QUARTA PARTE

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I giorni seguenti furono molto frenetici, tra l'ansia dei preappelli e lezioni che si aggiungevano ad altre. Dopo l'unica uscita che avevo fatto con le mie amiche, ero decisa a stare a casa e concentrarmi il più possibile sui libri. Avevo avvisato mia madre che non l'avrei chiamata più di una volta al giorno (anche perché le nostre chiamate duravano sempre troppo). Insomma, volevo dimostrare a me stessa che ero la stessa secchia delle scuole superiori e ci tenevo a raggiungere voti alti. D'altronde, ero lì anche a spese dei miei genitori, dato che la borsa di studio non era sufficiente a coprire tutte le spese, e l'ultima cosa che volevo era scontentarli. Nel frattempo cercavo di evitare ogni tipo di distrazione, inquilini inclusi. Io e Filippo continuavamo a cenare insieme, e la maggior parte delle volte lui cucinava per entrambi, ma le nostre chiacchierate erano diventate più brevi e io cercavo sempre di tagliare corto.

«Ti è piaciuta la pizza?» mi chiese un sabato sera che l'aveva preparata.
«Certo.»
«Volevi più gorgonzola? Me ne era rimasto poco, ma sarei andato a comprarlo.»
«No, andava bene così.»
Lui mi guardò. «Mh.»
«Mh cosa?»
«Perché ho l'impressione che non hai molta voglia di parlarmi?»
«No, davvero, sono tranquilla.»
«Non chiacchieri più come prima.»
Mi dispiaceva che se ne fosse accorto, sapevo che in periodo di stress da studio diventavo antipatica e asociale.
«È che ho ancora tanto da studiare e tra due settimane ho due preappelli, di cui uno ancora tutto da vedere.»
«Avresti bisogno di una pausa.» mi disse, sorridendo.
Io spostai una ciocca dietro l'orecchio. «Non credo che questo sia il periodo più adatto per pensare a una pausa.»
«Sai da cosa capisco che hai bisogno di riposo?» mi chiese.
«Da cosa?»
«Dalla tua maglia.»
Indossavo una maglietta rosa sbiadita con una testa di elefante al centro.
«Cosa vuoi dire?» gli chiesi in tono civettuolo, non riuscendo a trattenere un sorriso.
Lui fece qualche passo verso di me, lentamente.
«Che non ti è rimasto del tempo nemmeno per vestirti bene.»
Io gli diedi uno schiaffetto sul braccio, aprendo la bocca.
«Ma sei pessimo!»
«Io preferisco la mia maglia.» annunciò. Lui aveva una canotta blu che lasciava scoperte le braccia e lasciava intravedere parte del petto. Sotto quelle maglie c'era qualcosa di molto interessante, a quanto pareva. Cercai di scacciare quel pensiero dalla testa.
«A cosa stai pensando?» mi chiese, a due passi da me. La sua estrema vicinanza mi metteva un po' a disagio.
«A niente.», mentii.
«Mah, ti vedo pensierosa.»
Io scossi la testa, indietreggiando, ma dietro di me c'era il tavolo.
Lui si avvicinò ancora di più a me e io non riuscivo più a reggere il suo sguardo così profondo.
«Cosa fai?» gli chiesi con un filo di voce, mentre sentivo il battito accelerare.
«Devo prendere la bottiglia.» disse lui, sporgendosi da un lato e acchiappando la bottiglia d'acqua che era sulla tavola.
Io socchiusi gli occhi, vergognandomi profondamente per aver anche solo pensato che volesse avvicinarsi a me. Per quale motivo avrebbe dovuto farlo? Non era certo interessato a me.

Quella notte faticai a prendere sonno. Girandomi di continuo da una parte all'altra del letto, nella mia testa viaggiavano pezzi di biografie di autori che avevo studiato, pillole di storia e cose simili, ma i miei pensieri ogni tanto andavano anche su Filippo. In sua compagnia stavo bene, era un ragazzo divertente e sapeva sempre come farmi strappare un sorriso. Quando si era avvicinato a me, mi ero sentita strana. Avevo avuto la tentazione di abbracciarlo, ma sapevo che se l'avessi fatto me ne sarei pentita un istante dopo.

Il mattino seguente, quando andai in cucina per fare colazione, vidi Filippo, intento a preparare dei pancake deliziosi. Le sue colazioni erano sempre abbondanti, niente a che vedere con le mie. Tuttavia, era strano che fosse in piedi già a quell'ora. Quando entrai in cucina, si voltò e mi sorrise. Vedere il suo sorriso di prima mattina mi metteva di buonumore, avrei voluto che si svegliasse così presto più spesso.
«Tra poco ho un parziale.» esordì, giustificando la sua presenza in cucina così presto.
«Avevo immaginato.» gli dissi, versandomi del succo di frutta. «Sei agitato?»
Lui si sedette affianco a me. «Adesso che me lo ricordi, sì.»
«Bene, era il mio intento.» commentai in tono sarcastico.
«Che ragazza malefica.»
Io risi, cercando di evitare il contatto diretto con il suo sguardo, che mi provocava sempre un po' di imbarazzo.
«Non mi vorresti far credere che sei un perfetto bravo ragazzo?!»
Filippo alzò gli occhi al cielo. «Certo che sono un bravo ragazzo. E anche bello.»
Io socchiusi gli occhi, guardandolo di sbieco.
«Fammi indovinare, ti chiamavano modesto da piccolo?»

Poco dopo, prima che uscisse di casa, Filippo si fece una doccia veloce. Mentre era in doccia, mi balzarono alla mente pensieri un tantino strani. Ad esempio, mi formai nella mente l'immagine di Filippo che si insaponava sotto la doccia. Sì, anche le persone secchione hanno pensieri sconci ogni tanto. Fantasie a parte, una delle mie problematiche maggiori riguarda i bisogni subito dopo aver fatto colazione. La mia vescica, puntuale come un orologio svizzero, non mi lascia a disposizione molto tempo. In casi urgenti come questo, inizio a girare per la stanza, sforzandomi di tenere a bada il mio istinto di farmi la pipì addosso, ma quella mattina sembrava una mission impossible, chiaramente l'unica mattina in cui il bagno era occupato. Cercando di non fare la figura della pazza isterica, uscii dalla mia camera con le gambe aggrovigliate e iniziai a bussare alla porta del bagno. Non era mia intenzione scocciarlo in quel momento, ma sentivo che l'acqua della doccia non scorreva più, per cui ho immaginato che avesse finito di lavarsi.
«Scusa Filippo, non te lo chiederei se non fosse un'emergenza.» dissi con voce soffocata.
«Devi entrare?» sentii da dentro.
«Sì, è abbastanza urgente, anzi, molto urgente. Vorrei solo sapere se ti manca tanto.» La mia vescica sembrava una bomba a orologeria.
«Massimo cinque minuti, ma se è urgente esco e rientro dopo.»
«No, davvero, riesco a resistere.» dissi, stringendo i denti. «Finisci pure con calma... cioè, non proprio con calma...» La mia voce ansimava e il mio corpo ormai era tutto contorto. Non mi capitava spesso una cosa del genere, ma quella mattina dovevo aver bevuto troppo succo. Pochi secondi dopo, la porta del bagno si aprì. Filippo era davanti a me, ancora bagnato, con l'asciugamano arrotolato dalla vita in giù. Era la prima volta che lo vedevo a torso nudo e mi venne molto difficile non buttare l'occhio. E infatti non resistetti.
Lui si accorse che stavo indugiando un po' troppo su di lui, e mi fece un segno con la mano.
«Stai bene? Non dovevi entrare?» mi chiese.
Io spalancai gli occhi. «Oh sì, certo, la pipì. Faccio di corsa. Grazie mille!» esclamai prima di chiudermi in bagno di corsa. Pochi secondi dopo stavo dando sollievo alla mia vescica, ma anche i miei occhi avevano avuto un po' di sollievo, dopo quello che avevano visto.
Quando aprii la porta del bagno, vidi Filippo che aspettava con un gomito appoggiato al muro e l'altro braccio sul fianco. Vederlo così mi provocò quasi uno sfinimento e non potei trattenermi dal dargli un'altra occhiata furtiva. Lui, invece, mi guardava negli occhi e i nostri sguardi si incrociarono.
Io mi lisciai i capelli, spostandomi per farlo passare, ma notai che lui non distoglieva gli occhi da me. Per entrare in bagno dovette fare qualche passo verso di me e la sua vicinanza in quel momento mi fece arrossire. Il suo petto era ancora bagnato e io deglutii quando mi passò accanto. Lui continuava ad avere lo sguardo fisso sui miei occhi che, ormai, io non riuscivo più a sostenere. Filippo aveva un'espressione neutra, quasi interrogativa, come se si fosse chiesto perché mostrassi così tanto imbarazzo. Tra buoni amici, in quella situazione non ci sarebbe dovuto essere motivo di disagio. Tornai nella mia stanza, mentre lui rientrava in bagno ma, poco prima di chiudermi la porta alle spalle, mi voltai un'ultima volta, e rimasi sorpresa quando vidi che anche lui si era girato a guardarmi.

STORIA DI DUE COINQUILINIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora