2. "Perché ce l'hanno con me?"

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"Signor Wood, se la lezione non le interessa può accomodarsi fuori"

Derek era ormai abituato. Non gli piaceva fare la parte del duro, perché non lo era affatto, ma, chissà per quale motivo, i professori erano convinti che lui fosse quel tipo di ragazzo.

In quel momento era semplicemente intento a guardare il cielo, cercando di capire con quale criterio le nuvole cambiassero forme e dimensioni. Non si sentiva come gli altri sotto questo punto di vista: lui osservava e analizzava. Cercava una spiegazione per qualsiasi cosa.

Uscito dall'aula andò alle macchinette e si prese un caffè. Aveva sempre il timore che il rumore delle monete che percorrevano il viaggio all'interno del distributore potesse fare fastidio alle altre classi.

Aspettò l'erogazione e prese il caffè. Lo tenne per un po' tra le mani, per riscaldarle. Solo il profumo già lo risvegliava.

Lo gustò lentamente e continuò la sua indagine sulle nuvole.

Pensò di andare a trovare lo psicologo della scuola. Ci andava spesso dopo che il preside glielo consigliò.

Bussò alla porta e, senza aspettare, la aprì. La stanza aveva le pareti grigie e un arredamento sobrio. La scrivania era posizionata di fronte alla libreria, dove lo psicologo teneva non solo i piú importanti libri sulla pedagogia, la sociologia e la psicologia generale, ma anche le cartelle degli studenti che lo andavano a trovare. Queste erano però chiuse a chiave dietro una vetrina. Sulle pareti alcuni quadri classici decoravano la stanza. C'erano "Il bacio" di Klimt e "La danza" di Matisse. Erano entrambi, ovviamente, delle imitazioni.

Dietro la scrivania un uomo dalle folte sopracciglia e i capelli brizzolati lo guardò.

"Derek, siediti" gli propose.

Il ragazzo obbedì.

"Allora? Come va oggi?"

"Non c'é male" Derek aveva una voce profonda nonostante i suoi anni. Riusciva a trasferire tranquillità al suo interlocutore, anche quando lui stesso non lo era. Poteva nascondere i suoi sentimenti e le sue emozioni dietro quella voce.

"Perché sei qui?" il signor Fitzgerald posò la tazza di ceramica che conteneva una calda tisana al finocchio.

"Mi hanno sbattuto di nuovo fuori perché guardavo il cielo. Ma mi chiedo: perché ce l'hanno con me?"

"Forse perché credi ce l'abbiano con te. Derek, tu nascondi le emozioni. I tuoi movimenti sono fluidi e sempre precisi. Il tuo sguardo assente ma deciso. All'apparenza sembri un po' scontroso, presuntuoso. Ma in realtà hai paura, giusto?"

Derek fece spallucce, si alzò e uscí, salutando con un cenno l'uomo.

L'ora era ormai finita, e quando il ragazzo tornò nel corridoio, questo era già sovrappopolato. Osservò due ragazzi che ridevano e si chiese se avessero qualche problema in famiglia o di salute. Se lo chiedeva spesso, soprattutto quando vedeva qualcuno felice.

'Non sono scontroso' ripeté tra se e se. Camminò verso l'aula di chimica mentre continuava a pronunciare mentalmente questa frase. Si guardò intorno e vide Kyle e Lydia. Decise di avvicinarsi. Ad ogni passo l'ansia saliva. Era davvero come diceva Fitzgerald: lui aveva paura. Continuamente. Aveva paura di rimanere solo ma anche di stare in compagnia. Aveva paura del college, degli esami. Ma soprattutto aveva paura di essere diventato quel ragazzo che tutti si aspettavano lui fosse.

"Wood, come va?" il ragazzo alto e biondo era uno dei pochi a ricordare come Derek ripeteva le poesie alle scuole elementari, come dividesse la sua merenda con chi non l'aveva. Lo aveva sempre stimato.

"Abbastanza bene. Suonate stasera?" Kyle era il batterista di un gruppo indie/rock e qualche volta Derek andava a sentirli. Gli piaceva quella musica e il loro sound.

"Si, che fai? Vieni?" rispose Lydia, cantante del gruppo. La ragazza aveva dei lunghi capelli mossi e neri, con meravigliosi occhi cerulei. Derek aveva sempre pensato che fosse bella, ma non solo in senso estetico. Lei lo trattava come pochi altri facevano. Infatti anche lei, come Kyle, conosceva Derek sin dalle elementari, quindi sapeva perfettamente chi era in realtà.

"Si, dove e quando?"

"Grande! Alle 9:30 al Rebel" Derek sorrise leggermente e tornò sulla strada per la classe di chimica. Il giorno dopo avrebbe compiuto diciassette anni, e non aveva intenzione di avere ancora paura.

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