1° story

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-> Serata a Ketterdam <-

Prompt: In-story
Categoria: Missing moment
Lunghezza: 964 parole
Spoiler:

~•~▪~•~

Era sera a Ketterdam e Kaz Brekker era appena rientrato nel piccolo appartamento in cui viveva.

Appena la porta fu chiusa alle sue spalle si tolse il cappotto e si stiracchiò. Da quando si era sbarazzato di Van Eck e di Pekka Rollins il suo lavoro era triplicato, ma almeno poteva concedersi di dormire con un solo pugnale sotto al cuscino al posto di due o tre.

Conosceva quell'appartamento come le sue tasche, così non si preoccupò di accendere la luce. Si diresse verso il muro, lasciò le scarpe in un angolo e si diresse verso il bagno.

Quando ne uscì, percepì che qualcosa era cambiato.

Kaz rimase fermo sulla soglia, gli occhi e le orecchie che sondavano il buio.

Scalzo com'era, gli fu semplice fare pochi passi silenziosi verso la stanza all'entrata, un paio di pugnali che aveva sempre con sé nelle mani.

Sentì un lieve suono, come di due oggetti che si scontravano, e un lieve profumo di mare raggiunse le sue narici.

Si mosse con discreta rapidità: impugnò il pugnale sinistro con la lama verso il basso e fece scattare il braccio orizzontalmente. Lo fermò appena prima di tagliare una gola, nello stesso momento in cui qualcosa di sottile gli sfiorò il pomo d'adamo.

Per un momento nulla si mosse, poi Kaz sorrise e abbassò il pugnale. «Bentornato, Spettro.»

La lama non lasciò la sua gola e il ragazzo aggiunse, a voce più bassa: «Bentornata, Inej.»

La lama si abbassò e Kaz fu libero di accendere una luce.

Inej era vestita con i suoi vecchi abiti da Spettro, abiti scuri che l'avrebbero resa invisibile a tutti tranne che a lui. L'unica differenza era il fodero che portava legato in vita, in quel momento occupato dalla sua spada.

Gli rivolse un sorriso, poi disse: «Riesci ancora a sentire la mia presenza.»

«Sì, ma con le tue assenze diventa sempre più difficile.» rispose Kaz con un lieve sospiro. Si diresse poi nella piccola cucina e la ragazza lo seguì.

«Io devo mettere qualcosa sotto i denti. Te hai mangiato?» chiese il ragazzo mentre cercava qualcosa nei vari armadi.

«Sì, ho preso una focaccia mentre venivo qui.»

Dal nulla tirò fuori un sacchetto e aggiunse: «E ho pensato che avresti gradito non doverti preparare la cena.»

Kaz sorrise e osservò la ragazza che aveva davanti, che lo conosceva maledettamente bene. Si sfilò i guanti per non sporcarli e prese il sacchetto, tirandone fuori la focaccia.

La seguì nella sala e si sedette con lei alla finestra, lui concentrandosi sul mettere qualcosa nello stomaco, lei osservando i tetti di Ketterdam.

Il loro regno.

«Come mai sei tornata così presto?»

Inej si girò verso Kaz, che la stava osservando.

«Passavamo di qui e ho pensato fosse una buona idea fermarsi a prendere provviste. Ne ho approfittato per venire a salutarti.»

Non era esattamente quel che era successo sulla nave: fosse stato per lei non avrebbero neanche attraccato, ma la sua vice aveva capito quanto Kaz le mancasse e aveva deciso al posto suo di fare una tappa in più.

«Mi fa sempre piacere vederti.»

Era la frase più semplice, dolce e diretta che Kaz le avesse mai dedicato. Inej sorrise senza dire nulla.

Appena finì di mangiare Kaz si alzò e sparì dietro di lei. Lo ascoltò lavarsi le mani e bere, poi ascoltò i suoi passi.

Si sedette accanto a lei, le mani appoggiate alla finestra ai lati del corpo. Inej guardò quella più vicina a lei e la coprì con la sua.

Kaz si irrigidì per un istante, per poi rilassarsi con un lieve sorriso sul volto. Pochi secondi dopo disse: «Da quando mi sono tolto Pekka dai piedi è diventato più semplice. Me ne accorgo ad ogni nostro incontro.»

Inej riuscì a leggere tra le righe che l'unica persona che Kaz toccasse direttamente era lei. Ancora solo lei.

«Vuoi migliorare con questa cosa.» mormorò infine.

«Sì, voglio migliorare. Nella speranza un giorno di poter fare le cose che vorrei davvero.» confermò Kaz guardando altrove.

«Ossia?»

Inej non aveva mai visto Kaz imbarazzato, ma in quel momento lo era, e neanche poco.

«Almeno baciarti.» disse infine. Inej si chiese quanta forza di volontà gli fosse servita per pronunciare quelle due parole.

«Vuoi provare?»

I loro occhi si incontrarono. Kaz voleva, era evidente, ma aveva anche paura.

Abbassò lo sguardo e mormorò: «Non so se sono pronto.»

«Sei meno criptico del solito.» osservò tranquilla Inej.

«Ci vediamo troppo poco perché io possa essere criptico.»

La ragazza gli strinse dolcemente la mano e disse: «Prenditi il tempo che ti serve, allora. Io tornerò ancora.»

«Ti ho quasi perso già una volta. Potrebbe accadere ancora.»

«I santi sono con me e anche la mia ciurma. Non mi perderai così facilmente, Kaz: io tornerò e quando sarai pronto, lo sarò anch'io.»

Kaz la guardò e annuì, un unico, secco movimento del capo. Inej non l'aveva mai visto così esposto, così privo della sua solita armatura: del famoso Manisporche in quel momento c'era poco o nulla.

«Io ti aspetterò.» disse dopo un momento, poi ricambiò la stretta e sollevò la mano di Inej. Fece un breve respiro e le fece un baciamano.

Non si sentì male e sorrise.

«Il prossimo incontro sarà quello giusto.» sussurrò.

«Ci conto.» mormorò Inej con un sorriso.

«Devi andare ora, vero?»

«Purtroppo sì, ma come gli ultimi incontri, è stato un incontro fruttuoso. Peccato di non averti potuto vedere con un po' di barba, ora che sei adulto e ti cresce davvero.»

Kaz trasformò una risata sincera in un colpo di tosse per nulla credibile. Quando si riprese fece: «Mi farò trovare adulto la prossima volta, allora.»

«Ci conto.» disse con un occhiolino.

Saltò poi dalla finestra e Kaz la osservò con il suo occhio allenato correre via, un sorriso felice sul volto.

Seven Stories about KanejDove le storie prendono vita. Scoprilo ora