7.Missione

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Un tiepido raggio di sole le sfiorò delicatamente la pelle e la camera venne avvolta da brillanti pulviscoli di luce: era mattina

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Un tiepido raggio di sole le sfiorò delicatamente la pelle e la camera venne avvolta da brillanti pulviscoli di luce: era mattina. Petra strinse forte le palpebre, cercando di restare ancorata al mondo dei sogni ancora un altro po', tuttavia a poca cosa servirono i suoi tentativi, soprattutto quando il canto dei cardellini che popolavano il territorio dentro alle mura le arrivò alle orecchie. La ragazza mugugnò infastidita, voltando le spalle alla grande finestra e portando le gambe al petto in posizione fetale, dopodiché allungò leggermente il braccio destro verso l'altro lato del materasso per tastarne la morbidezza.

Era ancora caldo.

Spalancò gli occhi, dimenticandosi totalmente della luce che aveva invaso la sua camera da letto. Se ne pentí amaramente quando fu costretta a richiuderli a causa del bruciore, non smise di sfiorare quella superficie, però, accarezzando con delicatezza il lenzuolo e tentando di rimettere insieme i pezzi della notte trascorsa; ricordava tutto nei minimi dettagli, sarebbe stato impossibile - anche dopo la sbronza terribile che si era beccata - dimenticare tutti gli avvenimenti che erano accaduti e che avevano visto come protagonisti lei e l'affascinante Capitano dalle iridi in tempesta.

Non riusciva ancora a crederci... si erano baciati. O meglio, lei aveva baciato lui. Però allo stesso tempo lui non l'aveva respinta ed era ormai palese che anche Levi fosse attratto da lei (arrossí fino alla punta dei capelli nel momento in cui pensò al mondo in cui lui gliel'aveva fatto notare).
La sua mente ancora poco lucida stava traboccando di ipotesi e dubbi: non vi era nessuna certezza che tutto quello che era avvenuto avesse significato qualcosa per lui, magari era stato semplicemente l'alcol a guidarlo, era pur sempre un uomo e anche lui, come chiunque, aveva desideri e bisogni fisici.

In ogni caso c'erano delle cose che non tornavano: la delicatezza con cui l'aveva sfiorata, le sue tenere carezze... e il fatto che fosse rimasto con lei fino al mattino (il materasso ancora tiepido ne era la prova). Che fosse solo puro e semplice affetto? Magari si era impietosito vedendola in quelle condizioni e aveva deciso di assecondare la sua richiesta e farle compagnia.
Petra scosse con violenza il capo. Non doveva più pensarci, era inutile continuare a fare delle supposizioni senza alcuna base solida, ormai era accaduto, tutto ciò che avrebbe dovuto fare era chiedere scusa al Capitano per il suo inaccetabile comportamento e chiudere la questione. Sí, avrebbe fatto cosí.

Con una nuova determinazione a bruciarle nelle vene si fece forza e si alzò dal letto, togliendosi il povero vestito ormai sgualcito e indossando in tutta fretta l'uniforme, per poi dirigersi verso il bagno per sciacquare il viso e cancellare i segni del sonno profondo da cui si era risvegliata non molto tempo prima.

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Quando giunse sull'uscio della sala da pranzo dovette mordersi le labbra con forza per non scoppiare a ridere: i suoi compagni di squadra erano tutti armati di scopa, straccio e paletta, tuttavia anche un cieco si sarebbe accorto che a malapena riuscivano a mantenersi in piedi; Oruo stava spolverando i tavoli e le panche ed ogni volta che si chinava un po' di più sulla superficie piana, la testa gli ricadeva in avanti e si esibiva in un improvviso attacco di sonno che durava piú o meno una frazione di secondo; Eld e Gunther erano intenti a raccogliere le numerose bottiglie sparse sul pavimento ma stavano fallendo miseramente, dal momento che il primo afferrava diverse volte il nulla (sicuramente vedeva ancora un po' doppio), mentre il secondo continuava a incespicare su i suoi stessi piedi e indietreggiava sempre più verso il muro, con un sacco dell'immondizia fra le mani. Ma la scena più comica era sicuramente quella che vedeva come protagonisti Eren e Hanji: il ragazzo cercava in tutti i modi di tenere ferma la panca pericolante su cui la donna era in equilibrio (per modo di dire) per cercare di rimuovere i festoni colorati dalla parete. Peccato che la stravagante caposquadra non smettesse neanche un secondo di ridacchiare, raccontando al povero Eren diversi aneddoti sui giganti, che presto gli avrebbero causato una crisi isterica dovuta alle troppe risate trattenute sottoforma di singhiozzi.

Le stelle rifulgono sinistre - RivetraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora