10.

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Prima sentii una squillante voce femminile, che dopo aver pronunciato il mio nome urlò per conferma, in un forte accento: -Parlo proprio con lei?- Erano le tre di mattina, sono stato segliato nel pieno del mio sonno, la mia mente era incapace di connettere. Tra le lenzuola si sentiva ancora l'odore di Namjoon. La donna chiese di nuovo:
 - Allora è lei, Kim Seokjin in persona, sicuro?
-Sicuro,- risposi. Era il mio nome, anche se pronunciato così sembrava tutt'altra cosa. Per qualche istante si sentì un rumore fortissimo, allontanai il telefono dall'orecchio in attesa di sentire la voce di Taehyung, solo lui poteva chiamarmi dalla Grecia. A parlare però non fu lui, fu Suga.
- Taehyung ti avrà parlato di me, vero?
Risposi di si.

La sua voce giungeva lontana, deformata da quel dispositivo, eppure la sua tensione si percepiva bene. Una sottile angoscia, si diffuse anche nella mia stanza, svegliandomi di colpo, come se mi avessero buttato un secchio di acqua ghiacciata addosso. Mi misi a sedere sul letto e strinsi il telefono.
-Non posso parlarti con calma, è difficile avere campo in questa isola greca, la linea potrebbe cadere da un momento all'altro. Scusami se salto le formalità, ti spiegherò subito di cosa si tratta.
-Mi dica.
-Potresti venire qui?
-Lì in Grecia?
-Si, il prima possibile.
-Si tratta di Taehyung? Gli è successo qualcosa?
Restò in silenzio per un po'
-Non lo so ancora. Ma credo gli farebbe piacere
-Credo?
-Non posso spiegarti così al telefono. La linea potrebbe cadere in qualsiasi momento e inoltre si tratta di una questione molto delicata, vorrei parlarti di persona. Non preoccuparti, provvederò io alle spese del viaggio. Tu cerca solo di prendere un aereo per la Grecia il prima possibile, senza preoccuparti del costo, prendi un biglietto di prima classe se necessario, qualsiasi cosa.

Qualche giorno più tardi sarebbe ricominciata la scuola e avrei dovuto sbrigare qualche faccenda prima di rientrare, ma Taehyung era decisamente più importante.
-Verrò,- dissi. - Ma dov'è che dovrei venire?
Mi disse il nome dell'isola. La annotai su un post-it che avevo sul comodino. L'avevo già sentita nominare.
-Atterra ad Atene e poi prendi un altro aereo per Rodi, da lì prende il traghetto per arrivare qui. Ci sono solo due navi al giorno, una di mattina e una di sera, mi farò trovare al porto a quegli orari. Allora, verrai?
-Si, l'unica cosa è che..- stavo per proseguire quando la comunicazione si interruppe di colpo, come un auto in corsa che va a sbattere contro un muro. Poi vi fu il suono stridulo insopportabile di prima. Aspettai qualche minuto sperando ritornasse la linea. Rassegnato, lasciai il telefono in stanza e bevvi un bicchiere di americano ghiacciato, mi appoggiai al tavolo, cercai di fare ordine nella mia testa.
Non c'era altra scelta, sarei dovuto partire per la Grecia.

Tirai fuori il passaporto e verificai che fosse ancora valido. Presi tutti i soldi che avevo in casa, la carta di credito e mi scrissi di prelevare altri soldi l'indomani mattina al bancomat. Infilai in un borsone alcuni vestiti, e cose che avrebbero potuto servirmi. Aggiunsi due romanzi. Dopo un po' di indecisione misi anche il costume, magari si sarebbe risolto tutto e avrei potuto godermi il mare.
Finiti i preparativi mi misi di nuovo a letto. Erano le quattro, avrei potuto dormire ancora un po'. Ma ovviamente non ci riuscii. Quel rumore stridente era ancora nelle mie orecchie e mi scuoteva tutto il corpo, come se fosse nel mio sistema nervoso.

Scesi dal letto, bevvi un altro ice americano. Mi sedetti e cercai di ricordare ogni parola della conversazione con Suga. Le sue frasi erano state enigmatiche, ambigue, vaghe, potevano avere varie interpretazioni. Di cose concrete, ne aveva dette solo due, le scrissi su un pezzo di carta.

1) A Taehyung è successo qualcosa. Ma lo stesso Suga non sa dire che cosa.
2) Devo andare lì il più presto possibile. Suga pensa che Taehyung lo vorrebbe.

Il mattino seguente, all'alba, presi la metropolitana e arrivai all'aeroporto internazionale di Incheon. Scoprii che non ci sono voli diretti per la Grecia. Riuscii a prendere un biglietto in prima classe per Amsterdam, da lì avrei preso una coincidenza con Atene e sempre con una coincidenza  sarei arrivato a Rodi. Il personale dell'aeroporto avrebbe provveduto a prenotare anche quelli. L'itinerario non si presentava molto problematico, e dal punto di vista dei tempi era la soluzione migliore. Al ritorno avrei pensato dopo. 
Alla partenza mancava un po' di tempo, quindi feci un'abbondante colazione, prelevai dei soldi e poi li cambiai in euro. Cercai qualche informazione sulla Grecia su internet. A parte qualche nozione elementare di storia antica, non sapevo niente su quel paese. In vita mia non ero mai stato sfiorato dal pensiero che un giorno sarei potuto andare in Grecia. Mai, fino a quella mattina alle tre.

il ragazzo del satelliteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora