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"Il tuo amico sembra depresso".
"Forse non è andata bene".
"Cosa non è andato bene?" domandò curioso.
"'Ti spiego tutto dopo.  Grazie per avermi accompagnato.  Al ritorno prenderò un taxi" Johnny sfiorò le labbra del marito e poi raggiunse il suo amico, seduto al tavolino del bar mentre guardava la tazza di fronte a sé, assorto nei suoi pensieri.
Johnny si sedette di fronte a lui e poggiò la schiena contro la sedia incrociando le braccia al petto.
Fermò lo sguardo su Peter in attesa che si accorgesse della sua presenza, ma l'amico sembrava completamente assente.
Johnny voltò lo sguardo verso la cameriera che si stava avvicinando al tavolo, le fece segno di restare in silenzio e la invitò ad allontanarsi mimandole che avrebbe ordinato dopo.
Era curioso di scoprire fino a che punto Peter fosse perso nei suoi pensieri.
Lo osservò con attenzione: il viso stanco, le occhiaie scure segno di una notte insonne, camicia stropicciata, barba incolta, sicuramente non si era né cambiato, né fatto la doccia.
Si domandava cosa lo avesse spinto a ridursi in quello stato.
Forse Joshua lo aveva respinto.
Sospirò stanco di attendere oltre.
Peter scattò con lo sguardo e sobbalzò quando se lo ritrovò seduto di fronte.
"E tu quando sei arrivato?"
"Almeno 10 minuti fa" sbuffò fintamente offeso.
L'altro sgranò gli occhi, possibile non si fosse accorto minimamente di lui?
Johnny poggiò i gomiti sul tavolino bianco che li divideva, li chiuse a pugno e vi poggiò il mento sopra e lo osservò scrutatore.
"Smettila di guardarmi in quel modo, mi metti i brividi".
L'altro sorrise e tornò a poggiare la schiena contro la sedia, sollevò una mano e richiamò l'attenzione della cameriera.
La ragazza si avvicinò e lui ordinò una cioccolata.
"Davvero sei arrivato da 10 minuti?" l'altro annuì e Peter sbuffò.
"Sono così stanco" si lamentò per poi sbadigliare "non ho chiuso occhio" aggiunse per poi prendere un sorso di caffè.
Ne aveva decisamente bisogno, non si sentiva affatto lucido.
Johnny sorrise alla cameriera che poggiò sul tavolo una tazza fumante di cioccolato.
Aspettò che la ragazza si allontanasse, dopo averla ringraziata, e poi tornò a guardare il suo amico.
Sembrava agitato.
"Mi chiederai qualcosa o continuerai a fissarmi in quel modo?"
"Perché dovrei essere io a chiederti qualcosa? Sei tu che hai insistito per vedermi.  Se hai qualcosa da dirmi parla".
"Sei proprio un amico di merda. Se io ti vedessi in questo stato mi preoccuperei per te".
"Quale stato, scusa? Io ti vedo in perfetta forma".
Peter era perfettamente cosciente del fatto che Johnny stesse avendo quell'atteggiamento di proposito e ringhiò un insulto a denti stretti.
Johnny si sollevò dalla sedia e si sporse verso di lui sul tavolo "Se mi sono perso un pomeriggio con mio marito solo per farmi insultare forse è meglio che me ne torni a casa".
Peter si alzò anche lui, avvicinò il viso a quello dell'amico e mormorò  "Ora tu ti rimetti seduto e ascolti i cazzo di problemi del tuo amico o giuro su Dio che ti......ti" l'altro sorrise soddisfatto e tornò a sedersi.
Prese la sua tazza ancora fumante e ne bevve un lungo sorso godendosi il gusto pieno e avvolgente del cioccolato fondente.

"SEDETEVI!" urlò indicando le due poltrone di fronte alla sua scrivania.
Peter e Joshua si guardarono per un attimo poi riportarono lo sguardo su Wigmore Senior.
Sembrava proprio fuori di sé.
Peter deglutì e mosse un passo in avanti "Papà" provò a dire ma l'uomo lo guardò in tralice.
Avrebbe voluto difendere Joshua, addossarsi la colpa, non se lo sarebbe mai perdonato sé avesse perso il lavoro a causa sua ma il padre non gli diede modo di dire nulla.
I due si sedettero a testa china e si torturano le mani nervosi e preoccupati di ciò che stava per accadere.
Wigmore dondolò sulla sedia per qualche attimo, restando in silenzio, poi con tutta la sua austera autorità fece il giro della scrivania e si fermò davanti ai due che non sollevarono nemmeno lo sguardo, per paura di trovarvi disapprovazione e rabbia.
"Sono curioso di sapere perché non siete per nulla discreti" esordì stupendo i due che pensavano avrebbe mosso obiezioni di altro genere.
"Vedete" sospirò " facendovi lavorare insieme sospettavo sarebbe potuto accadere e non mi stupisce".
Quelli stupiti però erano Joshua e Peter.
Pensavano, anzi erano convinti, che lo avrebbero sentito urlare e sbraitare fuori di sé.
Invece il suo tono era calmo e pacato e il discorso viaggiava su un argomento lontano anni luce da ciò che i due si aspettavano.
Era tutto così strano e surreale.
"Joshua non guardarmi in quel modo. Pensi davvero che in 3 anni di lavoro fianco a fianco io non mi accorgessi delle tue preferenze?" il ragazzo sgranò gli occhi sorpreso da quell'affermazione.
Quindi lui lo sapeva?
Sapeva che era gay e lo aveva lasciato lavorare con suo figlio?
Quali erano le sue vere intenzioni?
Perché aveva insistito così tanto per quella collaborazione?
"Non sono stupido, ragazzo mio" poggiò una mano sulla spalla del suo dipendente e la strinse , poi tornò a girare intorno alla scrivania e riprese posto sulla sua poltrona.
"Tutte le volte che Peter veniva in galleria o che venivi a casa nostra e ti capitava di incontrarlo, lo vedevo il modo in cui lo guardavi. Sapevo ciò che provavi per mio figlio forse anche prima di te stesso".
I due lo guardavano sempre più attoniti.
Che stava cercando di dire con quel discorso?
Che li aveva spinti coscientemente l'uno verso l'altro?
Forse avevano capito male.
Sì, avevano di sicuro capito male.
"Peter" stavolta si rivolse in modo diretto al figlio "Joshua è la persona giusta per te" affermò con una tale sicurezza, che Peter non trovò nemmeno il coraggio di controbattere.
E poi controbattere a cosa? Suo padre aveva perfettamente ragione.
Joshua era tutto ciò che desiderava.
"So che non mi sarei dovuto intromettere ma sé non vi avessi dato una piccola spinta ad oggi sareste ancora due estranei. Uno troppo preoccupato di farmi scoprire la sua omosessualità e l'altro impegnato a cercare di venirmi contro solo per il gusto di farlo. È vero, forse non sono un padre perfetto ma tu sei il mio unico figlio e voglio che tu sia felice e penso che Joshua possa darti questa felicità.  Quindi......" prese una pausa e si alzò di nuovo, questa  andando verso la porta, e aggiunse "Avete la mia approvazione, ma per favore siate un po' più discreti, almeno sul lavoro" e detto ciò li lasciò soli e a corto di parole.

"Quindi mi stai dicendo" Johnny cercava di trattenere una risata "che hai cercato tutta la vita di contrariare tuo padre e alla fine hai scelto l'uomo che lui voleva per te rendendolo addirittura orgoglioso?" non riuscì più a trattenersi e la risata riecheggiò riempiendo il silenzio di quel bar quasi deserto.
"Che cazzo hai da ridere? La situazione è drammatica.  Tu....tu non capisci".
"Cos'è che non capisco?"
"Mio padre ha di sicuro in mente qualcosa e io devo scoprire cosa.  Non ho dormito tutta la notte e non sono riuscito a pensare ad altro. Qual è il suo obiettivo? Cosa vuole farmi capire?"
"Perché non ti rilassi e provi a goderti questo momento.  Il tuo ragazzo ti ama, tuo padre è dalla tua parte. Che cosa vuoi di più? Io fossi in te sarei felice".
Peter lo guardò come se fosse pazzo.
Davvero non capiva la gravità di quella situazione?
Se suo padre lo aveva spinto tra le braccia di Joshua era perché di sicuro aveva in mente un piano e lui doveva scoprire a tutti i costi quale fosse il suo obiettivo.
Non poteva credere che la volontà dell'uomo fosse solo quella di vederlo felice.
Non aveva mai accettato la sua omosessualità fino in fondo e quel suo atteggiamento agli occhi di Peter era sospetto.
"Ci stai pensando troppo" lo rimproverò l'amico per poi poggiare una busta gialla sul tavolo e spingerla verso l'amico.
L'altro lo guardò confuso.
"Ti do una distrazione.  Le informazioni che hai chiesto a mio marito" fece scivolare la busta sul legno e lo lasciò solo.
Possibile che Johnny non capisse i suoi dubbi? Eppure era a conoscenza del rapporto conflittuale che aveva con suo padre.
Sospirò e prese tra le mani la busta che gli aveva lasciato l'amico.
Forse aveva davvero bisogno di concentrarsi su altro.

Peter WigmoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora