"Michael sta morendo" dopo aver pronunciato quella frase si sollevò dal divano e si allontanò dalla sala.
Peter lo guardò stranito.
Si aspettava una reazione, una qualsiasi, ma non quella indifferenza apparente.
Seguì il compagno fino alla camera da letto ma si fermò sull'uscio ad osservarlo.
Joshua si distese e si coprì con la coperta fino al collo.
"Stai bene?" chiese il più piccolo preoccupato.
"Sono stanco" e senza aggiungere altro chiuse gli occhi e fece finta di riposare.
Sì, finta e Peter lo sapeva, sapeva che quella fosse solo una finta indifferenza; quella notizia aveva sconvolto Joshua, lo conosceva fin troppo bene per non saperlo.
Cosa doveva fare?
Insistere?
Farlo agitare?
O lasciare che le cose esplodessero da sole?
Perché sapeva sarebbe successo.
Come voleva affrontare realmente Joshua quella situazione al momento era un mistero anche per lui.
Era inutile restare lì, Joshua non gli avrebbe parlato, non finché non fosse stato pronto.
Avrebbe voluto insistere, spronarlo ad affrontare quel dolore ma non voleva aggravare ancora di più la situazione, agitarlo avrebbe potuto scatenare in lui un malore ed ora era l'ultima cosa di cui Joshua aveva bisogno; e non solo Joshua.
Mai avrebbe pensato che la vita lo avrebbe messo così a dura prova.
Girò le spalle e si allontanò di qualche passo ma poi si sentì tirare come da una forza invisibile, una corda troppo corta per permettergli di andare via.
Una corda che sé si fosse allontanato ancora lo avrebbe soffocato.
Si precipitò dal compagno, si tolse le scarpe e si infilò sotto le coperte, proprio dietro di lui.
Allungò le braccia e strinse Joshua per la vita, stretto, forte, come in una morsa d'acciaio dalla quale l'altro non avrebbe mai potuto liberarsi.
Joshua si irrigidì, non voleva fargli pena, non voleva sentirsi debole, non voleva accollargli anche quel dolore.
Peter stava già subendo tanto.
La sua malattia.
Le preoccupazioni, le paure, le insicurezze.
I suoi malumori.
Se solo pensava al fatto che si fosse tagliato tutti i capelli per lui e lui non riusciva nemmeno a liberarsi del cappello gli veniva da piangere.
Si sentiva così terribilmente egoista, eppure lui quell'abbraccio lo voleva.
Quella morsa che gli toglieva il respiro era diventata indispensabile.
"Perdonami se non riesco a rispettare questo momento. Perdonami se non posso e non voglio lasciarti solo. Perdonami" Peter non riuscì a terminare la frase perché Joshua allungò una mano e la poggiò sulle sue labbra.
Non poteva farlo sentire in colpa semplicemente perché voleva stargli accanto.
Si voltò tra le braccia del più piccolo e lo guardò negli occhi.
Era stanco.
Joshua era terribilmente stanco di leggerci dolore, paura, sofferenza.
Gli accarezzò il viso "Tu devi perdonarmi! Ti sto chiedendo davvero troppo".
Peter sigillò quelle parole e quelle che sapeva sarebbero susseguite con un bacio.
Non voleva sentirle, non voleva che Joshua le pronunciasse, non voleva null'altro che quel bacio, quel semplice contatto.
Gli occhi di Joshua si inumidirono, il suo cuore si scosse tra quelle braccia che nonostante tutto continuavano a tenerlo stretto.
Tutte le sue barriere cedettero in un solo colpo, le sue fragilità, le sue paure si manifestarono prepotenti; un pianto inondò il suo viso come un fiume in piena rompe gli argini.
"Piangi amore, piangi" sussurrò tenendolo se possibile ancora più stretto a sé.
E le lacrime di Joshua non erano le uniche a bagnare quelle lenzuola.
Fiumi di dolore trattenuto per anni scorrevano incessanti, nessuna diga lo avrebbe potuto contenere e Peter, anche se vedere il suo uomo in quello stato lo faceva soffrire, ne era felice perché finalmente Joshua stava prendendo consapevolezza.
