L'amore che non ti aspetti. (Lena e Louis) di cerbiatta90

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L'aria gelida della notte mi fa rabbrividire ed io istintivamente mi stringo nel mio cappotto, alla ricerca di un po'di calore. Immagino che forse sarebbe stato meglio restare a casa, magari ascoltare della buona musica oppure guardare un film, ma quel silenzio iniziava ad innervosirmi, cominciava ad essere soffocante.

Sto bene da sola, lo sono sempre stata e sono fiera di questo. Ho sempre pensato che la mia felicità dipendesse solo da me, quindi ho sempre fatto in modo di bastarmi, di non avere mai bisogno di nessuno. Non è da tutti stare bene con se stessi ed io mi ritengo maledettamerrte fortunata.

Poco mi importa se stasera non ci sarà alcun appuntamento romantico, se nessuno mi sussurrerà parole dolci guardandomi negli occhi, se nessuno mi stringerà cosi forte da farmi mancare il fiato.

San Valentino, la festa degli innamorati, è una cosa della quale posso fare a meno, devo farne a meno.

Eppure non posso negare a me stessa che questo giorno è diverso dagli altri, che essere circondata da persone innamorate per un momento mi ha fatto desiderare di sentire qualcosa in più, di concedermi la possibilità di provare quello che tutti cercano ostinatamente, come se non si potesse vivere senza.

Ma io so che si può vivere comunque, che si può vivere anche senza amore; è quello che faccio da sempre e non me ne sono mai pentita, neanche quando quel ragazzo dagli occhi blu era sul punto di trascinarmi in quel fuoco che tanto mi spaventa.

Quel fuoco non fa per me, perché è qualcosa che potrebbe distruggermi, qualcosa di così grande che non saprei gestire ed io semplicemente voglio troppo bene a me stessa per permetterlo.

Ecco perché mi sono sempre accontentata, perché non ho mai voluto nient'altro se non un rapporto puramente fisico, in cui non c'è spazio per il cuore o per i sentimenti.

Nonostante i giudizi, nonostante non tutti approvino le mie scelte, questa è la mia vita e decido io per me; non mi importa degli altri e sono felice, devo esserlo.

Quando arrivo nel bar, quasi mi precipito dentro, nella fretta di trovare riparo dal freddo; non mi sorprendo di trovare un'atmosfera distesa, una musica più lenta del solito e le luci soffuse, a beneficio delle tante coppie che affollano il locale.

Raggiungo il bancone a passo spedito, e sfilandomi poi il cappotto una volta aver trovato uno sgabello libero.

"Una birra." Ordino alla cameriera, senza neanche darle l'opportunità di parlare, e credo che lo apprezzi visto che mi rivolge un leggero sorriso.

"Londra è grande ma anche piccola." Mi giro di scatto, riconoscendo immediatamente la voce dell'unica persona che avrei preferito non incontrare. I miei occhi scuri trovano immediatamente i suoi azzurri, limpidi e maledettamente belli.

Non so quante volte questi occhi azzurri si sono scontrati con i miei, quante volte ci siamo guardati come se non sopportassimo la presenza l'una dell'altro, quante volte mi sono sentita giudicata, quanto è stato difficile nascondere le ferite a questo sguardo penetrante; eppure tutti questi ricordare sembrano non importare, sembrano non avere alcun effetto su di me, sul mio cuore che invece sembra ricordare quell'unica volta in cui questi occhi mi hanno guardata in modo diverso, come se fossi qualcosa di importante, come se fossi qualcosa di raro.

Istintivamente stringo i denti, volendo mettere un freno a quelle emozioni che vorrei poter cancellare, che vorrei non sentire cosi prepotenti invedermi, ma che sembrano essere marchiate nella mia testa, sulla mia pelle, dentro di me.

Basta, basta, basta; è quello che continuo a ripetermi, cosi come ricordo a me stessa che non posso cercare altro, che quel sentimento è dannatamente troppo, che permettere a qualcuno di avvicinarsi potrebbe farmi solo del male.

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