei ancora un sovrano e non c'è qualcuno che faccia le faccende domestiche al posto tuo.- rispose prontamente, passandomi il cuscino.
-Però potrei chiamare qualcuno che le faccia al posto mio. Si può fare?- chiesi dopo qualche istante di riflessione.
Alzò gli occhi al cielo a quella domanda, ma annuì. Dopo quel giorno assunsi una domestica che venne nel mio appartamento ogni giorno. Era una donna rumena originaria di Sighisoara e quando vide me e Serena, per poco non si fece il segno della croce, ma la rassicurai dicendole che non le sarebbe stato fatto alcun male e che l'avrei pagata profumatamente per assolvere i suoi doveri. Da allora non ebbe più timore di noi.

Era una mattina come tante, più o meno. Mio padre mi aveva chiamato la sera prima per dirmi che aveva in mente un piano per farmi apprezzare di più da Serena: le informazioni sulla prima de Il mercante di Venezia al "Burgtheater" di Vienna non erano arrivate volutamente alle orecchie di Wilhelm. Quel mattino avrei dovuto dire che ci sarebbe stata la prima dello spettacolo e che, sapendolo anche io all'ultimo, mi ero servito delle mie conoscenze per comprare i biglietti anche per loro.
Non capivo il senso di quel piano, ma avrei fatto esattamente come mi aveva detto. Era la prima chiamata di mio padre che avevo ricevuto dopo settimane e mi venne la nausea solo a sentire la sua voce. La lontananza da lui e dal nostro castello, mi aveva fatto capire quanto lo odiassi e quanto non sopportassi che trattasse Serena come un semplice mezzo per acquisire potere. Poteva farlo con me, ormai ci ero abituato, ma non avrei permesso che lo facesse anche con Serena.
Ero nell'appartamento dei Serafini e stavo aspettando che Serena si svegliasse del tutto dopo la sua solita tazza di caffè prima di darle la notizia, ma Wilhelm entrò nell'appartamento trafelato e agitato.
-Buongiorno a tutti. Serena devo parlarti.- disse urgentemente alla nipote.
Lo osservò con occhi vacui e confusi e, dopo uno sbadiglio che avrebbe fatto invidia a un ippopotamo, si decise a rispondere.
-Che cosa succede?- biascicò.
-Devi preparare i bagagli. Abbiamo il volo tra quattro ore e dobbiamo affrettarci.
Serena lo guardò nuovamente con uno sguardo smarrito.
-Perché?
-Perché stasera devi partecipare alla prima dello spettacolo de Il mercante di Venezia al Burgtheater, il Teatro nazionale di Vienna. È un evento molto importante e non puoi mancare.- spiegò brevemente Wilhelm.
La vidi sbarrare gli occhi e per poco non gli sputò in faccia il caffè bollente.
-E perché non me l'hai detto prima?- chiese iniziando ad agitarsi come un topo in trappola.
-Perché l'ho saputo poco fa da Stefan.
Tutti i presenti si girarono verso di me e io sorrisi alla mia principessa. Avevo deciso di cambiare leggermente il piano di mio padre, anche perché volevo che almeno Wilhelm fosse preparato per tempo e l'avevo informato quella mattina presto.
-Perché non me l'hai detto subito?- sbraitò Serena.
Aveva un'ottima ripresa quando si trattava di situazioni urgenti.
-Perché volevo aspettare che bevessi il tuo caffè e ritornassi lucida, altrimenti avrei rischiato grosso.- risposi soavemente.
-Adesso stai rischiando grosso.- rispose scattando in piedi e correndo in camera propria a fare la valigia.
Ci mise dieci minuti scarsi a preparare la valigia e a vestirsi e corse nuovamente in cucina.
-A che ora è questo dannatissimo spettacolo?- mi chiese Serena, trangugiando la sua colazione con una velocità e voracità che mi fece quasi paura.
-Alle nove di questa sera.
-Dobbiamo prenotare il volo, prendere i biglietti e...
La interruppi con un cenno della mano. Bevvi con calma il mio caffè, con l'intento di farla innervosire ancora di più e ci riuscii. Nel suo sguardo si poteva leggere tutta la sua voglia di strangolarmi. Terminato il caffè, estrassi dalla tasca cinque biglietti aerei e li porsi a Serena.
-Mi sono preso la briga di prenotare i biglietti aerei e i biglietti per lo spettacolo di questa sera. Fortunatamente ho qualche conoscenza che mi è tornata utile e sono riuscito ad avere ottimi posti. Anche io ho saputo di questo evento all'ultimo minuto. Spero che per te non sia un problema se vengono anche i tuoi genitori.- spiegai vittorioso.
Il suo sguardo mutò in parte e vidi un senso di gratitudine mescolarsi alla voglia di strangolarmi e la cosa mi fece sorridere ancora di più. Adoravo stuzzicarla.
-Non so come ringraziarti.- disse Wilhelm.
-Il sarto ha qualche vestito già pronto?- chiese Serena allo zio.
-Prima pensiamo a raggiungere l'aeroporto, poi pensiamo al resto.
Arrivammo giusto in tempo per il check-in e vidi Serena tirare un sospiro di sollievo quando prendemmo posto sull'aereo. Si era seduta tra me e Wilhelm e iniziammo subito a darle le informazioni da sapere su quella serata.
-Di solito la presenza dei sovrani dei clan più influenti d'Europa è richiesta alla prima degli spettacoli, soprattutto se si tengono al Burgtheater, ma non riesco a capire perché questa volta sia andata in modo differente. Stasera sarà una serata molto importante, poiché conoscerai qualche altro sovrano degli altri clan. Ho saputo che ci sarebbero stati solo poche ore fa.- spiegò brevemente Wilhelm.
-E' importante che vi partecipiamo per questioni burocratiche. Io conosco buona parte dei sovrani degli altri clan europei e non, ma tu no. Queste serate sono fatte più che altro per stringere alleanze o risolvere dissapori vari che si sono creati nei secoli, il tutto allietato da musica e da buon sangue.- aggiunsi.
-E, di solito, dopo lo spettacolo ci si riunisce in una sala privata del teatro nella quale si beve, si chiacchiera e si può anche suonare e cantare. Una soirée.- continuò Wilhelm.
La vidi parecchio confusa e sperai che le lezioni di pianoforte e canto fossero state proficue, così come quelle sulla politica e l'etichetta, o non sarebbe mai sopravvissuta a quella serata. Avrebbe potuto commettere numerosi errori e sperai vivamente per lei che fosse migliorata e che non avrebbe lodato Dracula.
Per tutto il volo parve piuttosto agitata, ma quando arrivammo alla tenuta dei Von Ziegler, Serena iniziò a dare ordini a destra e a manca camminando a passo veloce verso il laboratorio del sarto.
Prima di correre via, Serena aveva ordinato a una domestica di preparami una camera e questa eseguì prontamente. Abbandonato a me stesso, decisi di concedermi un lungo bagno ristoratore per schiarirmi i pensieri.
A quella serata ci sarebbero stati anche mio padre e mio zio e non avevo alcuna voglia di vederli. Mi ero sentito così bene in quei giorni che non avevo pensato quasi più a mio padre, nonostante mi facesse ancora male saperlo così indifferente nei miei confronti.
Mi feci la barba con cura, ordinai il pranzo utilizzando il telefono della camera e mi preparai a dovere. Volevo apparire al meglio per la mia principessa e quella sera avrei fatto di tutto per avvicinarmi un po' di più a lei. Ogni passo verso di lei, era una possibilità in più di conquistarla e di farmi amare a mia volta.
Indossai il completo e andai alla camera di Serena, che era adiacente alla mia. Bussai piano e mi aggiustai i gemelli.
-Serena, sei pronta?- domandai fuori dalla camera.
-Sì, entra pure.
Non appena entrai nella stanza, rimasi a occhi sbarrati. Era meravigliosa con quell'abito nero e blu scuro, tempestato di Swarovsky. Quell'abito la rispecchiava molto e mi sarei saziato di quella vista per tutta la sera.
-Faccio così schifo?- domandò buttandola sul ridere, anche se era un po' imbarazzata.
Mi risvegliai dal mio stato di intontimento e le sorrisi.
-Sei meravigliosa.
Ovviamente anche lei si prese qualche secondo per osservarmi a dovere. Partì dalle mie scarpe tirate a lucido, fino ad arrivare alle mie labbra e indugiare per qualche millesimo di secondo di troppo, per poi passare agli occhi.
Erica aveva ragione, Serena adorava l'accostamento occhi chiari e capelli scuri.
-Ci conviene andare. Sei mai stata al Burgtheater?- domandai, interrompendo quel gioco di sguardi.
-Veramente no.
-Allora conviene avviarci, perché scommetto che resterai sbalordita.- risposi offrendole il braccio e sorridendole.
Non ci mettemmo molto ad arrivare e già solo alla vista della facciata, Serena rimase incantata. Sembrava una bambina appena arrivata al paese dei Balocchi e mi ritrovai a ridacchiare con Wilhelm per l'espressione della mia principessa.
-E' bellissimo.- sussurrò a bocca aperta.
-Aspetta di vedere l'interno. C'è una cosa in particolare che voglio mostrarti.- risposi sorridendole teneramente.
La guidai all'interno del teatro fino al punto desiderato e la vidi guardare in alto gli affreschi, gli stucchi e i quadri che ornavano quella parte del teatro. La presi per mano e l'aiutai a salire i gradini, dato che non faceva attenzione a dove metteva i piedi. Il suo sguardo colmo di meraviglia mi gonfiò il cuore di tenerezza e amore.
-Dovremmo andare a prendere posto. A breve arriveranno gli altri spettatori e non conviene che ti vedano così imbambolata.- dissi ridacchiando.
Mi guardò e sbatté un paio di volte le palpebre per riprendersi, per poi sorridermi grata per quella piccola sorpresa.
-Va bene.- rispose dolcemente.
La guidai nella sala principale del teatro e notai che guardava ogni angolo con attenzione, ma con discrezione. La condussi ai nostri posti in platea, nella prima fila per la precisione, e la vidi sorridere felice.
-Hai letto Il mercante di Venezia?- le chiesi all'orecchio.
-Sì, perché?
-Perché così non dovrò stare per tutto lo spettacolo a tradurre per te, dato che è in tedesco.- spiegai ridacchiando e lei mi dette una leggera gomitata nel costato.
Il nostro rapporto si stava evolvendo per il meglio e mi sentivo così felice e leggero, ma quelle emozioni durarono poco.
-Principessa Serena, quale onore avervi qui stasera.
Ci voltammo e vedemmo mio padre e mio zio. Tutti e cinque ci alzammo e riservammo un inchino a mio padre. Il fatto di averlo anche solo a un metro e mezzo di distanza mi provocò la nausea, ma spolverai la mia maschera di freddezza e la indossai.
-Re Ionut, sono lieta di sapere che anche voi assisterete allo spettacolo di questa sera.- rispose Serena, mentre mio padre le faceva il baciamano.
-Non potevo mancare, ma purtroppo non mi fermerò a fine spettacolo. I doveri mi chiamano.
-Oh... è un vero peccato.- rispose Serena falsamente dispiaciuta.
Ormai avevo capito dal tono della sua voce quando non era felice di vedere qualcuno. Sapevo che mio padre non era in cima alla lista delle persone che Serena apprezzava di più.
-Noto con piacere che voi e mio figlio siete diventati piuttosto intimi. Spero per lui che si stia comportando a dovere.- disse rivolgendosi a me, in tono piuttosto duro.
Sapevo che era un monito per me. Dovevo conquistare la principessa Serena il più in fretta possibile. Ormai era impaziente e non voleva attendere oltre.
-Certo padre, come mi avete insegnato voi. Non oserei mai trattarla in modo irrispettoso.- risposi rispettosamente e vidi Serena piuttosto sorpresa.
Lei non era abituata a dare del voi ai suoi genitori e doveva essere una cosa del tutto nuova per lei.
Dopo un altro baciamano di mio padre a Serena, se ne andò seguito da mio zio. Prendemmo posto e poco dopo lo spettacolo iniziò.

The Bloody and Dark PrinceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora