Fly me to the moon

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V. In other words hold my hand
in other words, darling, kiss me

L'odore del sangue iniziava ad impregnare l'aria e Michelle lasciò che la paura le possedesse le membra per qualche istante. Quella spedizione stava andando dannatamente male e le grida dei soldati divorati sembravano attenderla per poterle entrare in testa e farla impazzire. Anche lei aveva creduto di morire quella volta, e se Mike non fosse corso in suo aiuto probabilmente non sarebbe più stata in grado di raccontarlo, nella più esplicita dimostrazione che quella non era affatto una giornata buona per il Corpo di Ricerca. Adesso era in mezzo ai rami di una foresta vicino al distretto di Trost, con i giganti che scuotevano i tronchi per far cadere i soldati.
Le grida di chi veniva catturato erano talmente strazianti che a volte gli altri si fermavano per tapparsi le orecchie, con il terrore più profondo ad oscurargli gli occhi, rischiando di venir catturati a loro volta.

Michelle imprecò, cambiò le lame e si tuffò in picchiata verso un titano, riuscendo a recidergli di netto la collottola. Erwin le avrebbe detto di evitare lo scontro e fuggire, ma lei non ci riusciva. Non sapeva perchè, forse l'istruttore l'aveva indottrinata bene, o più semplicemente era un riflesso automatico scaturitale dopo aver visto la morte dei compagni per mano di essi, ma quando vedeva un gigante provava l'istinto assoluto di ucciderlo, e anche questa volta il fremito delle sue mani fu irresistibile. Non si sarebbe mai abituata all'adrenalina che le provocava il combattimento, neanche l'aver visto la morte in faccia, e anche adesso, mentre si spostava agilmente tra i rami, avvertiva il cuore pulsare forte nel petto spingendo il sangue in ogni angolo del corpo, riempiendo le vene di paura e del più puro istinto di sopravvivenza.

Doveva a tutti i costi uscire dalla foresta, ritrovare qualcuno della sua squadra o per lo meno di una squadra conosciuta e ricongiungersi con i sopravvissuti. Le sembrò di vedere in lontananza una testa bionda, e sperando con tutto il cuore che si trattasse di Erwin iniziò ad avvicinarsi, ma qualcosa la turbò. Le bombole del gas cominciarono ad emettere dei borbottii sommessi, mentre i rampini sembravano tirarla con sempre meno forza. Sul punto di bestemmiare si decise a continuare, perchè se solo avesse raggiunto quello che assomigliava sempre di più ad Erwin, forse sarebbe riuscita a sopravvivere. L'avrebbe potuta portare in braccio fino all'uscita della foresta, dove i cavalli avrebbero compiuto il resto del lavoro, ed entrambi sarebbero stati salvi, ma il gas cominciò a scarseggiare sul serio e per Michelle la figura del Comandante non fu mai più desiderabile. Per quanto lo sognasse la notte e volesse a tutti i costi stare con lui più tempo possibile, non aveva mai sentito una sensazione del genere. Ancora pochi metri, cazzo, andiamo, pensò mordendosi il labbro. Nonostante anche lui si spostasse con il 3DGM, Erwin era sempre più vicino, le ciocche bionde inspiegabilmente composte in mezzo al vento.

Michelle arrivò in una piccola radura e quando vide quanto poco mancasse a raggiungerlo si sentì al sicuro. Forse se avesse gridato il rumore del vento sarebbe stato facilmente contrastabile, e lui si sarebbe girato per aspettarla. Non ebbe tempo nemmeno di prendere aria però, che percepì un improvviso e fortissimo vuoto allo stomaco, mentre la vista si faceva confusa e ogni cosa vorticava paurosamente. Riuscì a gridare, o forse era semplicemente la sua immaginazione ed era già morta, ma dopo aver avvertito l'aria tra i capelli sentì un tonfo forte, un colpo alla schiena e poi più nulla.

Davanti agli occhi un velo nero, dentro il cuore una strana e ben accetta sensazione di pace. Credette di essere finalmente morta, ma poi il suono indistinto e confuso di alcune voci la fecero ricredere, e a meno che nell'aldilà non ci fosse qualcuno pronto a parlarle, comprese che non era ancora morta. Non che le sarebbe dispiaciuto, ma si rese conto di avere un sacco di rimpianti. Non essere riuscita a salvare suo fratello e non aver ancora baciato Erwin erano i più grandi, e visto che il primo era decisamente irrimediabile si disse che avrebbe colto l'occasione per cancellare il secondo dalla lista. In effetti la vita era troppo breve, e nel suo caso anche miserabile, per essere sprecata, ed Erwin le piaceva tanto. Custodiva ancora la primula bianca che le aveva donato a Mitras, rinsecchita e ingiallita tra le pagine del suo libro preferito. Ormai aveva accettato di esserne attratta, e non perdeva occasione per passare del tempo con lui. Lavoravano insieme, se si incrociavano per i corridoi si fermavano a parlare, e con la scusa di Mike l'aveva invitata più volte nel suo ufficio a discutere di politica e attualità, facendola solo innamorare di più. Erwin era davvero brillante, e la sua intelligenza era una delle cose che Michelle apprezzava di più. Iniziò a rivivere i momenti passati insieme, che come un balsamo lenivano le sue ferite e la facevano finalmente sentire in pace. Stava ricordando proprio un particolare momento durante una delle loro chiacchierate quando le parve di sentire veramente la sua voce vicino alle orecchie. Le arrivava ovattata e distorta, come se fossero sott'acqua, ma comunque non poteva non essere la voce di Erwin.

Call of silence /Erwin Smith/Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora