CAPITOLO III

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Pasqua, uno dei giorni canonici nei quali Eloy vedeva suo padre. Era riuscito ad evitare la funzione religiosa, ma il pranzo no, quello era d'obbligo. Sua madre si era organizzata con le sue amiche, sarebbero andate a mangiare il pesce in un ristorante sul mare poco distante da casa, almeno non sarebbe rimasta sola. La grande magione del padre era dall'altra parte della città, come sempre era in ritardo ma, in questo caso, era una cosa studiata, adorava farlo aspettare. Appena il muso della sua bagnarola fu inquadrato dalle telecamere a circuito chiuso, il maestoso cancello si spalancò, come per incanto. Parcheggiò la sua macchina vicino all'entrata e, con tutta calma, s'incamminò. Uno dei numerosi inservienti gli venne ad aprire la porta, sua sorella arrivò correndo per abbracciarlo, era l'unica persona che era contento di rivedere.

«Eloyyyyyy!!!» Natalia quasi lo fece cadere, nella foga di abbracciarlo, si rese conto che non la vedeva dall'estate precedente, quando li aveva raggiunti per una breve vacanza in montagna.

«Natty! Ma che bella che sei!» aveva quindici anni, era un alpha nel pieno del suo sviluppo.

«Ha! Se solo non fossi mio fratello, lo so io cosa ti farei!» Eloy le diede una sculacciata.

«Piccola sfrontata!» suo padre lentamente percorse il corridoio raggiungendoli, vederli insieme era per lui uno spettacolo unico. Amava i suoi figli, anche se il suo rapporto con Eloy era diventato terribilmente conflittuale.

«Finalmente! Stavo per chiamare le forze dell'ordine! Venite, prima che mia moglie dia in escandescenze.» già, sua moglie, quella puttana che aveva rubato loro la felicità.

«Sia mai che facciamo arrabbiare la "signora"» si avviarono verso la sala da pranzo, pochi minuti dopo erano seduti e il robot aveva iniziato a sfornare piatti succulenti. La nuova tecnologia aveva raggiunto solo le famiglie più abbienti, e Eloy si divertiva un sacco a fare le richieste più assurde a quell'aggeggio che troneggiava in mezzo alla grande tavola.

«Allora Eloy, come te la stai passando con tutti quegli Alpha intorno?» "sempre discreta la troia", Eloy sorrise beffardo.

«Molto bene! Per fortuna sono un Tao, altrimenti chissà quante volte l'avrei preso nel culo!» Marisol fece cadere la forchetta sul tavolo, scandalizzata.

«ELOY!» suo padre lo reguardì con lo sguardo, indicando sua sorella che stava ridendo sguaiatamente.

«Chiedo scusa, ma certe domande scontate e stupide mi mandano in bestia.» per sua fortuna, ormai il pranzo era concluso. Il caffè e un paio di chiacchere con suo padre poi sarebbe potuto ritornare a casa sua.

«Domando scusa, io e Natty andiamo a preparare caffè e biscotti.» finalmente "quella" si stava togliendo dalle palle. Rimasero qualche istante in silenzio.

«La nostra sigaretta ce la fumiamo?» suo padre ammiccava, mentre gli porgeva una delle sue profumatissime sigarette.

«Scusa per prima, ma ogni volta continuo a domandarmi come tu possa avere scelto quella donna, al posto di mia madre e...» suo padre gli accese la sigaretta e gliela porse.

«Abbiamo fatto questo discorso migliaia di volte, se solo avessi potuto...» di nuovo scese il silenzio tra loro.

«Eloy, ho preso la difesa di un uomo, Ciro Moreno. Chi l'accusa è una tua ex alunna, Isabel Mendez. Mi è arrivata voce che l'hai accompagnata tu da Romero.» "figuriamoci se non affrontava l'argomento!", Eloy non aveva ancora firmato il patto di non divulgazione, ma decise di comportarsi come se già l'avesse fatto.

«Eduardo, ho firmato un patto di non divulgazione, non posso parlarne con te.» suo padre annuì.

«Dimmi solo una cosa, sei testimone dell'accusa?» decisamente suo padre aveva spie ovunque.

«Lo sono. Ma non ne parlerò con te, né ora né mai.» suo padre sapeva che sarebbe stato inutile insistere, lo avrebbe solo fatto arrabbiare e non voleva questo.

«Stai attento a Javier, quello è come una pantera, silenziosa ed estremamente pericolosa.» Eloy bevve in un solo sorso il caffè.

«Il massimo che mi può succedere è di essere mangiato... e alla mia veneranda età, non la trovo una cosa così sconveniente.» suo padre finse di non avere sentito, forse lui non se ne voleva rendere conto, ma era pur sempre il suo bambino. Sperava di non doverlo mettere alle strette in tribunale, ma se fosse servito lo avrebbe fatto, comunque il suo lavoro era, e sarebbe rimasta, la cosa più importante, del resto, tutti mangiavano di quello... tutti tranne Eloy.

«Cerca di starne fuori Eloy, non voglio trovarti al banco dei testimoni, potrei doverti fare delle domande scomode e beh... mi dispiacerebbe.» Eloy lo conosceva bene, sapeva quanto potesse diventare sgradevole, non lo amava, e questo non avrebbe di certo peggiorato il loro rapporto.



Anche Javier era riuscito ad evitare la funzione religiosa, ormai sua madre aveva rinunciato a chiamarlo. Aveva dormito fino a tardi, era una delle poche volte che sarebbe riuscito a farlo perciò, anche dopo che si era risvegliato, aveva continuato a rigirarsi nel letto, per godersi fino all'ultimo secondo. Si alzò di buon umore, fresco e riposato. Dopo la doccia, si prese un lungo momento davanti allo specchio, dedicò alla rasatura molto più tempo del solito e, completamente nudo, si rimirò nel grande specchio della sua camera. Era ancora in perfette condizioni fisiche, i suoi addominali erano scolpiti, malgrado non riuscisse ad allenarsi quanto avrebbe voluto. Chissà che faccia avrebbe fatto Eloy, se lo avesse visto in quel momento. Diede un rapido sguardo all'orologio, tra poco tutta la famiglia sarebbe tornata, doveva prepararsi per il grande pranzo di Pasqua, sua madre non lo avrebbe perdonato se fosse mancato. Optò per un abbigliamento elegante ma informale, comodi mocassini, pantaloni blu, maglietta bianca e una giacca senza reverse. S'incamminò verso l'entrata senza fretta. Giusto in tempo, qualche minuto dopo sentì l'auto di suo padre percorrere il viale d'entrata.

«Bentornati!» sua madre era splendida, nessuno avrebbe potuto dire che quella donna avesse 54 anni. Da lei aveva preso il colore degli occhi, verdi come la giada, e le lentiggini, che donavano alla sua carnagione quel particolare colore, ammorbidendo i suoi lineamenti severi. Tutto il resto, lo aveva ereditato da suo padre.

«Insperatamente puntuale!» la prese sotto braccio e le diede un bacio sulla guancia.

«Sei l'unico Omega che temo, non ci penso proprio a farti arrabbiare!» sua madre gli indicò di rivolgere lo sguardo alle sue spalle. Un giovane uomo stava parlando con Marcus, doveva essere suo cugino, Tuama.

«Tuama? Sai davvero tu?» quel ragazzo, con il quale aveva in comune il colore degli occhi, davvero era irriconoscibile. Dieci anni prima era una piccola scimmietta dai capelli rossi e ora, era un giovane uomo. Javier calcolò che doveva avere ormai più di venticinque anni.

«Javier!?» gli andò incontro, era davvero cresciuto bene quell'irlandese!

«Finalmente ti rivedo! Non ti avrei riconosciuto se ti avessi incontrato per strada!» "la cosa è reciproca.", pensò Javier.

«Avrete tempo dopo, per ricordare i tempi passati, ora dobbiamo andare a mangiare, altrimenti la cuoca si lamenterà tutto il giorno con me...» dopo un pasto esageratamente abbondante, si ritrovarono tutti in giardino, fermi immobili, cercando di iniziare a digerire quello che Rosa aveva cucinato.

«Sono così pieno che non riesco a respirare...» Tuama era semidisteso sulla poltrona, gli altri uomini di casa non erano da meno.

«Allora cugino, a cosa dobbiamo questa tua visita?» Javier notò l'imbarazzo che iniziò ad aleggiare su tutti i presenti.

«Non ti hanno detto nulla...?» Javier non era stato molto in casa in quei giorni, perciò non aveva avuto assolutamente modo di parlare con nessuno dei suoi congiunti.

«Domando scusa, credo di avere toccato il tasto sbagliato.» suo cugino rise, bevve un lungo sorso del liquore che si era versato.

«Niente di che, mi hanno mandato qui perché sperano di tenermi lontano dal mio omega, ma non hanno capito che non servirà a nulla. Anzi, questo farà in modo di legarmi ancora di più a lei!» Javier lo guardò, improvvisamente incuriosito da quella storia, ma suo padre sviò il discorso.

«Allora Marcus, domani hai organizzato una festa sulla spiaggia? Hai già chiesto a Javier se è disponibile a farvi da balia?» Marcus guardò suo fratello mordendosi le labbra.

«Te l'avrei chiesto dopo... non sei mai in casa!» Javier, per il giorno dopo, aveva già preso un mezzo impegno con Miguel.

«Comunque papà, questa mattina ho chiesto al Professor Blanco se può venire, e mi ha risposto di sì, e c'è anche Tuama, perciò puoi stare tranquillo.» Javier lo interruppe.

«Puoi contare anche su di me, probabilmente ci sarà anche il mio amico Miguel.» questo Marcus proprio non se l'aspettava, suo fratello cercava sempre di evitare quel tipo di feste sulla spiaggia.

«Quindi papà, posso dire ai miei amici che si farà?» sua padre alzò il pollice e Marcus, pieno di entusiasmo, sparì in casa a finire di organizzare la giornata successiva. Aveva agito d'impulso, il pensiero di Eloy sulla spiaggia, insieme ad altri Alpha, lo aveva messo in allarme, continuava ad agire d'impulso quando si trattava di Eloy, non gli era mai successo.

Ø Professorino, usciamo domani? – se solo lo avesse avuto vicino, in quel momento, lo avrebbe fatto piangere, non riusciva a capire per quale motivo si fosse così irritato!

v Avvocato, mi spiace, non posso, ho preso un impegno. – era appena rientrato a casa e non era di ottimo umore.

Ø Peccato, volevo invitarti ad una festa in spiaggia...- doveva immaginarlo che Marcus lo avrebbe detto a suo fratello.

v Ma che casualità! Domani vado proprio ad una festa in spiaggia! – questo gioco era strano, non capiva dove volesse andare a parare.

Ø Posso chiamarti? – Non gli rispose, compose il suo numero di telefono, Javier rispose immediatamente.

«Dimmi.» le parole fluirono dalla sua bocca senza che se ne rendesse conto.

«Fammi capire prof., ma tu ti diverti a dare speranze a Marcus? Oppure devo pensare che i maschi della mia famiglia ti piacciano tutti indistintamente? Perché se è così posso presentarteli tutti!» Eloy rimase a bocca aperta, ma chi si credeva di essere!

«Prego?! E a chi avrei dovuto chiedere il permesso, a te? Pensa, persino se stessimo insieme, e non mi pare che sia così, non ti avrei chiesto il permesso! E se ti fossi preso la briga di informarti, prima di accettare l'invito, ho parlato con tuo padre! Ma perché te lo sto dicendo?!» Javier non era per nulla soddisfatto.

«Non mi interessa con chi hai preso accordi! Lui è innamorato di te, e se continui ad assecondarlo, non se ne farà mai una ragione! Oppure ti piace così tanto sentirti desiderato che non ne puoi fare a meno?» "ma sei fuori di testa?" Eloy non capiva dove si nascondesse il vero problema.

«Ok, facciamo un passo indietro. Tu pensi davvero che io sia così? Credi davvero che io sia una sorta di animale che spera che qualcuno lo morda? È questa l'opinione che hai di me? Davvero?» "sei appena entrato in un campo minato senza protezioni, soldato", Javier chiuse gli occhi e respirò profondamente.

«No. Io credo solo che tu... non voglio che Marcus soffra...» non era solo quello il problema, sentiva che c'era di più, ma quella poteva essere una spiegazione sufficiente per ora.

«Affronterò la cosa con Marcus quando, e se, lui si dovesse dichiarare, fino a quel momento, è un mio prezioso studente, come lo sono TUTTI i miei studenti. Domani sarò alla sua festa, come ho promesso a tuo padre, per aiutare tuo cugino a vigilare, visto che ci saranno anche parecchi Omega e, giustamente, vista la giovane età dei partecipanti, potrebbero succedere cose sgradevoli. Che ti piaccia o no, come Tao, posso diventare piuttosto utile, in certi momenti. Se ci sarai anche tu, posso fingere di non conoscerti, o possiamo tranquillamente evitare di frequentarci se...» Javier lo interruppe.

«Geloso. Sono geloso, un sentimento sconosciuto e fastidioso per me. Mi dispiace, non sono per niente bravo con i sentimenti, non so esprimerli, non so neppure dirti cosa provo ma, credo che dovremmo davvero parlarne e, cazzo, mi piaci prof.» forse non se ne rendeva conto ma, in realtà, quelle poche parole, gli avevano fatto capire quanto ci tenesse a lui, sapeva quanto gli fosse costato ammetterlo.

«Stai tranquillo Javier, non faremo capire nulla a Marcus, ci tengo a lui, non voglio che stia male.» "sono innamorato di te", ma queste parole per Javier erano ancora lontane dall'essere pronunciate, era già incredibile che le stesse ammettendo a sé stesso.

«Ok prof, ci vediamo domani, sarà una lunga giornata.» chiuse la chiamata, quando alzò gli occhi si accorse che qualcuno lo stava osservando.

«Brutta situazione cugino...» era Tuama, si accese una sigaretta e gliene offrì una.

«Già, per questo ho sempre voluto evitare relazioni, soprattutto con Omega.» Tuama lo invitò a seguirlo, si allontanarono per il viale principale.

«Quando ho conosciuto Moira, circa un anno fa, e ho sentito il suo odore, tutto è cambiato. Ho capito subito che la volevo, quello che non avrei mai pensato che accadesse, è quanto tutto questo sarebbe diventato totalizzante. Sto aspettando il suo prossimo calore, appena accadrà, la marchierò così profondamente che non ci sarà nessun dubbio sul fatto che mi appartenga. Per questo i miei mi hanno voluto allontanare, sperano che io possa cambiare idea, ma non accadrà. Loro avrebbero voluto che mi sposassi con una ragazza di "sangue puro", per avere più possibilità di generare un altro Alpha, ma a me non importa, io voglio lei.» quanto lo invidiava in quel momento, con quanta sicurezza portava avanti i suoi sentimenti!

«Per me è diverso, anche se dovessi davvero innamorarmi di lui, non potrei mai formare un vincolo, lui è un Tao e io un Omicron, nessuno è mai riuscito a formare un vincolo. Eppure, quando sto con lui, sento ogni fibra del mio corpo che esulta e quando sento il suo odore io...» Tuama lo capiva perfettamente.

«Pensi soltanto a metterlo sotto di te e scopartelo fino a che non urli il tuo nome in tutte le lingue, giusto?» Javier sorrise, era liberatorio parlare con qualcuno di un argomento così ostico per lui.

«Se avessi frequentato altri omega, sapresti che questo è più che normale Javier, quello che lo rende speciale è l'intensità con la quale questo ti prende, non è uguale con qualsiasi Omega, credimi sulla parola. E ti invito a leggere questo. È un articolo pubblicato nella rivista medica americana Nature genetics, uno scienziato ha sviluppato una nuova teoria suoi Tao e gli Omicron, magari ha ragione... e, non preoccuparti per tuo fratello, se ne farà una ragione!» si appuntò il nome della rivista, promettendo a sé stesso di leggere l'articolo non appena avesse avuto tempo di farlo.

«Ascolta Javier, sono molti anni che non ci vediamo ma, ne abbiamo fatte tante insieme da ragazzi. Non so cosa ti abbia cambiato, ma ricordo com'eri. Sognavi di trovare un'omega come tua madre, di creare il tuo clan. Credo che, se per la prima volta ti sei sentito davvero attratto da questo ragazzo, dovresti lasciarti andare, se c'è una cosa che accomuna tutti gli Alpha è l'istinto, segui il tuo istinto, non ti tradirà. Scusa, devo rispondere, è Moira.» Tuama si allontanò per rispondere, Javier continuò a passeggiare. Lo voleva, lo desiderava con ogni cellula del suo corpo, ma lui, lui cosa provava?

Su una cosa avevano concordato, Marcus doveva restare fuori dalla loro "tresca", per lo meno per ora.



Marcus lo aveva obbligato a svegliarsi presto, per aiutarlo nei preparativi. In tutto aveva invitato una ventina di amici. Rosa aveva preparato tutto per il barbecue, carne e verdure, che sarebbero bastate a sfamare un intero battaglione. Javier si era occupato delle bibite, riservando agli adulti alcune bottiglie di un ottimo Habla Duente e, dopo il dessert, il Gran Barquero Pedro Ximéne avrebbe sciolto la lingua a un morto, sperava anche che lo avrebbe aiutato a portare dentro il suo letto Eloy.

«Marcus, aiutami a caricare la roba, dobbiamo iniziare a portarla in spiaggia, tra un ora i tuoi amici inizieranno ad arrivare, non voglio fare le cose di corsa!» Marcus si materializzò davanti ai suoi occhi, era vestito con un paio di bermuda e una canottiera, era cresciuto, ormai era un uomo, doveva smetterla di trattarlo come un bambino. Caricarono la jeep e si misero in marcia. Avevano affittato il loro pezzo di spiaggia preferito, era già più che attrezzato con tutto quello che serviva per una festa che potesse chiamarsi tale. Come aveva previsto Javier, un'ora dopo i primi ospiti iniziarono ad arrivare, il suo sguardo vagava, per non perdersi l'arrivo di Eloy. Lui si era preparato con molta cura, odiava i costumi, aveva optato per i suoi pants da bagno neri e una camicia bianca, a cui aveva rimboccato le maniche fino al gomito, lasciandola completamente slacciata. Era già abbronzato, la natura lo aveva dotato di una carnagione scura, gli bastavano un paio di lampade ogni tanto, per mantenere quell'aspetto salutare.

Eloy ci mise come sempre una vita a scegliere cosa mettersi, anche perché, al contrario di Javier, lui aveva la carnagione chiara, gli bastava una giornata di sole per riempirsi ovunque di lentiggini, ma era una festa sulla spiaggia, non poteva certo andarci senza costume! Decise per un paio di pants da bagno blu e una canottiera, del resto, quella sembrava più una giornata estiva che primaverile, erano solo le nove di mattina e c'erano già più di venti gradi. "SONO LE NOVE!", era già in ritardissimo e non voleva prendere l'auto, nel viale attiguo alla spiaggia, normalmente non c'era mai posto per parcheggiare, figuriamoci in una giornata festiva! Si precipitò fuori chiamando il servizio pubblico dall'app del suo smartwatch. In pochi minuti il mezzo elettrico arrivò. Ci mise un altro quarto d'ora per arrivare a destinazione.

Individuò la spiaggia "la hermosa", da lontano vide che la festa era già in pieno svolgimento, la musica era alta e i ragazzi giocavano a calcio sulla spiaggia, s'incamminò sul vialetto e lo vide. Javier, inondato dal sole, che rideva parlando con un altro ragazzo dai capelli rossi, rideva e parlava. Si avvicinò quasi in punta di piedi, era così bello! Fu in quel preciso istante che Javier si girò e lo vide, il sorriso che gli rivolse era lieve come una promessa fatta fior di labbra, Eloy sentì i suoi lembi fremere.

«Hey! Professorino, pensavo che non arrivassi più!» ormai era a pochi passi da lui.

«Avvocato, non manco mai a una parola data.» Tuama gli tese la mano.

«Tu devi essere Eloy, piacere, sono Tuama, il cugino di Javier e Marcus!» "la bellezza doveva essere una caratteristica di tutta la famiglia, evidentemente", pensò Eloy.

«Molto piacere, se mi scusate vado a sistemarmi e a salutare i miei ragazzi, se avete bisogno per il barbecue non esitate a chiamarmi!» lo seguirono entrambi con lo sguardo raggiungere uno sdraio poco distante.

«Toglie il fiato, fiuuu! Non mi sono mai interessati gli uomini ma, cazzo, ora capisco perché ci hai perso la testa Javier!"» Javier non rispose, ma continuò a mangiarselo con gli occhi fino a che non fu trascinato via dai suoi ragazzi. Poco dopo arrivò anche Miguel per dargli una mano a cuocere la carne.

«Quello è il Tao di cui ci avevi parlato?» Miguel lo aveva individuato dagli sguardi che continuavano a lanciarsi a vicenda.

«Già.» Miguel scosse la testa.

«Ahh, fratello, mi sa che sei fregato...» non voleva che Marcus si rendesse conto di nulla, ma non riusciva a smettere, doveva sempre sapere dove fosse. Quando lo perdeva di vista inalava profondamente, per sentirlo. Marcus lo colse di sorpresa, spuntando alle sue spalle.

«Dopo avere mangiato, stiamo organizzando un torneo, che ne dite? Ci manca una coppia.» Miguel guardò Javier.

«Ricordi vero quante coppe abbiamo vinto insieme, io e tuo fratello? Volete che vi seppelliamo nella sabbia?» Marcus si mise a ridere.

«Sì sì! Quando eravate giovani, ma ora?» Marcus scappò, dopo quella affermazione. Javier gli corse dietro, riuscendo ad assestargli un discreto calcio nel culo.

«Il dado è tratto, preparatevi!» Nel corso del pranzo, Marcus si preoccupò di presentare Eloy a Miguel. La festa stava procedendo nel migliore dei modi, nessun Omega presente aveva avuto problemi. Tuama si era occupato di mantenere i bicchieri pieni e, a fine pasto, Eloy si sentiva un po' brillo, giocare a pallavolo sarebbe stato difficile. Malgrado questo, lui e Marcus passarono il primo e il secondo turno senza alcuna difficoltà, così come Javier e Miguel. A metà pomeriggio, quando il sole stava iniziando a scendere, Marcus e Eloy si ritrovarono a giocare la finale proprio contro Javier e Miguel.

Fu quello il momento in cui Marcus prese coscienza di quello che stava accadendo tra loro, chiunque, persino un cieco, si sarebbe accorto di come si guardavano quei due! E lo facevano ormai, senza neppure rendersene conto. Quando Eloy era alla battuta, e i suoi muscoli si allungavano, lo sguardo di suo fratello lo percorreva da capo a piedi, socchiudendo le labbra. Quando si trovavano a rete a "fare muro", e i loro corpi sbattevano uno sull'altro, riusciva a sentire i loro feromoni. Ne era rimasto talmente sconvolto che, non era riuscito a dire una parola, avevano perso, voleva perdere, aveva perso. Riuscì, in qualche modo, a non fare trapelare la sua rabbia, facendo battute e complimentandosi con i suoi avversari ma, non vedeva l'ora di andarsene a casa, era così arrabbiato. Alle dieci, finalmente, iniziarono a raccogliere le loro cose e i suoi amici se ne andarono.

«Bene, direi che è ora anche per me di tornare a casa.» Eloy stava per prenotare il mezzo, quando Javier gli si avvicinò, sussurrandogli.

«Non penserai di cavartela così Eloy... ti accompagno io e, non necessariamente a casa tua.» "Eloy, non essere codardo!", ma già gli tremavano le gambe.

«D'accordo.» sussurrò di rimando.

«Javier, io e tuo fratello torniamo a casa, ho caricato la roba sulla jeep, ti lascio la tua macchina.» Tuama gli lanciò le chiavi facendogli l'occhiolino. Eloy seguì Javier e salì in auto. Javier si lanciò su di lui, il suo respiro era veloce. Allungò una mano dietro le sue spalle e lo avvolse con la cintura, Eloy quasi non respirava.

«Andiamo a casa mia, ora. Ti desidero così tanto, che potrei davvero diventare pazzo! Lo vuoi anche tu Eloy?» quella sensazione di calore umido, che aveva provato quando lo aveva bloccato sul tronco di quell'albero, tornò a farsi sentire prepotente.

«Non sono in calore, nessuno di noi due sta emettendo feromoni... eppure io... ti voglio.» mise in moto senza più dire una parola, ma non andò a casa sua, lo portò nel suo appartamento in centro, quello dove portava i suoi amanti. Avrebbe tanto voluto portarlo nel "suo" letto, ma non voleva che Marcus lo scoprisse, non in questo modo, si dimenticò solo un piccolo particolare, non lo disse a Eloy.

«Sto per aprire la porta Eloy, sei ancora in tempo... io non so cosa potrà succedere.» Eloy gli prese il viso tra le mani, fissandolo negli occhi.

«Sei la prima persona con cui ho desiderato farlo, solo... non farmi male.» era questo quello che temeva di più Javier, di non riuscire a rispondere a sé stesso. Entrarono nell'appartamento, Javier richiuse la porta alle sue spalle, si voltò lentamente, assaporando ogni istante, era già duro come una roccia. Eloy si avvicinò, lui chiuse gli occhi, mentre gli sbottonava la camicia. I suoi feromoni iniziarono a riempire la stanza, insieme a quelli di Eloy. Gli tolse la canottiera, i loro gesti si fecero più urgenti. Le loro bocche si cercavano.

«Vieni.» sembrava che avessero corso per arrivare fino al letto, i loro respiri erano così rumorosi, nel silenzio della stanza. Javier lo fece stendere sul letto e gli tolse il costume. Si accorse che il labbro, dove lo aveva morso, stava pulsando. Si chinò leggermente su di lui, con la punta delle dita percorse il suo corpo. Eloy si contorceva sotto il suo tocco leggero, era come se, dove lo stava toccando, prendesse lentamente fuoco. Se solo qualcuno glielo avesse detto, qualche ora prima, gli avrebbe dato del pazzo, ma fece una cosa incredibile per lui, allungò la mano e gli tirò giù il costume, liberando il suo membro. Era meravigliosamente pronto, lo accarezzò, facendolo mugolare. Si inginocchiò e glielo prese in bocca, Javier per poco non venne, tanto fu inaspettato quel gesto. Lo tirò per i capelli, facendogli alzare il capo.

«Per essere un vergine, ci sai fare...» Eloy si distese, allungando le braccia verso di lui.

«Non sono mai arrivato fino alla fine ma non ho mai detto di essere un santo.» questo lo rendeva ancora più desiderabile, se fosse stato possibile. Javier si distese al suo fianco, gli bloccò le braccia sopra la testa iniziando a torturare il suo corpo con la lingua. Più lo assaggiava, più era difficile per lui mantenere il controllo. Gli lasciò le mani e gli allargò le gambe, gli infilò dentro due dita, il suo orifizio era un fiume in piena, perse completamente la testa. Gli alzò le gambe e, senza lasciare il suo sguardo, si spinse dentro di lui.

«Ahhhhhh!» dolore misto a piacere, tutta la stanza gli stava girando intorno. Il suo grido riportò un po' di coscienza a Javier.

«Eloy, ora lo metto tutto.» lentamente sprofondò dentro di lui, lo baciò, mentre affondava sempre più velocemente.

«Girati.» si era ripromesso di non prenderlo da dietro, troppo pericoloso, ma era irresistibile, voleva perdersi dentro di lui.

«Non credo che sia una buona idea...» lo girò di peso penetrandolo. Sentire i suoi gemiti e le sue urla non faceva altro che aumentare la sua eccitazione. Gli afferrò entrambe le braccia tirandolo verso di lui.

«Oddio Javier io sto per veni...» gli girò la testa all'indietro per baciarlo ma, davanti al suo viso, il suo collo esposto lo stava invitando. "Devo morderlo, voglio morderlo, lui è mio!". Aprì la bocca nel momento in cui Eloy si girò verso di lui in estasi e, capendo ciò che stava per succedere, lo guardò poi chiuse gli occhi iniziando a piangere. Lo lasciò andare e si morse il braccio, mentre usciva da lui eiaculando sulla sua schiena. Crollò al suo fianco, gli ci volle qualche minuto, prima di riprendere fiato.

«Devi portare il collare quando stiamo insieme, non deve accadere mai più. Non in questo modo, non così. Dobbiamo volerlo entrambi.» Eloy non riusciva a muovere un muscolo, era stata l'esperienza più spettacolare che avesse avuto in tutta la sua vita, era completamente appagato. E Javier era stato... era meraviglioso!

«Non ho un collare, non mi era mai servito, fino ad ora.» Javier si alzò e andò in bagno, tornando pochi secondi dopo con una salvietta umida in mano. Seduto al suo fianco, si mise a pulire il disastro che aveva fatto sulla schiena di Eloy che, sorpreso dal gesto, stava quasi per alzarsi, ma Javier lo rimise giù.

«Stai fermo o combinerai un disastro!» Eloy si lasciò cullare da quei gesti così intimi.

«Ti ho fatto molto male?» Eloy era dolorante, ma il piacere che aveva provato era stato così intenso da compensare tutto.

«Sopportabile.» lo asciugò e gli sferrò una sculacciata.

«Hey!» buttò la salvietta sul mobile a fianco e si sdraiò di nuovo.

«Guardami...» Eloy aprì gli occhi, lo stava guardando con un'intensità che lo metteva a disagio.

«Non sono una persona di molte parole. Ho un carattere difficile, sono testardo, egoista a volte. Non sarà una passeggiata stare al mio fianco.» lo aveva sorpreso nuovamente, non si aspettava che fosse così diretto.

«S-stare al tuo fianco?» Javier strinse gli occhi scrutandolo.

«Perché sei stupito?» Eloy abbassò lo sguardo.

«Perché non mi ero fatto illusioni. Non pensavo che uno come te fosse interessato davvero a uno come me...» Javier annuiva silenziosamente.

«Se devo essere del tutto sincero, neppure io lo pensavo.» Eloy gli gettò il cuscino addosso, Javier lo scansò e si gettò su di lui bloccandolo con il suo peso.

«Non vuoi sapere cosa mi ha fatto cambiare idea professorino?», erano ancora nudi, averlo sopra di lui gli fece un certo effetto.

«Qualcosa mi dice che me lo dirai comunque.» gli sorrise e questo bastò a fare accelerare il suo cuore di nuovo.

«Quella luce che hai negli occhi, il tuo carattere focoso, la tua intelligenza e ultimo, ma ora non più ultimo, il tuo polposo culetto, che questa notte è diventato mio.» non gli lasciò il tempo di ribattere catturandolo in un bacio appassionato. Lo spinse, allontanandolo quel poco da poterlo guardare.

«Ti rendi conto che sarà un delirio? Tuo fratello, mio padre, la mia testimonianza, per non pensare poi al fatto che Omicron e Tao...» riprese a baciarlo poi lo strinse a sé.

«Il mio lavoro mi ha abituato ad affrontare i problemi uno per volta, di solito funziona. Nella mia vita ho sempre cercato solo relazioni superficiali, ma ora ho capito che, in realtà non avevo ancora conosciuto la persona giusta, non ti lascerò scappare così facilmente, mia piccola torta di mele alla cannella...» ed era tutto vero, per la prima volta nella sua vita aveva provato un sentimento completo, si era sentito a casa.

Nessuno dei due aveva espressamente parlato d'amore, quasi per non spezzare quell'incanto che si era venuto a creare tra loro, ma tutto parlava d'amore, i loro sguardi, la passione che esplodeva ad ogni piccolo tocco, il tono delle loro voci. Si addormentarono abbracciati alle prime luci dell'alba, passarono l'intera giornata tra il letto e il divano, parlando delle loro vite, dei loro sogni. La sensazione era quella di essersi ritrovati, come se si fossero già conosciuti in un'altra vita. La gioia di Eloy era raddoppiata dal fatto che, il tutto era accaduto senza che nessuno dei due avessi sprigionato feromoni, la certezza che si volessero a prescindere dall'istinto, era per lui una prova ulteriore di essere realmente desiderato, lui, e non i suoi feromoni.

«Ti accompagno a casa, non che ne abbia voglia, ma entrambi domani dobbiamo tornare al lavoro e, se ti tengo qui, non credo che nessuno dei due ci possa riuscire.» doveva lasciare quella bolla dorata, sapeva che sarebbe successo, ma non si aspettava che l'ansia all'improvviso si impadronisse di lui. Andò in camera a prendere le sue cose, senza quasi rendersene conto, nella sua borsa ci finirono anche, in ordine di apparizione: le mutande usate da Javier, una maglietta e infine un asciugamano usato da entrambi. "ma cosa sto facendo!?", stava per farsi prendere dal panico quando Javier entrò nella stanza.

«Non preoccuparti, prendi quello che vuoi.» Eloy forse ne sapeva meno di lui di quello che era o non era normale per un omega.

«Scusa io non so che cosa mi stia succedendo, io...» Javier lo abbracciò sprigionando un po' dei suoi feromoni, Eloy si calmò immediatamente.

«Non preoccuparti, l'ho visto fare a mia madre un centinaio di volte.» Eloy gli rivolse uno sguardo interrogativo.

«Visto fare cosa?!» non riusciva a capirci più nulla.

«Lo insegni anche a scuola... non stai prendendo del materiale per il nido?» "O mio Dio!", ecco cosa stava facendo!

«A quanto pare non ti era ancora successo, un'altra prima volta solo mia.» lo accompagnò a casa senza smettere di sorridere neppure un attimo, la vita poteva essere meravigliosa.



Eloy faticò a prendere sonno, ci riuscì solo mettendo sul letto, accanto a lui, tutta la roba che aveva "rubato", il suo odore lo confortava, per la prima volta nella sua vita accettare quell'aspetto della sua natura non gli stava costando fatica, anzi, si sentiva completo ed era una sensazione inesplorata per lui.

Javier si ritirò nella sua dependance senza passare da casa, voleva mantenere solo per sé quell'allegria che aveva raccolto, quella consapevolezza di non essere più solo. In pochi giorni aveva scoperto quanto gli mancasse avere un compagno, e lo aveva scoperto grazie a Eloy. Dalla tasca dei suoi pantaloni uscì il biglietto dove si era appuntato il nome della rivista che Tuama gli aveva indicato. Si fece una doccia veloce e accese il computer digitando "Nature genetics", il sito della rivista scientifica era il primo della lista. Entrò nel sito e digitò "Omicron e Tao", ne uscì una lista di articoli, uno in particolare attirò la sua attenzione, "Ultime teorie per un vincolo stabile", doveva essere quello l'articolo a cui si riferiva Tuama. Lesse l'articolo, il professor Aaron Turcotte, in realtà, ne esponeva varie di teorie, ma quella che sosteneva maggiormente, era quella del doppio morso. Alla fine dell'articolo c'era la sua e-mail. Decise di scrivergli, ne venne fuori una e-mail decisamente lunga, nella quale descriveva, con dovizia di particolari, tutto quello che era successo tra lui e il suo Tao, le parole con cui la concluse, sorpresero anche lui; "vorrei provare a creare un vincolo con lui.", non male, per uno che fino alla settimana prima cambiava compagno come se fosse un fazzoletto usa e getta,



Javier si svegliò appositamente presto e, come prima cosa, mandò un messaggio a Eloy.

Ø Sveglia pigrone, ti sei ripreso? – era come se lo vedesse davanti a sé, tra il sonno e la veglia con un mezzo sorriso leggendo il suo messaggio.

v Avvocato non mi fare perdere tempo, tra mezz'ora devo essere per strada, comunque mi sono già più che ripreso, sono ancora piuttosto giovane e in forma, non te ne sei accorto? – "e flessibile", accipicchia se se n'era accorto!

Ø Volevo augurarti buon lavoro e dirti che aspettare fino a domani sarà una tortura per me, mi sei mancato nel mio letto. – aveva dormito sì e no cinque ore, la cosa era reciproca.

v Guarda che giovedì mi hai promesso una cena lussuosa e non intendo mangiarla sopra il tuo letto! – in realtà poco gli interessava dove e come, l'importante era rivederlo, poterlo toccare, ascoltare e, perché no, anche annusare.

Ø Piccola sanguisuga, avrai la tua cena lussuosa, e anche il resto! – Eloy scoppiò a ridere.

v Fammi andare o arriverò tardi, c'è gente che lavora per vivere! – Javier, se gli fosse stato vicino, a questo punto lo avrebbe fatto arrivare tardi sicuramente.

Ø Ci sentiamo stasera, buona giornata prof. – avrebbe voluto già chiamarlo amore, avrebbe voluto già dirgli quanto voleva farlo suo, ma non voleva spaventarlo, avevano tutto il tempo per fare le cose con tranquillità.

Arrivò a scuola con un paio di minuti di ritardo, anche senza volere, sprizzava felicità da tutti i pori. Si dimenticò persino di mangiare. Fu mentre si stava spostando nell'aula dove avrebbe avuto le ultime due ore, che li sentì. Si era fermato a prendere un caffè, all'ala bar robotizzata. Dietro la colonna, un capannello di studenti si era fermato a parlare rumorosamente. Una delle ragazze, stava chiedendo a qualcuno se Javier fosse o meno fidanzato, si avvicinò leggermente, appoggiandosi nell'angolo opposto, senza farsi vedere, o almeno credeva. Ma qualcuno lo vide eccome, Marcus era l'opponente della ragazza e, dopo avere intravisto Eloy, istintivamente rispose.

«Mio fratello fidanzato? Non se ne parla!» "bene non sospetta nulla", pensò Eloy.

«Perché dici così Marcus? Mi sembra un uomo molto serio e affidabile e, alla sua età, sarebbe ora che si trovasse un buon omega!» "eccomi!", avrebbe voluto esclamare Eloy

«Guarda, per ora non credo che abbia ancora intenzione di fermarsi con qualcuno, riprova ne è che, dopo la nostra festa, invece di venire a casa se n'è andato a passare la notte nel suo "pollaio"», "ti sbagli, eravamo a casa...", pensò Eloy

«"Pollaio?"» chiese la ragazza

«Sì, quando vuole conquistare qualcuno non lo porta mai a casa, lo porta nel suo appartamento in centro, l'ha comprato appositamente per farci i suoi comodi! Porta lì le sue prede, dopo averle catturate!» Eloy si sentì mancare, "pollaio, prede?", quindi anche lui non era diverso dagli altri, era stato una semplice diversione! Iniziò a camminare in trance passando di fronte a Marcus.

«Professor Blanco! Buongiorno, si è ripreso dai festeggiamenti?» era certo che lo avesse sentito, era sbiancato! Si sentì soddisfatto, stava soffrendo almeno quanto lui. Non resistette, voleva affondare ancora di più la sua lama.

«Prof? Per caso non si sente bene? Il suo viso è bianco come un lenzuolo!» Eloy si girò verso di lui, sorridendo forzatamente.

«Non è nulla, mi sono dimenticato di mangiare, probabilmente un calo di zuccheri. Ci vediamo tra dieci minuti in classe.» tenere quella lezione fu devastante, non riusciva a mantenere la concentrazione per più di due minuti di seguito. Guardò sollevato i suoi alunni mentre uscivano dalla classe, finalmente sarebbe rimasto da solo. Aspettò qualche minuto poi, le lacrime incominciarono a scendere silenziosamente. Marcus decise di tornare indietro fingendo di essersi dimenticato qualcosa, per godere ancora un po' della sua faccia sofferente però, quando stava per entrare nella stanza, dal vetro lo vide, stava piangendo. La sua mano si ritirò immediatamente rendendosi improvvisamente conto di ciò che aveva fatto, il senso di colpa lo colpì allo stomaco, non trovò di meglio che andarsene. Quando aveva agito, non aveva pensato davvero a cosa sarebbe potuto accadere, lo aveva fatto d'impulso, lo aveva fatto per sé stesso, non aveva pensato che avrebbe potuto ferire anche suo fratello oltre a Eloy!

Eloy avrebbe rivisto Javier la sera successiva, non voleva spiegazioni, voleva solo gridargli tutto il suo disprezzo. Si scambiarono qualche battuta quella sera, finse di essere assonnato per non dilungarsi. Così come il mattino successivo, finse di avere un impegno per poter evitare di parlargli più del necessario. Javier lo passò a prendere verso le nove, fece un grande sforzo per non fargli sospettare nulla. Aveva prenotato al FreneZy, sicuramente non sarebbe riuscito a godersi la cena.

«Hey, sembri stanco, hai avuto una giornata pesante?» il cameriere li interruppe per prendere l'ordinazione delle bevande. Javier ordinò uno dei vini più costosi.

«Sì, diciamo che ho avuto una giornata piena.» aveva prenotato un tavolo appartato, se non avesse avuto l'inferno dentro, quella sarebbe stata probabilmente una cena indimenticabile.

«Il ristorante è di tuo gusto?» Eloy strinse gli occhi scrutandolo.

«Le porti sempre qui le tue conquiste?» Javier non sospettava di nulla, anzi, quell'aspetto pungente di Eloy gli piaceva.

«Solo quelle che se lo meritano.» ammiccò sorridendo. Fu prima del dolce che iniziò a sospettare che qualcosa non stesse andando per il verso giusto.

«Hai detto sì e no cinque parole tra una portata e l'altra. C'è qualcosa che non va?» Eloy non aspettava altro.

«Javier, dopo che dici, andiamo a casa tua?» Javier non vedeva l'ora di stringerlo ancora tra le sue braccia.

«Certo! Non credevo che fossi dell'umore giusto, mi rendi felice!» Eloy raccolse i pensieri che correvano veloci nella sua mente.

«E dimmi, Javier, andremo a casa tua o nel tuo "pollaio"?» Javier posò il cucchiaino nel piatto. Voleva parlargliene dopo, spiegargli il perché non lo avesse portato a casa sua, ma era arrivato tardi, qualcuno gliel'aveva già detto e poteva immaginare chi fosse, solo Marcus era a conoscenza dell'appellativo che aveva dato al suo appartamento in centro.

«Ho dovuto portarti lì, anche tu non vuoi che Marcus di accorga di noi o sbaglio?» non faceva una piega, ma non glielo aveva detto e questo faceva di lui un colpevole.

«Ma mi hai fatto credere che quella fosse casa tua o sbaglio? Invece scopro che quello è l'appartamento che usi per scopare. Bene, mi hai scopato e questa sera mi hai pagato un buon pasto, direi che siamo a posto.» Eloy si alzò e fece per andarsene, Javier gli afferrò il polso. Eloy prese in mano il bicchiere colmo di vino, lanciandone il prezioso contenuto sulla faccia di Javier e scappò, lasciandolo attonito e fradicio con gli occhi della sala addosso.

«Cazzo!» Javier si asciugò il viso, fece in tempo a scorgere, con la coda dell'occhio, Eloy uscire di corsa dal locale. Il cameriere gli si avvicinò, ma lo sguardo che gli lanciò lo fece desistere da fare o dire qualsiasi cosa. Come si conviene a tutti i momenti difficili della vita, il suo telefono si mise a squillare insistentemente.

«Sì!» non era neppure riuscito a guardare chi fosse, era già molto che avesse risposto, in quel momento.

«Brutto momento?» Miguel aveva sentito che il tono di voce con cui gli aveva risposto non era di certo amichevole.

«Miguel, non saprei come definire questo momento. Vediamo... sono passato da "è la più bella cena della mia vita" a "oggi è il giorno peggiore della mia vita". Sono passato da "che buono che è questo vino costosissimo" a "quanto cazzo brucia se arriva dritto negli occhi", vuoi che continui? – era così sconvolto che non sapeva cosa fare, avrebbe dovuto corrergli dietro? Beh, tempismo zero, ormai doveva essere lontano. Doveva chiamarlo?

«Sono a pochi passi da casa tua, ti aspetto qui, raggiungimi appena puoi.» forse fare due chiacchiere con Miguel gli sarebbe servito.

«Dammi un quarto d'ora.» pagò il conto e, come annunciato a Miguel, poco dopo era a casa. Non parlarono di quanto accaduto, fino a che non si fu lavato e infilato dentro una comoda tuta. Miguel, che si sentiva come a casa sua, aveva preparato sul tavolo della cucina patatine e birra.

«Eloy. Siamo stati insieme, la notte e il giorno dopo la festa in spiaggia. L'ho portato al "pollaio" spacciandolo come "casa mia". Non so perché, ma non me la sentivo di dirgli che quella era la mia "garçonnière", volevo solo proteggere Marcus, anche lui non voleva fargli sapere! E che cazzo! Non capisco perché si sia incazzato in quel modo!» Miguel finì di bere la prima birra e ne aprì un'altra.

«E tu non gli sei corso dietro?» Javier scosse il capo.

«E non hai provato a chiamarlo o a scrivergli in chat?» di nuovo scosse la testa.

«Ok. Ormai la cazzata l'hai fatta. Passiamo al quesito numero due. Quanto ci tieni a Eloy?» su questo Javier non aveva alcun dubbio ormai.

«Tanto da avere pensato a come creare un legame.» questa volta fu Miguel a scuotere la testa.

«Allora mi sa che dovrai impegnarti un po' di più. Ora devi riuscire a convincerlo che fai sul serio. Cosa gli piace al tuo omega?» già, cosa piaceva al suo omega?

«Non ne ho la più pallida idea!» Javier si rese conto di quanto poco conoscesse Eloy.

«Allora dovrai trasformarti in detective e scoprirlo. Gli piacciono i dolci? Scopri qual è il suo preferito e regalagliene una valanga! Infilaci dentro le tue scuse più sentite, arriva ad umiliarti e forse, dico forse, ti perdonerà e vivrete felici e contenti pieni di marmocchi.» figli, non ci aveva ancora pensato seriamente ma...

«In quanto a me, mi preoccuperò di consolare la folta schiera di uomini e donne che hai lasciato. Le relazioni non fanno per me, lo sai.» continuarono a parlare di loro fino a tardi. Infine, entrambi sbronzi, si addormentarono sull'enorme divano di Javier. Il mattino successivo Javier si alzò con un mal di testa colossale, Miguel era già andato via, il messaggio che gli aveva lasciato sul computer-home diceva pressappoco "indaga e va a riprendertelo, fammi sapere come va". Erano appena le sei e trenta, si precipitò nella cucina della casa principale e prese la colazione di suo fratello. Entrò nella sua stanza con il vassoio in mano. Marcus stava ancora dormendo. Resistette all'impulso di svegliarlo con una sonora pacca nel sedere, ma non a fargli prendere uno spavento. Accese la radio mettendo la musica al massimo. Marcus si alzò a sedere sul letto senza capire cosa stesse succedendo, per poco non gli venne un colpo quando, girandosi verso l'impianto stereo, vide suo fratello lì in piedi. Javier abbassò il volume.

«Ti ho portato la colazione, un gesto carino no?» "ha scoperto tutto", non sapeva come, ma doveva essere successo proprio questo.

«Ti ho portato un toast alla francese e un cappuccino con latte di soia, mangia, ne avrai bisogno.» il suo primo impulso fu quello di scoprirgli le natiche e sculacciarlo, fino a che il suo sedere fosse diventato viola. Ma sapeva bene che sarebbe servito soltanto a sfogare la sua rabbia rendendo suo fratello ancora più convinto del suo grande amore per Eloy. Marcus fece colazione, mentre Javier verificava gli impegni della giornata, collegandosi al suo computer dal suo smatphone.

«Grazie, a cosa devo questo gesto carino ma inconsueto?» era inutile girarci intorno, se lo aveva scoperto lo aspettava una litigata furiosa, e suo fratello, quando si arrabbiava, era davvero una furia.

«Hai giocato sporco, ma del resto me la sono cercata, anch'io ti ho tenuto nascoste le mie intenzioni con Eloy.» Marcus era esterrefatto, suo fratello gli stava parlando come se lui fosse un suo pari, questa era una novità inaspettata.

«Sì, ci sono rimasto piuttosto male quando ho capito che tra voi due c'era qualcosa.» Javier si sdraiò sul letto in fondo ai suoi piedi e continuò.

«Ok, mi tiro indietro. È giusto, hai la precedenza, lo lascio a te. Del resto tu lo ami...» Marcus assentì.

«Certo, avrai qualche difficoltà quando entrerà in calore, ma se starete attenti non dovresti sentirti male. Stai sempre attento che continui a prendere i suoi inibitori, mi raccomando. E quando riuscirai a metterlo incinta, ti aiuterò a trovarti un lavoro decente, perché immagino che Eloy voglia dei figli a breve, visto che è alla soglia dei trent'anni. E se avrai bisogno di sostegno con papà e mamma, io ci sarò.» "basta, ho capito!", Marcus si sentì uno stupido ragazzino, sarebbe stato mille volte meglio se lo avesse sgridato.

«Se sei davvero innamorato di lui, per quale motivo l'hai portato nel "pollaio"?» Javier si rimise seduto.

«Non volevo ferirti, volevo avere il tempo per capire se tra me e lui poteva davvero funzionare, poi te l'avrei detto.» Marcus si sentì davvero stupido e si lanciò tra le sue braccia piangendo.

«M-mi dispiace tanto! Ho combinato un casino!» Javier lo strinse a sé, quanto gli voleva bene a quel monello!

«Hey, hey! Smettila di piangere, non è successo nulla di irreparabile, sempre se tu mi aiuterai a risolvere le cose, lo farai?» si staccò da lui annuendo energicamente.

«Qualsiasi cosa io possa fare la farò!» aveva bisogno di conoscere di più su Eloy e solo lui poteva aiutarlo.

«Devi raccontarmi tutto quello che conosci su Eloy. Devo capire cosa posso fare per riuscire a farmi perdonare.» parlarono ancora per una buona mezz'ora e, quando Javier uscì dalla sua stanza, aveva un quadro preciso su cosa avrebbe potuto fare per riuscire a riconquistarlo. Mentre andava al lavoro ricevette una mail, era del Professor Turcotte, e l'oggetto era "Il vincolo si può creare".

OBLIVION - LA STORIA DI JAVIER E ELOYDove le storie prendono vita. Scoprilo ora