Peter continuava a guardare la sua immagine riflessa nello specchio e non riusciva a credere di averlo fatto davvero.
Si passò per l'ennesima volta la mano sulla testa, i suoi capelli erano spariti.
"Hai deciso di cambiare look?" una voce alla sua sinistra lo fece sobbalzare per lo spavento.
Peter si voltò verso la voce e vide poggiato contro lo stipite il suo amico Johnny.
"E tu che ci fai qui?"
"Mio marito è venuto a parlare con il suo amico dottore e ho pensato di passare per vedere come stavate" mentre pronunciava quelle parole fece dei passi verso di lui guardando il riflesso dell'altro nello specchio.
"L'hai fatto per lui?" domandò indicandolo.
Peter tornò a guardare la sua immagine e annuì.
"Lo ami molto" constatò Johhny.
"Da morire" girò le spalle allo specchio e si diresse nella direzione dov'era il suo amico.
Lo sorpassò per poter guardare Joshua, il ragazzo stava ancora dormendo ma sembrava più agitato del solito.
Peter si precipitò verso il letto e gli accarezzò il viso per tranquillizzarlo.
Joshua spaventato spalancò gli occhi e ancora intontito continuava a ripetere "Non c'eri più, te ne eri andato" e Peter si maledì di aver lasciato il letto ed essersi allontanato.
"Sono qui" lo rassicurò, stringendolo a sé e accarezzandogli la schiena.
Il più grande, come se quello di pochi attimi prima fosse stato solo un incubo, richiuse gli occhi e tornò ad addormentarsi.
Peter controllò la boccetta dei medicinali, mancava ancora un po' alla fine del trattamento così si distese di nuovo sul letto.
Joshua inconsciamente si avvinghiò ai suoi fianchi con il braccio libero e poggiò la fronte contro quella dell'altro, alla ricerca di un contatto, di una sicurezza, di una presenza.
Peter si sistemò in modo che Joshua potesse stare il più comodo possibile e poggiò la mano su quella del suo ragazzo, per fargli sentire che era lì, al suo fianco, per fargli sapere che non lo avrebbe lasciato solo.
Quanto male aveva fatto a Joshua il suo allontanamento; eppure il ragazzo non glielo aveva mai fatto pesare.
Lo baciò sulla fronte e chiuse gli occhi.
Non si sarebbe più mosso da lì, per nessun motivo al mondo.
"Ti va un caffè?"
Peter si voltò verso l'amico ricordandosi solo in quel momento della presenza dell'altro.
Johnny voleva parlargli, fallo partecipe del fatto che lui e i loro amici lo vedevano stanco e provato per tutta quella situazione e soprattutto voleva metterlo al corrente sulla suo decisione di cercare il fratello di Joshua, Michael Sinclair.
Non avrebbe agito alle sue spalle, perché aveva già commesso troppi errori e non voleva rischiare di incrinare la loro amicizia.
Soprattutto ora che, grazie alla frequentazione con Joshua, tra loro era stato dissipato ogni dubbio su un probabile interesse di Peter ancora nei suoi confronti, dubbio che attanagliava più Lauree che Johnny.
Peter riportò lo sguardo su Joshua, avvinghiato al suo corpo.
"Come vedi non posso muovermi" sussurrò con voce leggermente emozionata.
"Ma se me lo porti qui lo bevo volentieri" gli fece un occhiolino insolente.
Johnny alzò gli occhi al cielo e si allontanò senza proferire parola.
Sapeva che non avrebbe scollato Peter da quel letto per nulla al mondo.
Arreso si diresse verso le macchinette automatiche, inserì le monete e prese due caffè.
Si stava crogiolando sul come intavolare il discorso con Peter.
Portarlo fuori da quella stanza era indispensabile, non avrebbe mai aperto quel discorso con il dubbio e la paura che Joshua potesse sentirli.
Anche perché agitare il ragazzo soprattutto in quel momento era l'ultima cosa che voleva.
Sospirò e afferrò il secondo bicchierino pronto a tornare dall'amico, quando da lontano vide il marito ridere e scherzare con il suo amico dottore.
Uno strano moto di gelosia lo invase, fino ad attanagliargli le viscere.
Aveva sempre visto Lauree e il dottor Davenport interagire, ma gli sguardi che vedeva in quel momento da parte del dottore gli diedero una strana sensazione.
Li osservò per qualche secondo e poi Lauree, come se avesse avvertito lo sguardo del marito su di sé, si voltò nella sua direzione e gli sorrise.
Lo stesso fece Davenport; Johnny scosse il capo e si diede dell'idiota per la sua gelosia molto probabilmente insensata e tornò a pensare a come approcciarsi con Peter senza innervosirlo e soprattutto senza creare tensioni.
Quando arrivò nella camera di Joshua il ragazzo aveva aperto gli occhi.
Sembrava molto stanco ma comunque sorridente.
Il più grande stava accarezzando il viso del suo ragazzo e gli stava chiedendo cosa avesse fatto ai capelli.
Johnny fece un passo indietro e si allontanò andandosi a sedere nella sala d'aspetto a pochi passi dalla camera del ragazzo, non voleva interromperli né tantomeno violare la loro privacy.
Si sedette in attesa del marito mentre sorseggiava uno dei due caffè che aveva ancora tra le mani.
Chiuse per un attimo gli occhi, poggiando la nuca contro la parete dietro di sé.
Era andato in quel posto per parlare con Peter e nemmeno ci era riuscito.
Che doveva fare?
Come si doveva comportare?
Ormai la sua decisione l'aveva presa.
Doveva mettere l'amico davanti al fatto compiuto?
In fondo tutto ciò lo faceva per il suo bene.
Sospirò per tutti quei dubbi che lo attanagliavano.
"Sembra tormentato" quella voce lo fece sussultare.
Seduto al suo fianco c'era il dottor Davenport che gli sorrise.
Johnny fece lo stesso più per educazione che per reale volontà.
Quell'uomo gli mandava strane vibrazioni e forse il dottore lo aveva capito.
"Non le sono molto simpatico vero?" esordì lasciando il più piccolo ammutolito, non sapeva cosa dire.
Provò a farfugliare qualche parole ma il dottore subito lo interruppe.
"La prego non si senta obbligato a mentire per il rapporto di amicizia che lega me e suo marito".
Quella parola amicizia era stata sottolineata in un modo che a Johnny non era affatto piaciuto.
Sembrava che il dottore volesse alludere a qualcosa ma non sarebbe caduto nella sua trappola.
Johnny gli sorrise "Dottore non ho nulla contro di lei, anzi" pronunciò quelle parole con una tale sicurezza che sembrò convincere anche sé stesso.
Il dottore stava per replicare ma l'arrivo di Lauree glielo impedì.
"Quel caffè è per me?" domandò sfilando il bicchierino dalle mani di suo marito e baciandolo sulla guancia come segno di ringraziamento.
Il dottore si sollevò dalla sedia di fianco a Johnny "Scusate ma devo lasciarvi, ho dei pazienti da visitare" e detto ciò si allontanò.
Johnny era sicuro di aver scorto un leggero fastidio negli occhi del dottore, avrebbe indagato, ma non in quel momento e soprattutto non in quel luogo.
Sapeva perfettamente come far parlare Lauree e avrebbe scoperto il reale rapporto che legava i due uomini.
"Torniamo a casa?" il più piccolo annuì, rimandando ad un altro momento anche ciò di cui voleva discutere con il suo amico Peter, quest'ultimo troppo impegnato ad occuparsi, giustamente, del suo compagno.
I due si allontanarono mano nella mano, ignari di due occhi indagatori che li seguirono fino all'esterno della clinica.
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Peter Wigmore
RomanceQuesta storia è legata alla duologia Solo per me e Ritorno da te. Peter Wigmore, figlio di un noto gallerista, si innamora di un ragazzo che però è legato ancora al suo primo amore. Deluso da questa storia che non è mai iniziata ma su cui aveva inve...