6. Ragazzino pieno di problemi

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Derek non se lo spiegava. Cosa poteva aver detto la bionda per far sospettare di lui? Nonostante tutto non fece domande e, con il viso scuro e abbassato, davanti gli occhi increduli degli amici e quelli curiosi del personale dell'ospedale, si voltò, mise le mani dietro la schiena e si fece ammanettare senza opporre resistenza.

La verità sarebbe venuta a galla.

"Si risolverà tutto" esclamò ai suoi amici, con tutta la sicurezza che il suo portamento e la sua attitudine potevano mostrare.


6 a.m.


Non era una novità per lui che qualcuno pensasse che potesse fare qualcosa del genere. Doveva aspettarselo.

Si trovava in una cella con altri due ragazzi, in caserma. Uno di loro era grosso come un armadio e puzzava di terra e sudore. L'altro era un ragazzino, probabilmente un drogato, ma sembrava abbastanza innocuo.

Pensò alla nonna. Chissà cosa avrebbe pensato; magari che non era grato di tutto ciò che lei gli aveva dato.

"Eccolo, il solito ragazzino pieno di problemi che finisce per crearne lui stesso" pensò. Non aveva commesso nessun crimine, eppure si sentiva colpevole, sentiva di causar solo guai alla nonna; con gli amici; a scuola.

Si portò la testa tra le mani e strinse i ricci tra le dita. Li strinse così forte che sentì la pelle tirare e qualche capello strapparsi dalla cute. Pianse, silenziosamente, con la testa bassa.

"Derek, non sei un delinquente. Non hai fatto niente" continuava a ripetersi. Sentì una mano sulla spalla e, spaventato, si alzò.

"Cosa vuoi?" il ragazzino che lo aveva toccato alzò le mai.

"Pensavo volessi incoraggiamento" sospirò.

Derek si calmò e abbassò la guardia. Si asciugò le lacrime e il suo sguardo tornò quello di sempre, freddo e impassibile.

"Grazie, sto bene" e tornò a sedersi accanto a lui.


"Derek Wood" una guardia aprì la cella e Derek si fiondò fuori. Prima di seguire l'uomo in divisa si girò a guardare il ragazzino con le occhiaie e il cappuccio. Gli sorrise e andò via.


"Signor Wood, abbiamo bisogno di sapere le sue tappe di questa notte" il suo interlocutore non indossava la divisa, ma aveva un badge sulla camicia che lo presentava. "Detective Steve Manning". Era un uomo sulla quarantina, con i capelli castani e gli occhi freddi, quasi come quelli di Derek.

"Sono uscito di casa per le 23 credo, e ho raggiunto i miei amici al Rebel. Dopodiché sono uscito a fare una passeggiata, poiché avevo litigato con uno dei miei amici li. Sono tornato nel locale, ma loro non c'erano, quindi li stavo raggiungendo al garage del mio amico Kyle, ma ho visto Britt sul ciglio della strada, nuda e sanguinante. L'ho portata immediatamente all'ospedale"

Il Detective annuì e segnò sull'agenda. Si portò la mano sulla barba e iniziò a sospirare.

"Derek, conosceva Britt?"

"Non esattamente"

"Cosa intende?"

Derek sapeva che la sua versione della storia poteva essere fraintesa. Ma non aveva altra scelta che dire la verità.

"Ho incontrato Britt stanotte. Quando sono andato a fare la passeggiata l'ho conosciuta al parco, ma non sapevo neanche il suo nome. L'ho lasciata da sola perché non voleva essere riaccompagnata. Erano quasi le quattro probabilmente"

"Dalle sue analisi risulta un'alta concentrazione di alcool nel sangue. Glielo hanno servito in questo locale?" Derek cercò di rimanere impassibile.

"No" mentì "L'ho rubato dalle riserve di mia nonna" abbassò lo sguardo.

"Ha guidato ubriaco?" lo sapeva che sarebbe finita cosi.

"Si"

"Come si è procurato quello spacco sul labbro?" il ragazzo se n'era completamente dimenticato. Si portò il dito sul labbro inferiore e sentì una leggera scossa di dolore.

"Il mio amico con cui ho litigato, per una ragazza" lo specificò, come per far capire che era stata una bravata tra adolescenti.

Il Detective annuì amareggiato.

"Mi incolpate per lo stupro?" chiese tutto d'un fiato il moro.

"La ragazza è stata drogata. Non ricorda ne luogo, ne ora, ne colpevole. Teniamo aperte le indagini. Intanto lei torna in cella"

"Cosa? Perché?" Derek si alzò dalla sedia e sbattè le mani sul tavolo.

"Guida in stato di ebrezza e rissa"

"Vi prego io devo parlare con mia nonna"

"La signora Mitch è già stata messa al corrente dei fatti. "


9 am


"Wood, hanno pagato la cauzione" Derek, visibilmente stanco, con le occhiaie così profonde e nere da poter azzardare l'idea di dipendenza da eroina guardandolo, si tirò su lentamente. Il ragazzino e l'uomo-armadio non erano più li con lui. Non sapeva che cosa sarebbe stato di loro. Sperò in un bel futuro per il ragazzo, dopo una riabilitazione in comunità.

Riprese i suoi effetti nella hall della caserma e aspettò.

"Nonna" il ragazzo abbracciò la vecchia signora che uscì dall'ufficio del comandante.

"Derek, oddio che paura ho avuto. Scusa non sapevo come venire fin qui, ho dovuto aspettare il primo autobus" disse con la voce tremolante.

"Nonna, mi dispiace" il ragazzo scoppiò in lacrime, e si accasciò sulla donna che lo crebbe con così tanto amore.

"Sono sicura che tu non sei il responsabile, la verità verrà fuori"





Kyle era fuori dalla caserma, che li aspettava. La nonna di Derek lo aveva chiamato appena arrivata per chiedergli di riaccompagnarli a casa. Si sentiva in colpa; per il pugno, per il litigio, per aver dubitato un attimo di lui.

Lo abbracciò appena uscito da lì e, per tutto il viaggio, non venne pronunciata una parola nella sua Mercedes.


"Tieni, questo ti farà dormire bene" la nonna porse a Derek uno dei suoi speciali infusi naturali.

"Quella povera ragazza, nonna. Non sono stato io" le lacrime continuavano a sgorgare dagli occhi smeraldo del ragazzo.

La signora Mitch, cognome del suo ormai defunto marito, si sedette accanto a Derek e lo abbracciò, fino a farlo addormentare, sperando che nulla di quella notte gli riapparisse in sogno.

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