17 ° Capitolo - Risvegliarmi

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Respiro perché ci sei tu.
Respiro guardando la tua anima persa in un questo mare azzurro e tormentato.
Vago nella moltitudine delle immensità oceaniche e sento la tua voce ora più vicina ora più lontana. Distendo le braccia e smuovo le gambe per avvicinarmi a te. A te soltanto.
"Continua a parlare amore..ci sono quasi."
Vibro nell'infinito azzurro oltrepassando le sfumature dell'azzurro e poi il cobalto,il blu, e poi il ciano, celeste, zaffiro, turchese ed ancora il verde acqua e poi...il bianco. Le onde, mie nemiche, continuano a trascinarmi verso il basso ma tu..tu continua mia sirena. "Parla, parla ancora.." Tiro la testa all'indietro per bearmi del bianco candore della luce per poi riprendere ad allungare le braccia verso l'alto. Danzo portando il mio corpo sempre più sù, roteando su me stesso in un giro completo mentre le gambe descrivono un perfetto cerchio dando ancora più slancio al mio corpo spingendomi fino alla riva.

< Se tuttavia so che cos'è l'amore, è per merito tuo. Te ho potuto amare, te solo fra gli uomini. Tu non puoi misurare ciò che significhi. Significa la sorgente in un deserto, l'albero fiorito in un terreno selvaggio. A te solo debbo che il mio cuore non sia inaridito, che sia rimasto in me un punto accessibile alla grazia. (Narciso e Boccadamo - Herman Hesse.) >

.Bip.
..Bip..
...Bip...

Muovo lentamente le palpebre ed uno strano formicolio percorre l'intero mio corpo. La testa mi gira e le dita in una strana danza iniziano a sfiorare la pelle calda della mia donna.
<Ca-camilla.. >Sussurro aprendo gli occhi lentamente.
Oh Simone. Simone... > Percepisco la sua gioia, il suo innegabile stupore mentre sento invadermi dal calore delle sue braccia che si posano lungo il mio petto in un abbraccio che sigla la fine di un tempo troppo lungo per entrambi.

<Sono tornato piccola..calmati adesso.>
<Non puoi capire quanto mi sei mancato.>

Annuso il suo profumo e ho un ulteriore prova di essere davvero vivo.

<Devo chiamare un medico. Oh dio, non ci posso credere..e ci sono anche i tuoi genitori. Sara, Nicola.. >

Accenno un sorriso con le poche forze che raccolgo mentre la vedo chiamare qualcuno oltre il vetro.

<Amore mio... >
<Mamma..>

La guardo come se potessi finalmente sentirmi libero di rilasciare tutta la tensione accumulata. Le mie donne entrambe qui.

Qui per me.

< Mi hai fatto spaventare. Ma ora sei qui con noi,figlio mio. > Le stringo più forte la mano mentre con gli occhi ricambio anche al cenno di mio padre. Le mie due colonne portanti, non saprei cosa fare se non ci fossero loro.

< Grazie.. grazie per essere stati qui e mi.mi dispiace per lo spavento. Non ricordo più nulla di quella sera, Camilla.>

<Non sforzarti ti prego. Avremo modo di parlarne ancora.>

Annuisco mentre goffamente tento di muovere il corpo intorpidito.

< Quanto tempo ho dormito? >
<Due settimane. >Le stringo la mano e neanche qualche minuto che un uomo sulla cinquantina entra nella stanza stringendo una cartellina medica e vestito di un camice bianco. <Bentornato tra noi Simone. >Muovo il capo leggermente in di gratitudine verso quello che evidente è il mio medico.

<È bello sentirsi vivo.>
< La tua famiglia non ha fatto altro che essere qui ogni volta che poteva, devono amarti davvero tanto.Sei fortunato.> Mi dice un'infermiera.

< lo credo anche io.> 
< Ora Signori siete pregati tutti di uscire, abbiamo del lavoro da fare ed un campione da rimettere in piedi.>

Li vedo allontanarsi da me, credo sia prassi.

Il medico inizia a pormi tutta una serie di domande a cui, sebbene la fatica riesco a rispondere. Non so cosa esattamente stia facendo. Vedo oggetti essere spostati da un posto all'altro e le sue mani muoversi lungo le mie gambe. Non riesco ad abbandonare la mia posizione e così una infermiera alza di poco il mio letto. Li vedo provare ancora ad usare arnesi strani sul mio corpo ed ancora sulle mie gambe. Onestamente lo capisco non dal tocco dato dal suo movimento ma dal leggero calore che emanano al suo passaggio.

< Se tocco qui, senti dolore ? >
< No.>
<E qui? >
<Neanche. >
Tento di sforzarmi nel seguire le sue richieste ma il mio corpo pare non reagire ai miei stimoli. Forse è una normale conseguenza del risveglio ma i loro visi non promettono nulla di buono. Non riesco a decifrarli fin quando la voce del medico mi tranquillizza.

< La prego Dottore, non mi menta, glielo leggo dalla faccia che qualcosa non va.>
<Tranquillo figliolo. Stai tranquillo nulla di cui agitarsi. >

Lo vedo allontanarsi dalla mia stanza, nello stesso istante in cui Camilla rientra, cerco di seguirlo con lo sguardo ma non passa molto prima di perdere lui e i miei.

<Posso? >
<Ehy.. >Le faccio segno di avvicinarsi a me. <bentornata.. > le dico mentre la vedo poggiarsi su di me rubandomi un bacio delicato.
< Allora campione, come ti senti?>
< Ora che sei qui senz'altro la giornata è migliorata..> La guardo ed il cuore si scioglie perdendomi nei suoi occhi per qualche secondo. La stringo cingendole la vita per un braccio mentre le carezzo la mano con l'altra.

<Romeo e Giulietta. Non l'ho dimenticato..> <Mi ascoltavi?? Davvero?>
< Vi sentivo tutti..è una sensazioni davvero strana ma riuscivo a cogliere le vostre parole.>
<Simone io.. non avrei saputo che fare se tu..se tu.. tu non ce l'avessi fatta. Non oso immaginarlo.>
<Sono qui, Camilla, shh.. il peggio è passato, non piangere ti prego. >

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