CAPITOLO 5 - COSÍ DEVE ESSERE

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« Mamma! Mamma! Papà è tornato! »

Disse Kal scalpitante con un piede già fuori dalla porta. Daeris non reagì con altrettanto entusiasmo. Il suo ritorno significava brodo di selvaggina per almeno una settimana.

« E ha un ospite! »

Gridò già lontano mentre di corsa metteva in fuga una dozzina di oche. La notizia accese l'interesse della sorella, che mollò tutto e si mise alla porta osservando la lontana sagoma di Horst. Restò appoggiata allo stipite della porta; non riusciva bene a capire chi fosse con lui, ma era quasi certa che si trattasse di un uomo dalla pelle molto scura. Kal corse come un forsennato incontro al cacciatore e gli si schiantò sulle gambe facendolo quasi cadere. Entrambi risero. Vaarah osservava.

« Sei tornato! »

Kal affondò le guance sulla sua vita.

« Sono tornato. »

Con la manona accarezzò la testa del piccolo, che rispose con un sorriso bucato. Poi il bimbo guardò Vaarah, e il sorriso sparì. Rimase a bocca aperta. Era alta quasi come suo padre e gli proiettava addosso un'ombra che eradeva il sole. Non parve neppure accorgersi del sangue.

« Oooh... » Sussurrò sbalordito. « Tu sei un drago? »

I sibili fra i denti mancanti ricordavano la pronuncia della lingua natale di Vaarah. Lo sguardo di lei per un istante si ammorbidì.

« No. »

Fu quasi gentile.

« Sono una za-hara. »

Il bimbo rimase di nuovo a bocca aperta.

« Ma sei una femmina? »

Si percepì un filo di delusione nella sua voce.

« Sì. »

« Perché hai la camicia del mio papà? »

A quel punto Horst, imbarazzato, intervenne.

« Kal, vai dalla mamma e dille di aggiungere un posto a tavola. »

« Ok! »

Gridò, partendo di gran carriera per portare a termine la sua missione.

« Scusalo. »

« Per cosa? »

Lo guardò perplessa. Horst rimase in silenzio. Non sapeva bene come rispondere. A ogni metro che macinavano Daeris riusciva a scorgere sempre più dettagli sullo straniero. Non assomigliava a nulla che avesse mai visto, e sembrava un quadro dipinto coi resti di un'alluvione. D'istinto si ritrasse, ma la curiosità ebbe la meglio. Rimase dietro lo stipite finché non arrivarono al portico, quindi di rintanò in casa. Horst lasciò il cervo sulle assi e tenne aperta la porta per Vaarah, poi se la chiuse alle spalle. Rabbrividì e si sfregò le mani con un rumore forte di calli. Nella stanza il fuoco era acceso e scaldava un grande pentolone d'acqua piena di verdure e qualche ossicino spezzato. Olin curava la cottura mentre Rodan stuzzicava i tizzoni con un bastone. Daeris se ne stava lontana, a osservare. Dal piano di sopra scese Elda, che si fermò a metà della scalinata. Sembrò mancarle il respiro. Unì le mani al petto e corse loro incontro.

« Oh mio dio, che vi è successo? »

Si precipitò prima dal marito, gli posò le mani sul petto per controllare che stesse bene, e dopo che questo scosse la testa, seppur guardandolo preoccupata, si concentrò sulla nuova arrivata. Fece lo stesso, ma fermandosi a qualche centimetro dalle squame senza toccarle.

« Oh, povera cara! Stai bene? Sei ferita? »

Vaarah s'irrigidì a quella vicinanza.

« Sto bene. »

La donna trasse un sospiro di sollievo. Poi corrugò la fronte.

« Da dove arriva tutto questo sangue? »

« Mi hanno aggredita. »

Guardò Horst.

« E' una brava persona. »

A quel punto fu Vaarah a guardarlo. Elda deglutì l'informazione e sorrise prendendole le mani.

« Allora la mia casa è anche la tua. Non dev'essere stato facile, non sentirti in dovere con noi. Se lo vorrai ci racconterai. Metto a scaldare dell'acqua per il bagno. »

Vaarah la fissava come se non capisse la sua lingua. Elda strinse le labbra e accarezzò la spalla del marito.

« Per te prendo un'altra camicia. »

E si avviò.

« Non serve. »

Elda si voltò.

« Il bagno. Non serve. »

« Ma cara, sei piena di sangue... »

« Così deve essere. »

Tutta la famiglia si guardò negli occhi. Nessuno disse niente. Elda salì al piano di sopra e gli altri si sparsero per la stanza portando in tavola il necessario per l'ospite. 

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⏰ Ultimo aggiornamento: Mar 03, 2021 ⏰

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