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Nella primavera dei suoi ventuno anni, Taehyung si innamorò veramente per la prima volta. Un'amore così travolgente che spazzò ogni cosa, lacerando e distruggendo tutto. fu un amore immenso, straordinario anche se la persona di cui si era innamorato aveva dieci anni in più di lui, era sposata ed era un uomo

In quel periodo Taehyung stava lottando con tutte le sue forze per diventare uno scrittore di professione. Sapeva benissimo che in questo mondo ci sono infinite possibilità, ma per Kim Taehyung non vi era altra strada praticabile se non diventare scrittore. Quella convinzione era più dura delle rocce e non lasciava spazio a compromessi.
Dopo essersi diplomato in un liceo della città di Daegu, si era iscritto alla Facoltà di Lettere di una piccola università a Seoul.
Tuttavia era evidente che non si trattava di una scuola adatta a lui. La mancanza di fantasia e personalità, insieme all'inutilità pratica- almeno per quanto riguardava i suoi obbiettivi- che caratterizzavano quell'università, gli tolsero subito qualunque illusione. Gli studenti erano di una noia, di una banalità senza scampo. Per questa ragione, prima di passare al terzo anno, decise di ritirarsi, chiudendo per sempre la carriera universitaria. Era giunto alla conclusione che stare in un posto del genere fosse per lui solo una perdita di tempo.

Detto in sintesi, Taehyung era un'inguaribile romantico, testardo e cinico, completamente inesperto della vita e del mondo. Una volta cominciato a parlare, poteva continuare anche all'infinito, ma quando l'interlocutore non gli andava molto a genio, praticamente la maggior parte del genere umano, non si azzardava ad aprire bocca. Fumava tanto, troppo. Se colto dall'ispirazione, si scordava di tutto, anche di mangiare, infatti era davvero magro, e aveva gli occhi perennemente spalancati.

Il nome dell'uomo di cui si innamorò Taehyung era Suga. O almeno è così che lo chiamavano tutti. Era di nazionalità giapponese, ma il giapponese non lo parlava per niente, almeno fin quando non decise di studiarlo intorno ai venticinque anni. Era nato e cresciuto in Corea, aveva frequentato un conservatorio in Francia, di conseguenza parlava fluentemente oltre al coreano, anche l'inglese e il francese. Era sempre vestito con grande stile e guidava una Mercedes Benz nera.

La prima volta che incontrò Suga, Taehyung gli parlò dei romanzi di Murakami, aveva avuto molti idoli letterari che cambiavano nel tempo, ma lo scrittore che lo aveva accompagnato sin dall'adolescenza, rimaneva una costante. Gli parlò del romanzo 1Q84 che stava leggendo proprio in quel periodo, e di come si immedesimasse nel personaggio di Tengo, lui stesso scrittore.

Suga sembrava seriamente interessato, e anche se non sapeva che tipo di scrittore fosse, promise a Taehyung che prima o poi avrebbe letto qualche sua opera. Poi passarono a parlare della musica del più grande e infine accennarono all'anniversario del lancio dello Sputnik che cadeva proprio in quel giorno.

Da allora Taehyung ribattezzò Suga come "il ragazzo del satellite"

Taehyung e Suga si ritrovarono seduti allo stesso tavolo, l'uno accanto all'altro, al matrimonio di una sua lontana cugina. Suga non entrò nei particolari, sembrava che si trovasse lì perché aveva dato lezioni di piano alla sposa, o almeno qualcosa del genere. Nel momento in cui Suga lo sfiorò per sbaglio durante un'accesa discussione, lui si innamorò immediatamente. Fu questione di un attimo, la definì una "rivelazione divina".
Per questo, almeno in un primo momento, che fosse un uomo, non gli sembrò un problema.

In quel periodo Taehyung aveva preso in affitto a Yonsan, in pieno centro di Seoul, una monocamera, dove viveva con pochi mobili e tanti, tantissimi libri.
Si svegliava verso mezzogiorno, e intorno all'una faceva una passeggiata lungo il fiume Han, con una lentezza tale che sembrava si stesse per dirigere al patibolo. Quando c'era il sole, si sedeva su una panchina, mangiava un panino e fumava sigarette mentre leggeva. Se invece il tempo non era buono, andava in un piccolo bar e sprofondava in un puff logoro su cui ormai era scritto il suo nome e poteva sedersi solo lui, immergendosi nella lettura. La sera, ordinava da qualche fast food e beveva una birra scadente del supermercato.
Verso le dieci si sedeva alla scrivania, con davanti solo una grande tazza (un mio regalo) di caffè nerissimo, un pacchetto i Marlboro rosse, un bicchiere di plastica con un po' d'acqua che fungeva da portacenere e il computer con la pagina di word aperta.
A quel punto spegneva il cellulare e nella stanza calava un silenzio irreale. La sua mente era limpida e sentiva di avere tante cose da scrivere. Poteva andare avanti a scrivere a lungo senza interruzioni. L'angoscia di non riuscire a scrivere era un problema che non gli riguardava. Era davvero bravo a trasformare in scrittura tutte le cose che gli affollavano la mente. Il problema di Taehyung invece, era che scriveva davvero troppo, e soprattutto che non riusciva a distinguere nei sui racconti, ciò che era superfluo e ciò che era fondamentale.

Nel weekend si presentava al mio appartamento con un borsone pieno di fogli zeppi di parole. Anche se avevo due anni in più di lui, io e Taehyung avevamo molto in comune. Entrambi amavamo i libri ed erano davvero essenziali come l'ossigeno. Spesso cercavamo un posto tranquillo e ci immergevamo nella lettura, divorando libri interi in poche ore.
Leggevamo di tutto, qualsiasi cosa che potesse suscitare in noi uno stimolo intellettuale. Non avevo mai incontrato prima una persona che leggesse così tanto e con così tanta passione e profondità.
Mi laureai nello stesso anno in cui lasciò l'Università, ma nonostante questo lui si presentava ogni fine settimana nel mio appartamento.
I "romanzi" che Taehyung mi faceva leggere non erano così orribili come credeva. Certo alcune frasi non cozzavano per niente con altre, e alcune volte la tristezza e l'angoscia che rifletteva nei racconti era senza controllo, eppure, anche se con tutti quei difetti, le cose che scriveva riuscivano a trasmettere davvero bene, tutto quello che provava.
Ogni sabato pomeriggio si presentava davanti la mia porta dicendo con fare teatrale - ho la testa piena di cose che voglio scrivere, è un magazzino talmente pieno di roba che è tutto incastrato, capisci Jin eh? - per poi buttarsi sul divano. E io, dopo aver letto pazientemente tutti i testi mentre prendeva e beveva gli alcolici della vetrinetta sopra il divano, gli ripetevo:
-tutto quello di cui hai bisogno è tempo ed esperienza, sono sicuro che riuscirai a tirare fuori tutta quella roba dal magazzino e risistemarla.
Poi una volta totalmente ubriaco mi parlava dell'amore, e che per quegli 'stupidi libri' non aveva mai avuto l'occasione di innamorarsi.

Circa sei mesi dopo, si innamorò in modo irreparabile del "ragazzo del satellite"

il ragazzo del satelliteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora