~°capitolo 1 - La dimora delle Farfalle°~

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L'aria era fredda, e il buio incombeva su tutto il paesaggio, formato da Farnie maestose che dominavano il bosco.
Il ragazzo camminava a passo spedito, i suoi occhi verde menta erano come persi nel vuoto, intenti a guardare il basso.
La gamba destra sembrava pulsare dal dolore, era ferita per colpa della missione che aveva appena dovuto affrontare e per colpa di essa il ragazzo zoppicava affannosamente, inoltre aveva dei graffi profondi anche in volto e sul braccio destro, che colavano di rosso sangue caldo, il quale faceva ticchettii una volta scontratosi col suolo.

Pensò alla piccola battaglia dell'ora precedente, era stata contro un demone semplice, una luna demoniaca calante, ma questa volta la battaglia era andata diversamente dalle altre volte;
negli ultimi giorni il giovane pilastro era distratto, e non riusciva a staccarsi dal suo "mondo dei sogni".
Non c'era nessuna spiegazione logica del perché di questi strani avvenimenti.
Mangiava di rado, e respirare utilizzando la concentrazione assoluta stava diventando un gran peso per lui.

Una ciocca ribelle scivolò da dietro il padiglione auricolare, andando a finire sopra la sua spalla, essa però venne immediatamente ricacciata in dietro con uno sbuffo.
Muichiro Tokito, il pilastro della foschia, si stava dirigendo alla Dimora delle farfalle, così che la padrona della villa, Koucho Shinobu potesse curarlo.
Muichiro considerava la ragazza un'ottima dottoressa, e si fidava delle sue cure.

Girò a destra, e una fitta prese a tormentare ancor di più la sua gamba già in precedenza zoppicante.
Delle luci giallastre in lontananza gli fecero capire che era quasi arrivato alla meta, perciò, seppure a stento, avanzò ancora più velocemente.

Il ragazzo bussò per due volte alla porta di legno, il giardino alle sue spalle era popolato da farfalle esotiche di ogni tipo, che svolazzavano intorno agli occhi del ragazzo.
Egli però, le scacciò via spazientito.
Dei passi leggiadri al di là della porta di legno, fecero capire a muichiro, che shinobu stava arrivando.
<<oh, Tokito san... sei ferito?>>domandò la ragazza non appena aprì la porta, trovando, con sua sorpresa Muichiro intento a scacciare farfalle, ma non appena vide shinobu si irrigidì e annuì lievemente.
<<entra pure in casa, vado a prendere delle fascie e dell'alcohol, torno subito>> disse poi sorridendo, e accogliendo il ragazzo in casa, che entrò senza indugio.
Era una casa molto graziosa, e l'atmosfera era sempre molto calda.
Non appena Shinobu tornò prese a disinfettare le ferite del ragazzo con cura.

<<In questi giorni ti ferisci molto spesso, Tokito san>> disse Shinobu, senza distogliere gli occhi dal braccio di Muichiro, sopra il quale la ragazza stava ponendo ordinatamente delle bende.
<<ah... sì>> rispose il ragazzo a monosillabi, com'era suo solito fare.
<<dovresti cercare di stare più attento, altrimenti le tue ferite, un giorno, potrebbero diventare fatali>> aggiunse Shinobu, guardando per qualche secondo Muichiro negli occhi, incantati a osservere la grandine che picchiettava il suolo fuori dalla finestra, poiché una tempesta di ghiaccio si stava abbatendo sulla precedente atmosfera tranquilla, facendo piegare gli alberi con insistenza.

La ragazza sospirò rassegnata, intuendo che la risposta del ragazzo non sarebbe mai arrivata.
<<capisco Tokito san>> disse alzandosi e riponendo i suoi arnesi dentro una scatolina di legno.
<<vorrà dire che cerchi la morte>> aggiunse schietta, ma con un sorriso stampato sul volto, come sempre, cosa che fece sussultare il ragazzo.
<<Ho finito, dormi pure qui per stanotte>> disse poi sorridendo e chiudendo la scatolina, che prese dolcemente tra le mani.
<<ah... grazie per l'accoglienza Shinobu sama>> rispose il giovane pilastro, alzandosi a sua volta.

I due chinarono leggermente il capo l'uno di fronte all'altro, e subito dopo shinobu si diresse verso la sua camera e Muichiro verso un'altra che di consueto veniva usata per i feriti che venivano portati alla Dimora delle farfalle.
Sapeva benissimo dove andare, specialmente negli ultimi tempi le situazioni in cui il giovane pilastro avesse bisogno di cure erano raddoppiate, e di conseguenza la dimora delle farfalle era diventata una seconda casa per lui.
Spalancò la bocca in un sonoro sbadiglio che coprì a stento con una mano.
Di solito il sonno lo travolgeva raramente, ma oggi stava letteralmente crollando per merito di quest'ultimo.

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