3. La casetta.

46 4 0
                                    

"Nonna, sono a casa!" Derek entrò nella vecchia villetta dell'anziana. L'odore di torta alle mele gli inebriò i sensi, e lo seguì fino alla cucina, dove la nonna era indaffarata con la cena.

"Tesoro" lasciò tutti gli arnesi e andò ad abbracciare il ragazzo.

"Sei insuperabile come al solito in cucina" la adulò il nipote.

Le era grato: l'aveva cresciuto come se fosse la vera madre. Lei adorava suo nipote; aveva i capelli neri e ricci come il padre, ma gli occhi verdi della madre. Anche i gesti e il modo di parlare le ricordavano la defunta figlia.

La stanza di Derek era sobria, semplice. Pareti grigie, pavimento bianco, un letto da una piazza e mezza di legno nero con piumone bianco, un armadio anch'esso nero e una scrivania con un computer e con alcune mensole dove il ragazzo teneva accuratamente i libri, scolastici e non.

Si buttò sul letto con il viso rivolto verso il soffitto.

Sí, lo psicologo ci aveva preso: aveva paura. Pensò a tutte le paure della sua vita: la prima volta all'asilo, la prima volta sullo skateboard, il futuro, il passato, la prima volta che fece sesso, gli esami, quella volta che la nonna fu ricoverata in ospedale, quel pugno preso alle elementari, lo spavento che si era beccato quando pensava di aver messo incinta una ragazza che a malapena conosceva, la felicità dei suoi amici.

In realtà viveva di paure. Anche il fatto di essere considerato un ragazzo freddo e delinquente lo spaventava.

Avrebbe affrontato quest'ultima paura quella sera, a tutti i costi.

"Ciao, che ti porto?" la cameriera del Rebel aveva una quarantina d'anni, ma li portava bene. Tutti volevano portarsela a letto, e la maggior parte ci riusciva.

"Una birra" Derek la osservò e si chiese quali problemi poteva avere: una paga pessima, un trattamento da puttana e anche le calze strappate in quel momento. Derek pensò che forse le mancasse l'affetto, che voleva sentirsi desiderata come se il suo corpo non stesse invecchiando.

Nel locale non c'era molta gente. La maggior parte erano amici dei musicisti o clienti abituali.

"Buonasera! Noi siamo i Nightmares"

Come se non lo sapessimo, pensò scherzosamente Derek mentre sorseggiava la sua birra.

Kyle stava osservando Lydia nel succinto abito. Derek si chiese se l'avessero mai fatto, ma scacciò subito quel dubbio.

Si amavano e nessuno dei due aveva il coraggio di confessarlo.

Derek non sopportava quando due persone che avevano la possibilità di stare insieme non lo ammettevano per orgoglio.

"Fantastici" Derek sorrise a Lydia e Kyle. La ragazza lo abbracciò ringraziandolo. Derek amava il delicato tocco delle ragazze e il loro profumo.

"Grazie amico" rispose Kyle, felice di vedere, finalmente, Derek un po' più sereno.

"Lydia, perché non dici a Kyle cosa provi?" la vodka rese Derek molto più audace e Lydia meno consapevole.

"Cazzo Derek, Kyle non prova niente per me. Io lo amo" la ragazza iniziò a singhiozzare. Derek le cinse le braccia sulle spalle.

Kyle, dopo due cicchetti di tequila e una buona quantità di marijuana, era in preda al panico.

Quando vide l'amico e la ragazza che amava stretti in un romantico abbraccio, non ci vide più. Il sangue e la tequila arrivarono al cervello troppo velocemente e lo offuscarono.

Accadde in un secondo. Derek si trovò a terra con un labbro sanguinante e la vodka che non gli permetteva di tornare lucido.

"Devi lasciare Lydia" sentì dire da Kyle. La ragazza urlò spaventata, cercando di spiegare il malinteso, ma Kyle non sentí ragioni e si buttò su Derek.

"Merda Kyle ma che ti prende?" il riccio lo strattonò facendolo finire al pavimento e scappò senza neanche guardarsi indietro.

Affrontare le proprie paure si rivelò un fallimento.

Derek si sentì stordito dall'alcool e dal pugno. Si sedette un attimo e respirò a fondo.

Calmo, respira ed espira, continuava a ripetersi.

Avrebbe chiarito tutto il giorno dopo, non voleva certo lasciare che la paura vincesse.

Tornò a camminare guardandosi attorno. Di fronte a lui un parco giochi si materializzò. Camminò fin lí, pensando a quando scappò di casa e si nascose nella casetta. Aggrottò la fronte prima di sorridere. Ci si infilò senza pensarci, a fatica, dato la sua taglia cresciuta.

"Trovati una tua casetta" sentí nel semi-buio.

Due grandi occhi marroni abbinati a labbra carnose e capelli biondi richiamarono l'attenzione di Derek.

"Scusa" uscí dalla piccola struttura in legno. Due o tre passi, la vista si annebbiò, e Derek svenne sul marciapiede.

In TrappolaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora