23° Capitolo - Inaspettate ragioni

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L'ho guardata in quest' ora in tutti i modi in cui è possibile guardare una donna. Ho visto i suoi occhi diventare più luminosi e sul suo viso disegnarsi un sorriso, tramutato in smorfia di tristezza o rabbia per tutto il tempo del balletto, a seconda dell'alternanza delle scene. Non credo che sappia della mia presenza e spero che quando si accorgerà ciò non le faccia troppo del male. 
Dio quanto è bella!
Non sono riuscito a staccarle gli occhi di dosso e più la guardo più mi rendo conto di quanto sia stato stupido ad allontanarla da me.

<Simone, Simone.. >
< Annette? Annette Credo stiano chiamando te.. dovresti u..>

Indica madame Josephine che in piedi sul palco mi fa cenno di avvicinarmi ed immediatamente vedo l'intero teatro alzarsi in piedi ed applaudire alle sue parole. Parole che non ho ascoltato ovviamente. Anne mi guida sul palco spingendo la carrozzina su una pedana sotto gli occhi compassionevoli degli spettatori che continuano ad applaudire. Come se quello che mi fosse successo fosse quasi motivo di orgoglio. Fingo un sorriso in realtà mi sento un idiota. Un fenomeno da baraccone a cui assegnare un encomio per essere scampato alla morte.

<Non sono bravo con le parole, mi perdonerete per questo, ma ho imparato in questi mesi quanto la vita possa essere imprevedibile. Non è stato e non è facile ma ho deciso di darmi una nuova una nuova occasione di vita e per questo voglio ringraziare i miei genitori, stasera qui presenti, ed Annette.. >

Respiro mi chiedo se sia il caso di nominarla, di ringraziarla pubblicamente ma non appena volgo il viso verso il suo posto mi accorgo che non c'è più. Mi mordo il labbro inferiore e chiedo ad Annette di aiutarmi a ritornare al nostro posto. Chissà dov'è andata. Qualche ora più tardi, non posso sottrarmi dal continuare la nostra serata nell'imponente sala adiacente al teatro anche se non né ho assolutamente voglia. Rivedo dopo mesi i miei colleghi, qualche amico, e molti membri del CDA.

Qualcuno mi si avvicina con quelle solite frasi fatte, altri mi esortano a non mollare e qualche altro mi chiede quando tornerò a lavorare.

<Mio caro dovresti proprio tornare in sala. Son certa che tornare al tuo lavoro potrà giovarti, ne convieni? > Esordisce Madame Josephine mentre ci avvicina.

<Immagino di sì Madame. >

Porto il flute alle labbra e mando giù lo champagne.

< Dovrebbe darle ascolto Madame, credo sia importante tornare ad avere una vita il più normale possibile è l'unico slancio giusto per ripristinare la capacità motoria in poco tempo. Ma ammetto che stiamo facendo passi da gigante.>

Appoggio il bicchiere di cristallo sul vassoio di un cameriere di passaggio ed il mio sguardo immediatamente cade sulla mano di un uomo che stringe il fianco di una donna a me conosciuta. Sento il sangue ribollirmi nelle vene e la rabbia annebbiarmi il cervello. Deglutisco preso da un raptus improvviso e senza rendermi conto mi avvicino ai due famelico.

<Toglile le mani di dosso. >
<Come scusa ?> Risponde il tipo
<Mi hai sentito.> Ripeto non curante dello sguardo di Camilla su di me, né tanto meno mi lascio scalfire dalle sue parole.

<Simone. > Ripete

<Levale le mani da dosso. Non fartelo ripetere.>
< Simona cosa diavolo sta succedendo.>

Non so cosa mi sia preso e me ne rendo conto l'attimo in cui sento scandire dalla labbra di Camilla nuovamente il mio nome con un tono piuttosto nervoso e scocciato.

< Niente. Io..>

Stronco sul nascere una conversazione che non ha più nemmeno motivo di esistere.

<Simone va tutto bene ?>

Guardo Camilla negli occhi non volendo allontanarmi da lei ma mi rendo conto di aver fatto un passo falso e per fortuna Anne mi ha salvato dell'imbarazzo, dunque in un
dunque in un nano secondo, mi rendo dover trovare una scappatoia

< Sì scusate, credevo fosse un'altra persona.>
< Ehy amico va tutto bene, tranquillo.>
< Si, scusa, scusate. >

Mi allontano fuggendo da quella situazioni irreale maledicendo me stesso. Fuggo il più lontano possibile lasciando sbattere la porta dietro di me e respirando non appena la mia faccia accaldata viene violentata dal freddo surreale di questo fine marzo insolito.
Non possano molti minuti che al mio silenzio dei passi fanno compagnia.

<  Sono stato uno stupido. Scusami. lo..io non so cosa mi sia successo. > 

< Perché non provi a parlale? Perché non le dai un'occasione. > Una folata di vento accompagna le parole di Anne. Continuo a guardare la luna piena in lontananza e a fissarla cogliendone il candore, la luminosità non potendo smettere di pensare a quanto accaduto. Non né resto deluso, sapevo che non mi avrebbe seguito e se anche l'avesse fatto non so come avrei reagito... oh al diavolo, non so cosa fare, come comportarmi. Sono ancora così incredibilmente attratto da lei.. Non riuscirò mai a levarmela dalla mente.

  < E a che servirebbe? Che prospettiva di vita le potrei offrire ?>

<Hai mai pensato di far scegliere lei? > La guardo tramortito.

< Sto dicendo solamente che dovresti dare a lei la possibilità di scegliere. Hai mai pensato che forse non le spaventa tutto questo?>

Non rispondo limitandomi a passare le mani tra i capelli percependo una nota di disagio dovuta alle sue parole. Con Anne è sempre così.. va dritta e con le sue parole riusce a cogliere nel segno.

< Chiediglielo.>

Il giorno seguente mi risveglio nel mio letto in preda a forti brividi di freddo. Non capisco cosa accade ma sento spasmi lungo tutto il corpo che percepisco essere bollente. La mia fronte è matida ed una tosse secca riecheggia nella stanza. Chiamo Annette e le chiedo di rinviare la fisioterapia non appena il dottor Morton si allontana dalla mia camera. Il freddo di ieri mi ha lasciato dei segni ma nulla che qualche giorno di riposo e del paracetamolo non possano guarire. Afferro il telecomando e faccio un giro veloce tra i canali. Niente di interessante così opto per un pò di lettura. "Il grande Gatsby di Francis Scott Fitzgerald" rileggo nella mia mente il titolo per poi scorrere pagina dopo pagina finché non sento gli occhi divenire sempre più pesanti. Osservo le nervature di una foglia verde che danzando sulle note del vento si perde nell'immensità azzurre del cielo. Il verde risalta man mano che la foglia cade giù, allontanandosi man mano dalle braccia materne della chioma dell'albero che sovrasta il mio corpo disteso sul manto verde. Posso percepire il profumo dei pini e così mi alzo affondando i piedi nell'erba morbida del mattino. Cammino e vedo un'ombra. Decido di seguirla inoltrandomi in un piccolo sentiero. La chiamo non rispondere. Senza indugiare continuo a camminare lentamente facendo attenzione a dove metto i piedi, radici, rami,sassi intaccano il mio cammino ma quell'ombra ormai è sempre più vicina. Si volta e...

< Simone.. Simone. >

Una voce interrompe il mio sogno.

Riapro gli occhi.

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