4.Infermeria

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Petra si sentiva intrappolata in una bolla. Ogni suono, ogni percezione ed ogni immagine le apparivano ovattati, annebbiati e confusi. Non sapeva se la battaglia stesse ancora andando avanti e nemmeno se i suoi compagni di squadra fossero ancora vivi. Ed Eren? Che fine aveva fatto lui? Pregò con tutto il suo cuore che i suoi amici fossero vivi, non sarebbe riuscita a sopportare il dolore della loro perdita, sarebbe stato come farsi amputare un braccio, o una gamba; sarebbe stato come la scomparsa di un fratello o di una sorella, perché questo erano per loro: una famiglia. Petra non era assolutamente insoddisfatta della sua famiglia biologica, aveva senza dubbio avuto un'infanzia allegra e spensierata: una madre dolce e amorevole, famosa per la sua buonissima crostata di more e sempre disposta a coccolare i suoi figli; un padre su cui poter fare affidamento in ogni occasione, dal cuore buono e gentile; e, infine, un fratellino e una sorellina pieni di energie e con il sorriso perennemente stampato in volto, un sorriso cosí puro e innocente che ti si stringeva il cuore solo a guardarlo.
Insomma, aveva avuto tutto ciò che più si desiderava al mondo ed era stato un vero colpo per i suoi genitori quando aveva detto loro di aver intenzione di arruolarsi ed entrare nel Corpo di Ricerca. All'inizio si erano dimostrati contrari alla decisione della propria figlia (la madre era quasi svenuta!), poi però avevano capito che credeva davvero in ciò che diceva: "Mamma, papà, io voglio combattere, voglio creare un futuro per i miei figli e per tutti coloro che verranno dopo di noi. Voglio proteggere le persone a cui tengo senza più nascondermi. Lotterò fino alla morte, se servirá a gettare le basi per un nuovo mondo in cui poter vivere finalmente in pace." aveva detto, con il fuoco che le bruciava negli occhi color caramello.

Quando però quattro anni prima era entrata nel Corpo di Ricerca e poi nella squadra del Capitano Levi, contro ogni previsione aveva stretto dei legami profondi con tutti i suoi membri, dal burbero e fastidioso Oruo, al più razionale e responsabile Gunther e al serio ma giocherellone vice Eld. Aveva legato molto anche con Hanji, che spesso si trovava in missione con loro; che dire di Hanji? Quella donna era davvero una schizzata, sempre pronta ad analizzarti dalla punta dei capelli a quella dei piedi. Se glielo avessero permesso molto probabilmente avrebbe aperto la pancia a tutti i suoi compagni, dato un'occhiatina veloce per poi ricucirli e mandarli a dormire come se nulla fosse successo. Nonostante l'atteggiamento da scienziato pazzo, comunque, Petra la considerava un'amica preziosa, con cui confidarsi e spettegolare ogni qualvolta ne avesse bisogno.
E poi c'era Eren, il ragazzino entrato in squadra da neanche un anno che si era ormai guadagnato un posticino speciale nel suo cuore. Petra, infatti, lo aveva preso sotto la sua ala già dal primo giorno in cui il Capitano Levi glielo aveva presentato. Era impossibile non affezionarsi a lui e ai suoi modi gentili, si vedeva che si sentiva molto a disagio in mezzo a ragazzi più grandi di lui. Che quei ragazzi fossero poi delle macchine da guerra ammazza - giganti, beh, quella era un'altra storia. Anche perché lui non era da meno, visto ciò che era stato in grado di fare.

"Vi prego, amici miei, sopravvivete." pensò Petra, mentre lottava senza sosta per rimanere sveglia. Le sembrava uno sforzo immane, la voglia di arrendersi e abbandonarsi all'oblio era tanta ma il calore che proveniva dal corpo seduto dietro di lei e i sussurri che le arrivavano di tanto in tanto alle orecchie la facevano rabbrividire di piacere e allo stesso tempo le infondevano la forza necessaria per continuare a resistere. La sua schiena premeva con forza contro il petto del Capitano Levi, mentre quello guidava le redini e cercava di galoppare il più velocemente possibile, evitando però di fare del male alla ragazza davanti a lui. Il calore che irradiava il corpo dell'uomo aveva raggiunto anche lei e se Petra avesse avuto ancora dalla sua la sua solita lucidità sarebbe sicuramente arrossita fino alla punta dei capelli. Tutto ciò che riusciva a fare, invece, era tenere la testa reclinata sulla spalla del suo Capitano, strizzando gli occhi e lasciando fuoriuscire versi di dolore ogni volta che il cavallo compieva dei movimenti troppo bruschi.

Le stelle rifulgono sinistre - RivetraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora