Il mattino dopo mi presentai a casa di Serena piuttosto presto. Erano le sette e mezza del mattino e la prima lezione si sarebbe tenuta alle nove, ma Serena non era ancora sveglia.
Io non avevo dormito, tormentato dai dubbi per tutta la notte, ma era inaccettabile che Serena non fosse ancora sveglia alle sette e mezza del mattino!
-Scusami, fa sempre così.- si scusò Paola con dolcezza, per poi cacciare un urlo che avrebbe fatto invidia a Dimitri e che mi fece trasalire. -Serena! Vuoi muoverti o devo venire lì con dell'acqua gelata?!
Dopodiché Paola mi riservò lo sguardo più dolce del suo repertorio, insieme a un sorriso smagliante. -Vuoi un po' di caffè, caro?
-Ehm... grazie.- risposi per paura di vederla nuovamente urlare. -Devo ammettere che saresti perfetta come generale del mio esercito. Sei interessata?
Paola scoppiò a ridere divertita, una risata cristallina e sincera, molto simile a quella della figlia.
-Ti ringrazio per l'offerta, ma preferisco studiare la storia invece che farla.
Mi ricordai solo in quel momento che Paola e Andrea, in particolare quest'ultimo, erano stati gli storici di corte di Astrid Von Ziegler e in seguito anche di Marius Vidrean. Non riuscivo a capirne il motivo, ma mi dimenticavo che loro due erano dei mezzosangue. Era una cosa parecchio strana per me, che trovavo ripugnanti gli esseri come loro.
Finalmente la nostra principessa si fece viva e dovetti sforzarmi di non osservarla con gli occhi fuori dalle orbite. Indossava una maglietta mezza logora e dei pantaloni della tuta. Quel "pigiama" mi lasciò sconcertato, anche se non mi ero di certo aspettato di vederla indossare il pigiama di flanella color rosa polvere.
-Buongiorno, Serena.- la salutai riprendendomi da quel momento di osservazione, ma lei mi rispose con un grugnito degno di uno degli orsi che abitavano le foreste dei Carpazi.
-Non ti conviene parlarle prima del caffè, rischi di farti mordere.- mi avvertì sua madre ridacchiando e dandole un tenero bacio sulla testa.
Mi ritrovai a invidiarla di nuovo per mezzo secondo, ma l'invidia fu sostituita dal divertimento. Alzai un sopracciglio e la osservai divertito.
-Interessante. Lo terrò a mente.
Lei grugnì nuovamente e la osservai mentre beveva lentamente il suo caffè. Terminato, andò a cambiarsi e si presentò in cucina con un abbigliamento un po' più elegante: una maglia a mezze maniche viola scuro con scollo a V, dei jeans a sigaretta e degli stivaletti neri. Quello era l'abbigliamento più elegante che le avessi mai visto indosso, a eccezione della sua serata di debutto e della riunione del Consiglio.
Era notevolmente stizzita già di prima mattina. Nonostante fosse intenta a mettersi un po' di eyeliner, sapeva perfettamente che la stavo guardando, ma non disse nulla.
-Ora posso parlarti?- le chiesi quando terminò l'opera di "restauro", anche se si era truccata decisamente poco.
-Preferirei che mi lasciassi in pace, ma immagino che non sia possibile, vero?- rispose acida.
Quella risposta mi divertii parecchio.
-Ti sei alzata col piede sbagliato?
-Io mi alzo sempre col piede sbagliato. Sei pronto?
Annuii alzandomi e prendendo la mia valigetta. Salutai i genitori di Serena e uscimmo. Mi condusse a una Panda che dire che era antiquata era un eufemismo. Era già tanto se non andava a carbone! Non riuscivo a credere che una principessa andasse in giro con una Panda antidiluviana. Forse mi ero sbagliato e volli accertarmene.
-Quella è la tua macchina?- chiesi sorpreso.
-Sì, non ti piace?
-Sembra molto... antiquata. Non sarebbe meglio comprarne una nuova?- suggerii.
-Certo, e con quali soldi?
-Quelli del castello.
-Non voglio spendere i soldi del castello, soprattutto viste le condizioni nelle quali è il castello Vidrean.- rispose con nonchalance.
Aveva controllato ogni singolo resoconto di tutto il suo regno per riuscire a riportare il castello Vidrean al suo splendore originario e non aveva intenzione di sperperare il suo patrimonio. Non me lo sarei mai aspettato, soprattutto da una donna, che erano conosciute per scialacquare soldi in oggetti futili. A quella scoperta sorrisi compiaciuto.
-Sei una persona piuttosto parsimoniosa, mi piace.
-Non mi va di spendere soldi quando la mia piccola Panda cammina ancora. Ho giurato a me stessa di cambiarla solo quando mi mollerà per strada e così farò.- spiegò guardando quel rottame come se avesse davanti una Porsche. -Allora, vuoi salire o no?
Salii senza aggiungere altro e fui sorpreso di vedere che c'erano le cinture di sicurezza, così me l'allacciai.
-Almeno queste ci sono. Pensavo che avrei trovato uno spago.- affermai sarcastico.
-Se non ti piace vai a piedi. Camminare potrebbe farti bene.- rispose velenosa.
-Soprattutto per le polveri sottili e lo smog.
-Non penso che i vampiri siano soggetti al cancro.- disse pungente.
-No, però fa comunque schifo respirare quelle cose.- ribattei.
La vidi alzare gli occhi al cielo, accese l'autoradio e la guardai a occhi sbarrati. Ascoltava una musica aggressiva e in moltissime canzoni il cantante urlava. Durante il viaggio notai che ascoltava anche alcune melodie dalle note tristi e mi ritrovai a chiedermi se non stesse ancora soffrendo per quel Mirko.
Non feci commenti, anche perché sospettavo che per lei sarebbe stato un vero piacere buttarmi fuori dalla macchina in corsa.
Arrivammo al bar, una piccola stanza con dei tavolini e un bancone, e quando l'amica di Serena, Erica Berti, ci vide insieme, si bloccò e mi osservò senza più sapere cosa fare.
-Lascialo perdere, è completamente innocuo.- le disse Serena e io dovetti trattenermi dal riderle in faccia.
Definire un Lovinescu "innocuo" era come definire "amorevole" un leone affamato.
-Su questo non ci giurerei, tesoro.- rispose Erica al mio posto, continuando a osservarmi anche quando ci accomodammo al tavolo.
-Per me un cappuccino e un cornetto al cioccolato. Tu cosa vuoi?- mi chiese Serena.
-Lo stesso anche per me.- risposi scrollando le spalle.
Non mi aspettavo di certo che servissero l'ottima colazione salata che mi preparava il mio cuoco ogni mattina con ingredienti freschi.
L'amica guardò Serena con sguardo interrogativo e lei le fece cenno che avrebbero parlato dopo. Era molto preoccupata per la mia vicinanza a Serena e voleva conoscere ogni dettaglio della mia permanenza lì. Ci consegnò i cappuccini e si allontanò per servire altri clienti.
-La tua amica mi è parsa visibilmente sconvolta.- dissi sorseggiando il cappuccino.
-Sai com'è, trovarsi davanti un principe Lovinescu non è cosa da tutti i giorni e poi la tua fama ti precede.
-La fama della mia famiglia, vorrai dire.- la corressi.
Insomma, non ero l'unico Lovinescu che aveva ucciso, anzi ero l'unico Lovinescu che aveva solo ucciso. Mio padre mi aveva obbligato a uccidere un traditore all'età di dodici anni e da allora non avevo mai più compiuto distruzioni, a eccezione di quelle ufficiali.
-Stai dicendo che non hai ucciso nessuno solo perché si era rivolto a te in modo troppo confidenziale?
-Certo che ho ucciso.- risposi indignato, era ovvio che l'avessi fatto perché entrava a far parte dei doveri di un principe. -E lo sguardo intimorito della tua amica mi è del tutto dovuto, solo non vorrei che destasse troppi sospetti.
Ero un principe e non poteva guardarmi di certo come un tenero cucciolo di foca, ma portarmi il dovuto rispetto e anche temermi un po'.
Dato che gli altri due clienti del bar erano stati serviti, Serena fece cenno all'amica di avvicinarsi a noi.
-Lei è Erica Berti, la mia migliore amica. Lei e la sua famiglia sono amici dei Von Ziegler e in più di un'occasione ci hanno aiutato, quindi non devi osare torcerle un capello, chiaro?- la presentò e mi minacciò con sguardo gelido.
Conoscevo benissimo Erica Berti, anche se non avevo avuto occasione di parlarci. Proveniva da una delle famiglie più facoltose e rispettate del regno dei Von Ziegler e trovai molto strano che lavorasse come barista, anche perché i soldi non mancavano loro.
Mi fece sorridere vedere Serena così protettiva per una semplice amica, che a essere sinceri non aveva assolutamente bisogno di protezione, ma mi divertii parecchio.
-Trasparente.- risposi sorridendo divertito.
-Erica, per lui vale la stessa cosa che ho detto a te e agli altri: trattatelo come un ragazzo normale quando non siamo in veste ufficiale.- spiegò velocemente Serena.
-La vedo dura, ma in questo caso- Erica allungò una mano verso di me e mi guardò decisa. -piacere, Erica.
Quella ragazza aveva coraggio. Non mi sarei aspettato di vederla tralasciare il mio titolo in così poco tempo. Mi alzai come la galanteria voleva e le strinsi la mano a mia volta.
-Molto lieto. Immagino che ci vedremo molto spesso.
Erica volse lo sguardo verso l'amica e questa scrollò le spalle. Entrarono altri clienti nel locale ed Erica fu obbligata a lasciarci. Non era male quella ragazza, sarebbe stato interessarla conoscerla. Mi ricordava molto Dimitri. Pragmatica e decisa.
-Ti è molto affezionata.- affermai trattenendo un sorriso e addentando poi il cornetto, che dovetti ammettere essere buono.
-Ci conosciamo da quando ci siamo addentrate nel maligno mondo del liceo e quando ha scoperto che ero la principessa Vidrean Von Ziegler, è rimasta sorpresa, così come gli altri miei amici.- raccontò brevemente.
-Gli altri amici?- chiesi incuriosito.
-Sono tutti vampiri o mezzosangue.
Storsi il naso. Pensavo che la sua passione per i mezzosangue si fermasse ai suoi genitori, ma da quel che sembrava era incline a fare amicizia con degli esseri abietti.
-I mezzosangue sono un abominio. Sono frutto delle pulsioni sessuali di qualche vampiro depravato.- affermai schifato.
-Sono una risorsa da non sottovalutare. Mia madre e mio padre sono mezzosangue e quest'ultimo era storico di corte al castello Von Ziegler.
Mi ritrovai a storcere nuovamente il naso. Certo, Andrea e Paola Serafini erano persone a modo e molto amichevoli, ma dare loro l'onore di essere gli storici di corte mi era sembrato eccessivo.
-Un mezzosangue storico di corte. Che assurdità.
-Sono praticamente come noi. Essere mezzosangue non significa essere più stupidi o più ignoranti di un vampiro.
Provai a riflettere sulle parole di Serena, ma proprio non riuscivo a vedere i mezzosangue come esseri uguali a noi. Le sorrisi malizioso, ripensando a sua madre e alle sue gesta.
-Sei uguale ad Astrid, anche lei era una sognatrice.
-Non sono una sognatrice, sono solo obiettiva. Ci sono molti mezzosangue che sono emarginati e adirati con i vampiri, proprio perché non hanno diritti. Possono essere un potenziale nemico.
A quella risposta non riuscii a trattenere le risa. Ridevo in modo talmente sguaiato che se mio padre mi avesse visto, mi avrebbe punito severamente e mi avrebbe anche convinto a ringraziarlo.
-Stai dicendo che i mezzosangue possono essere una minaccia?- domandai scettico, ma ancora ridendo.
-Be', folle inferocite di umani hanno ucciso un sacco di vampiri, quindi perché una folla di mezzosangue non potrebbe farlo?- domandò guardandomi con decisione e la mia risata fu spenta.
Non aveva tutti i torti. I mezzosangue erano quasi forti e veloci come noi vampiri, ma erano sprovvisti di canini e non potevano vivere in eterno.
Dato che non rispondevo, Serena mi incalzò ancora per convincermi a dare ai mezzosangue dei diritti.
-Nel 1873 non c'è stata un'orda inferocita di mezzosangue che ha distrutto un bel po' di vampiri? Oggi i mezzosangue sono molti di più di allora, quindi non mi sorprenderebbe se un giorno i mezzosangue che vivono in Romania possano riunirsi e marciare verso i nostri castelli.
Se dei semplici umani erano riusciti a uccidere mia madre, una regina vampiro, non era da escludere che i mezzosangue potessero fare la stessa cosa.
La donna che mi sedeva di fronte era molto previdente e cercava di vagliare ogni singola possibilità prima di prendere una decisione. Era più sveglia e intelligente di quanto non avessi creduto.
-Non avevo mai pensato ai mezzosangue come una possibile minaccia. Devo ammettere che sei molto previdente.- affermai guardandola con occhi del tutto nuovi.
Più la conoscevo e più mi sorprendeva. Più mi sorprendeva e più quel sentimento che avevo relegato in una parte del mio cuore, aumentava e premeva per uscire in tutta la sua potenza.
-Cerco di valutare ogni possibilità per essere pronta.
-Ed è per questo hai voluto riorganizzare l'esercito. Ora inizio a comprendere meglio le tue scelte.- dissi sorridendole.
-Forza, dobbiamo andare a lezione. Ti è andata bene che devo seguire di nuovo qualche lezione del primo anno, altrimenti te la dovresti cavare da solo, matricola.- mi canzonò.
Fui sorpreso di dover discutere con Serena su chi dovesse pagare tra me e lei. Solitamente ero sempre io a pagare quando uscivo con una donna e fu una novità vedere Serena che mi obbligava a stare seduto mentre lei andava alla cassa.
Rimasi a guardare quella strana e indipendente donna, che in una mattinata non aveva fatto altro che sorprendermi. La vidi discutere velocemente con Erica e questa sbarrò gli occhi un po' preoccupata. Probabilmente Serena le aveva spiegato tutta la situazione. Serena annuì e indicò il cellulare che aveva in mano e si avvicinò nuovamente a me.
-Ciao tesoro, buona giornata.- le disse Erica con un sorriso tirato.
-Grazie, anche a te.
-Arrivederci Erica, lieto di averti conosciuta.- la salutai cordialmente, per poi uscire dal bar.
Ci avviammo alla facoltà di biologia e mi fece fare un breve giro del campus. Era piuttosto squallido, ma che potevo aspettarmi da un'università pubblica?
Notai che in giro c'erano moltissimi vampiri e mezzosangue e la cosa mi sorprese un po'. Era strano vedere dei vampiri, alcuni nobili, frequentare l'università pubblica di biologia. Forse le cose erano cambiate ed essendo mio padre un vampiro di oltre cinquant'anni anni, si era perso molti di questi cambiamenti. Dovevo chiedere a Dimitri, che era più pratico di lui delle evoluzioni del nostro mondo.
-Stefan, perché ti stanno guardando? Capisco che sei un bel ragazzo, ma mi pare esagerato.- sussurrò Serena di punto in bianco e mi ritrovai a ridere senza cattiveria della sua ingenuità.
Mi fece tanta tenerezza. Per alcune cose era in grado di cavarsela e di mostrarsi autoritaria e decisa, ma in altre era così ingenua da scatenare in me l'istinto di protezione nei suoi confronti.
-Serena, sei così ingenua. Questa facoltà pullula di vampiri e mezzosangue, quindi non stanno guardando me, ma te.
Mi riservò uno sguardo confuso. Non riusciva a capire. Probabilmente prima di quel giorno, non doveva aver riscosso tanto successo tra i suoi colleghi universitari.
-Questi sono quasi tutti i tuoi sudditi. Dopo il gala in tuo onore, tutti i vampiri sanno che sei la loro principessa. Quelli che non lo sapevano, vedendoti assieme a me in questo momento, hanno fatto due più due.- spiegai paziente, con un sorriso appena accennato.
-Spero non facciano nulla di avventato o che desti sospetti.- borbottò.
-In quel caso potresti distruggerli, visto che ti stai allenando nell'uso del paletto.- la canzonai amichevolmente.
Entrammo nell'aula e prendemmo posto. Serena salutò qualche suo vecchio compagno di corso umano e attendemmo l'inizio della lezione.
STAI LEGGENDO
The Bloody and Dark Prince
Vampiros"Non potevo credere di averlo fatto. Non ci riuscivo. Non volevo. Sapevo di essere un mostro e le mie mani erano sporche del sangue di diverse persone già a venticinque anni, ma mai avrei pensato che la mia prossima vittima sarebbe stata lei. Mi gua...