Capitolo 11

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"Io ti volevo bene... forse anche di più".

Piero era entrato nella sala principale del palazzo solo da poco.

Pochi secondi da rimanere confuso a ciò che vedeva; Ignazio che se ne andava via.

Cosa gli fosse capitato non ne aveva idea.

L'amico era sempre felice di vederlo ogni volta ma in quel momento si era comportato freddamente come lontano.

Il tono di Ignazio sembrava al contempo serio e triste... perché?

Cosa poteva essere successo?

Oltre ad essere confuso su tutto Piero cominciò a preoccuparsi tant'è che subito gli andò dietro.

Lo inseguì correndo cercando e sperando di aver preso il percorso quello giusto tra i tanti corridoi.

Nel suo correre cercò di chiamare l'amico ma invano.

Doveva, voleva trovarlo e fermarlo per chiedergli cosa gli succedeva.

Ignazio non poteva andarsene così senza dargli spiegazioni e lasciarlo in quello stato di confusione.

"Ignazio!".

Nel suo correre continuava a chiamarlo e con gli occhi a guardare velocemente in ogni stanza alla ricerca della presenza dell'amico.

Ma fu invano.

Percorrere quei corridoi era come percorrere un labirinto; era impossibile e al momento Piero sperò di aver preso la direzione giusta e quella che stesse facendo l'amico.

"Ignazio!".

Questa volta il tono di voce finì con un sospiro di sollievo.

Finalmente l'aveva trovato, proprio all'ingresso del palazzo.

"Ignazio!" Piero lo richiamò nel scendere le scalinate ma l'altro lo ignorò.

E così, prima che il ragazzo potesse aprire il portone e fuggire, si precipitò da lui e lo fermò.

"Ignazio" lo prese per il polso.

Una mossa azzardata dettata dall'istinto ma che almeno fece attirare l'attenzione su di sé.

Il ragazzo si voltò verso Piero aspettando in silenzio.

"Ti ho chiam...".

"Cosa vuoi?" lo troncò di netto con voce fredda per poi...

Un "lasciami in pace" uscì dalle sue labbra con un sibilo e in modo strozzato.

Piero rimase stupito.

"Come? Perché?".

"Ho detto lasciami in pace!" ora Ignazio alzò la voce mentre si liberava dalla stretta.

Voleva andarsene via così fece come per girare il pomello della porta ma ancora una volta Piero gli si mise davanti.

"Perché vuoi andartene?" gli chiese "cosa ti ho fatto?".

Sul volto di Ignazio ora si formò una smorfia ma lui non ribatté.

"Ma che diamine ti prende Ignà?" ora anche Piero si arrabbiò alzando la voce.

Si era preoccupato dell'amico, stava cercando un dialogo con lui ma l'altro non voleva collaborare.

Non voleva farsi prendere in giro così, venir trattato così con nonchalance.

Anche se stava soffrendo per la memoria non si meritava di certo un trattamento così da un amico, da Ignazio.

"Cosa ti è successo? Perché non mi parli?".

"Perché ne ho abbastanza di te, ecco perché!".

Ecco la risposta urlatagli come sfogo in faccia, una risposta che lo lasciò di stucco e occhi sgranati.

"Smettila Piero" Ignazio continuò "non continuare a prendermi in giro, non è giusto".

Il moro lo guardò più confuso che mai.

A che cosa si stesse riferendo solo lui lo sapeva.

"Perché dovrei prendermi gioco di te? Io di certo non capisco, non capisco di cosa parli... non capisco nulla".

"Non capisci, eh?" Ignazio si prese un momento di pausa, di silenzio per poi tornare a guardarlo negli occhi.

"Quando mi avresti detto che tu sei un principe?" aggiunse.

A ciò Piero sgranò gli occhi senza riuscire a dire nulla.

"Cos...?".

"Basta con questa messa in scena Piero! Non fare finta di non saperlo!" Ignazio sbottò ora sentendosi le lacrime addosso per come si sentiva preso in giro dall'unico amico che aveva.

"Io? Un principe? Ma chi...".

"Gianluca" poi un silenzio imbarazzante scese tra loro "Gianluca mi ha detto tutto e non negare nulla".

"Io non lo sapevo" Piero gli disse sinceramente.

Ed era vero.

Non si ricordava nulla di sé stesso.

"Io mi fidavo di te" la voce di Ignazio si strozzò nel pronunciare quelle parole.

"Ignazio ti prego".

Ora anche quella di Piero si spezzò alla vista dell'amico che voleva andarsene.

In quel momento Piero aveva paura; sì, paura e spaventato di tutto.

Una paura di venir abbandonato.

Ma Ignazio non lo sentì, non sentì nulla di tutto ciò.

"Io non ti credo" si girò di nuovo per guardarlo "non credo più a quello che mi dici, non credo più a nulla. Non credo neanche che tu abbia problemi di memoria".

"Ma che dici? Io veramente non ricordo nulla!" Piero cercò di difendersi.

"Tu hai solo giocato con me!" il tono serio e abbastanza arrabbiato di Ignazio prese alla sprovvista il moro.

"Tu hai giocato con i miei sentimenti! Io mi ero affezionato a te, ti stavo considerando un amico... ma ora non più, ora che sei un principe non può funzionare nulla tra noi".

Il silenzio cadde tra i due giovani, un silenzio nel quale Ignazio dovette far appello a tutte le sue forze per non crollare.

"Io stavo cominciando a provare qualcosa per te" la sua voce tremò ora con le lacrime agli occhi.

"Io ti amavo, io ti amo" alla fine pronunciò con il cuore spezzato ed una lacrima che gli rigava la guancia.

"Non voglio più vederti" Ignazio cercò di riprendersi dopo lo sfogo voltandosi non riuscendo a sopportare la vista del moro "credevo tu fossi diverso invece sei come tutti i nobili, te ne freghi dei sentimenti altrui e ci giochi".

E detto questo aprì il portone e se ne andò via.

E intanto Piero a quella scena sentì il suo cuore andare in mille pezzi.

La fiducia di Ignazio ora era andata persa così come lui e non sapeva che cosa fare.

Solo si sedette sugli scalini e con le mani nei capelli cadde in un pianto silenzioso.

Il mio inizio sei tu || Ignazio Boschetto x Piero BaroneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora