Capitolo 15

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Stamattina Milano è avvolta da una nebbia leggera, niente paura, tutto nella norma dice mio figlio. Bene, un po' come la mia testa penso, mi sono svegliata infatti un po' rintontita; la mia mente è come sospesa tra quello che volevo fare e quello che sto facendo, sembra non corrispondano poi nella mia mente. Mah, sarà un'impressione ma se rifletto a fondo è come se dovessi fare qualcosa ma non riesco a ricordare come. Comunque dopo un bel caffè vado a fare un po' di spesa per riempire il frigo di Fabrizio e poi andrò a fare una passeggiata sui navigli. Oggi è domenica e se non ricordo male tutte le domeniche c'è il mercatino dell'antiquariato: io adoro scovare cose carine tra le bancarelle, qualche tempo fa ho acquistato dei piattini da dolce davvero carini, ancora li uso in casa quando con i ragazzi decidiamo di coccolarci con qualche dolce, rigorosamente fatto da noi. Passeggiando sui Navigli la prima cosa che noto è che ci sono tantissime coppie che si tengono per mano e come me sono alla ricerca di qualche oggetto particolare, io invece sono sola, ma questo mi permette di fermarmi più a lungo ad osservare tutto intorno. I locali della movida sono ancora chiusi e gruppi di ragazzi camminano tra la folla vestiti tutti uguali: pantaloni cargo neri, felponi neri e tutti con i cappucci sollevati e sneakers bianche, insomma sembrano fatti con lo stampino, tutti a nascondere la loro identità dietro un prototipo pubblicizzato dalla moda del momento. Eppure ognuno di loro ha un'anima diversa dall'altra e anche se oggi girano insieme, in gruppo, domani saranno uomini differenti e soli, singoli individui pronti ad affrontare la loro vita, chissà felice o patetica ma saranno soli, come adesso mi sento io. Una constatazione triste che mi riporta alla realtà, una verità che cerco di mascherare e decido di fermarmi a prendere un altro caffè: forse riuscirà a svegliarmi del tutto da questo stato di torpore e indolenzimento. Quando mi rendo conto che si sono fatte già le 12.00 decido di tornare indietro, a casa e mi metto subito ai fornelli per preparare una buonissima lasagna. Il pomeriggio scorre in fretta e alle 20.00 sono già pronta per uscire e andare a cena con Alex che è già sotto in strada che mi aspetta. Scendo giù e prima di aprire il portone mi accorgo di lui, poggiato all'auto: è uno spettacolo, non posso negarlo, ha un abito blu bellissimo con la camicia bianca un po' aperta, il ciuffo ribelle sugli occhi e tra le mani il suo cellulare. Appena mi vede lo ripone nella tasca interna della giacca e viene verso di me con le mani in tasca ma prima di lui già mi arriva il suo profumo, il mio profumo, quell'intenso odore di legno muschiato che mi fa impazzire, mi riporta indietro. Chiudo per un attimo gli occhi e rivivo una scena di tanti anni fa a Roma: sono in stazione e aspetto il tuo arrivo, il treno è arrivato ma non riesco a vederti tra tutti questi viaggiatori, poi mi arriva quel meraviglioso odore alle narici e sono certa che tu sei qui, che aspetti me, così corro tra la folla e ti vedo, con la tua giacca nera, i capelli arruffati, le mani nelle tasche dei pantaloni e il tuo sorriso impertinente e allora mi lancio su di te e tu mi prendi in braccio al volo e mi fai girare come una trottola. "Buonasera splendore, andiamo?" mi riporta al presente Alex, "certo caro, sono pronta. Hai deciso dove ceneremo?" "Se hai un locale preferito possiamo provare ad andare lì, altrimenti ti porto nel mio posto preferito" risponde. "Alex sai, non conosco molto Milano e quindi fai tu, immagino avrai già prenotato da qualche parte". Lui mi guarda sorridendo e mi fa cenno di entrare in macchina. Mentre ci sistemiamo dietro, l'autista parte e vedo scorrere migliaia di luci dal finestrino: centinaia di auto che come la nostra attraversano la città alla ricerca di qualcosa: chi tornerà a casa, chi andrà a cinema, chi a teatro, chi solo nella notte viaggerà per riscoprire la vita, chi lo sa, chi troverà l'amore, chi si separerà dai suoi affetti, chi diventerà padre. La notte è così, da la possibilità ad ognuno di noi di scoprire verità nascoste oppure di nascondere una triste verità. Mentre rifletto su questo mi squilla il cellulare: Fabrizio mi dice che resterà a dormire da Alice perché domani deve visitare un'azienda lì vicino e per lui è più comodo se a me non dispiace. Lo tranquillizzo dicendo che non ci sono problemi e che fortunatamente ho preso le chiavi di casa, gli mando un bacio e dico che domani preparerò un dolce nell'attesa che torni a casa. Parlando a telefono mi sono distratta e appena rimetto fuori lo sguardo dal finestrino mi rendo conto che non siamo più in città, che Milano è lontana e siamo su una strada buia, forse un'autostrada. Un po' spaventata chiedo ad Alex dove stiamo andando e lui mi poggia la mano sul ginocchio e mi dice: "Ho organizzato una cena speciale solo per noi, non ti dispiace, vero?" Balbetto un no a bassa voce e inizio a picchiettarmi le dita delle mani sui pollici, ammetto di essere forse un po' nervosa, ma non credo possa essere una cattiva persona. Parliamo di come abbiamo trascorso la giornata a Milano e il tempo passa in fretta tanto che non mi accorgo che la macchina si è fermata davanti un casale bellissimo tutto illuminato. "Siamo sul lago d'Iseo, in Franciacorta, qui ho un casale acquistato anni fa che ho fatto ristrutturare: è il posto che più sento come casa, quasi nessuno lo conosce perché non porto mai nessuno, ma stasera ho voluto portare te. Potremo cenare insieme senza essere disturbati da nessuno" e appena lo dice subito mi ricordo che lui è un personaggio famoso nel suo campo, che con la sua vita piuttosto sregolata dà da vivere a decine di paparazzi che non perdono mai l'occasione di affibbiargli storie di passione con modelle e attrici. "Va bene entriamo" dico soltanto, non riesco a dire altro. La porta è aperta e già si vede un ampio salone: il pavimento è di cotto e le luci lo fanno sembrare quasi rosa antico, un lampadario sicuramente di Murano troneggia al centro della sala che sarà alta almeno sei metri, tutt'intorno, poggiate a terra o su mobili antichi, ci sono decine di candele bianche che con la loro fiammella vibrante danno calore all'ambiente, affiancate da peonie poggiate in verticale a terra o sulle altre superfici. Solo sul tavolo sono inserite, al centro, in un elegante vaso di cristallo mentre la stanza ha circa quattro balconi grandi, tutti coperti da lunghe tende bleu. Devo dire che sono stupita e affascinata da questo luogo che ancora scruto con curiosità quando il metre mi si avvicina e mi dice di essere pronto a far servire la cena. "Wow Alex Ayan, tutto questo per me? Non credi di aver esagerato?" e lui mi fa un occhiolino e prendendomi per mano mi accompagna al tavolo. La cena procede senza intoppi, tra una portata di pesce e un bicchiere di vino bianco e riesco a rilassarmi talmente tanto che alla fine gli confesso che odio il vino bianco e non gradisco molto il pesce. "Davvero, che iella, e io che pensavo di poter fare colpo su di te... ho sbagliato tutto allora?" "Tranquillo Alex, non hai sbagliato nulla e comunque ti sarebbe bastata una pizza con la birra" dico ridendo. "Lara, devo dirtelo, sono molto felice perché anche se ti conosco da poco stasera, per la prima volta, ti ho visto ridere di gusto, ridere davvero, non con il sorriso di circostanza che ho guardato nei giorni scorsi; stasera è come se mi hai mostrato la vera Lara, quella vera, te stessa, senza finzione e devo dire che mi intriga molto questa tua naturalezza". Bene, sono proprio fritta adesso, sarò diventata di tutti i colori, mi sento il viso infuocato e quindi cerco di raffreddare il tutto bevendo un sorso di vino dal bicchiere ma, ovviamente, rischio di strozzarmi e butto metà del suo contenuto sul mio abito. Alex subito si alza e viene verso di me per cercare di aiutarmi e io, riprendendomi al volo dopo aver tossicchiato un po', sorrido dicendogli che tutto questo fa parte della mia naturalezza! Mentre ridiamo dell'accaduto mi rendo conto che sono minuti interi che ci guardiamo negli occhi: i nostri sguardi sono come intrappolati e le nostre mani sono strette e legate e non so come si avvicina sempre più a me e mi cattura le labbra e io lo lascio fare.

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