Del dolore.
Delle paura.
Della mancanza.
Della voglia di recuperare un rapporto rimasto in sospeso per anni.
"Voglio vederlo" sussurrò tra le lacrime e i singhiozzi.
E Peter annuì.
Era il suo desiderio.
Vederlo finalmente congiungersi con suo fratello.
Ci stava pensando da mesi ormai.
Da prima della malattia di Joshua.
E ora finalmente era arrivato il momento.
Lo sapeva.
Sapeva che non sarebbe stato facile e che soprattutto non sarebbe stato indolore ma lui sarebbe rimasto al fianco di Joshua, sempre.
"Ti porterò da lui, ok? Domani ti porterò da lui" lo rassicurò ma Joshua non aveva alcuna intenzione di aspettare.
"Peter io voglio vederlo subito. Domani potrebbe essere troppo tardi".
Quanto dolore e quanta paura c'erano in quelle parole e Peter poté sentirle tutte sulla sua pelle.
E nonostante fosse preoccupato, impaurito dal fatto che Joshua avesse fatto quello stesso giorno la chemio e fosse debole e stanco, decise comunque che lo avrebbe accontentato.
"Dammi 10 minuti ok? Parlerò con Lauree O'Brian e gli chiederò dov'è Michael e poi ci andremo".
Il più grande annuì e sorrise nonostante le lacrime non cessassero di scendere, prese il viso di Peter tra le mani e lo guardò dritto negli occhi "Ti amo da morire" e suggellò quelle parole con un altro bacio.
Ma stavolta non era un semplice bacio a stampo, era un bacio profondo, pieno di sentimento: d'amore, di gratitudine.
Non avrebbe mai voluto staccarsi da quelle labbra, avrebbe voluto, in quel momento, avere la forza fisica di dargli di più ma sapeva che non sarebbe riuscito ad arrivare fino in fondo.
Lo avevano già sperimentato, mai nella vita avrebbe immaginato che gli sarebbero mancate le forze per amare fino in fondo il suo uomo eppure era successo.
E nonostante in quel momento desiderasse Peter da morire, dovette reprimere quel desiderio, lo avrebbe assecondato in un momento in cui sapeva le sue forze non lo avrebbero abbandonato.
Dio, come odiava essere malato.
Si era perso nei suoi pensieri senza accorgersi che Peter gli stava parlando finché questi non lo riscosse scuotendolo per una spalla.
"Ehi! Stai bene?"
"Sì, sì scusa ero solo.....perso nei miei pensieri" e gli sorrise, nonostante i suoi occhi fossero gonfi e il suo cuore pieno di paure, gli sorrise come non faceva da tempo.
"Dai su vestiti" lo esortò il più piccolo tirandolo fuori dal letto.
"Io nel frattempo chiamo Johnny e mi informo se tuo fratello è in clinica o in ospedale" e nel dire ciò si allontanò per andare a recuperare il cellulare che era rimasto di sotto.
Era ancora alla base delle scale quando sentì la voce metallica di Tom vibrare nell'aria I signori O'Brian sono all'ingresso e un secondo dopo si sentì il suono del campanello.
"Apri Tom" ordinò, poi vide Joshua affacciarsi dalle scale "Perché i tuoi amici sono qui?"
"Solo Johnny è mio amico, quel burbero del marito non lo diventerà mai" borbottò facendolo ridere di gusto.
"Comunque non so perché sono qui forse perché Johnny era preoccupato per noi".
"Preoccupato?!" chiese come se la notizia del fratello non avesse dovuto sconvolgerli, o forse, e questo era più realistico, non avendo associato la preoccupazione di Johnny a quella notizia.
I Signori O'Brian sono alla porta.
"Direi che è il caso che tu rientri in camera e ti infili un paio di pantaloni" borbottò prima di incamminarsi verso l'ingresso per accogliere i suoi ospiti.
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Peter Wigmore
RomanceQuesta storia è legata alla duologia Solo per me e Ritorno da te. Peter Wigmore, figlio di un noto gallerista, si innamora di un ragazzo che però è legato ancora al suo primo amore. Deluso da questa storia che non è mai iniziata ma su cui aveva inve...