SESTA PARTE

15 1 0
                                    


Marika, la ragazza di Filippo, aveva avuto la brillante idea di presentarsi nel nostro appartamento, autoinvitandosi per un weekend senza chiedere niente a nessuno. C'erano anche altre persone che abitavano in quell'appartamento, e che magari non erano d'accordo sulla sua permanenza lì, neanche per un fine settimana. Inutile dire quanto fossi imbarazzata quando Marika, subito dopo aver salutato Filippo, entrò in cucina e mi salutò sfoggiando un sorriso a 34 denti, degno di uno spot televisivo di un dentifricio. Mentre anch'io avevo ricambiato il sorriso, pensai: "Lo sai che il tuo ragazzo mi stava per baciare poco prima che bussassi alla porta? E sarebbe successo se non avessi bussato". Chiaramente, non mi sembrava proprio il caso di dire una cosa del genere, dovevo sforzarmi di apparire più disinvolta possibile. Con la coda dell'occhio notai che anche Filippo aveva la tipica faccia da persona che si sente a disagio. Sembrava la scena di un film.
Risposi a qualche domanda di Marika, ad esempio che cosa studiassi e da dove venissi, per poi fingere di essere molto impegnata e fuggire di corsa nella mia stanza. Con la porta chiusa, mi feci scivolare su di essa e infilai le mani fra i capelli. Ci mancava solo quella, proprio adesso che avevo notato da parte sue un forte interesse verso di me. Aveva anche provato a baciarmi, eravamo stati vicinissimi. Non sapevo bene come mi faceva sentire questa cosa, se bene o male. Da una parte ero contenta, e anche molto lusingata, che un bel ragazzo come lui provasse un'attrazione verso di me, mentre dall'altra mi chiedevo perché avesse provato a baciarmi. Le persone impegnate non lo fanno, c'è poco da girarci intorno. Vuol dire che forse lui e Marika hanno avuto qualche problema nella coppia? Oppure che lui non è più sicuro di essere così innamorato di lei? Una cosa era certa. Io non volevo essere mai nella vita la seconda scelta di qualcuno, quella che vai a cercare solo quando manca la prima scelta. Non me lo meritavo.

D'accordo, forse sto correndo un po' troppo. Noi due non ci eravamo ancora baciati e, dunque, di fatto non c'era stato assolutamente nulla. Per quanto anche i muri adesso sapessero che c'era un interesse reciproco, non c'era ancora nessun motivo per dire che lui era disposto a lasciare la sua ragazza per iniziare una storia con me.

Avevo fantasticato troppo, e me ne resi conto proprio durante quel fine settimana. Rimasi chiusa nella mia stanza per la maggior parte del tempo, sia perché dovevo tirarmi avanti con lo studio, sia perché volevo evitare qualunque occasione di beccarli in giro per la casa. Mi avrebbe creato troppo imbarazzo.

La sera successiva, mentre andavo in bagno, la porta della stanza di Filippo era aperta a metà e lo scorsi insieme a Marika sul letto di lui. Erano sdraiati sopra il copriletto e stavano chiacchierando del più e del meno. Lei era tra le braccia di lui, divertita. Vederli così bene insieme mi provocò una stretta allo stomaco, tanto che il giorno seguente persi completamente l'appetito. Il sabato sera uscirono prima dell'ora di cena e non tornarono prima delle due. La domenica rimasero a letto quasi tutta la mattina e, mentre ero in cucina che preparavo un piatto di pasta veloce, entrò Filippo. Aveva lo sguardo molto assonnato e ci scambiammo un saluto freddo. Era facile immaginare che, essendoci la sua ragazza, lui non si sbilanciasse. Pochi secondi dopo, infatti, entrò anche Marika, che mi fece un cenno di saluto con la mano, per poi abbracciare Filippo da dietro mentre preparava i toast. Si scambiarono più baci, ma lui non mi diede l'idea di essere imbarazzato. Era come se non ci fossi, se non gli interessasse niente che io fossi lì. Non aveva nessun rispetto per l'interesse che provavo io, era davvero vergognoso. Poi, però, tornai con i piedi per terra. Quella era la sua ragazza, aveva tutto il diritto di baciarla e abbracciarla quanto voleva.

Io invece chi ero per lui?

Nessuno. Ero soltanto una ragazza gelosa marcia, e lui probabilmente l'aveva immaginato. Cercai di mangiare più in fretta che potevo, non avrei resistito lì un secondo di più.

Marika andò via quella sera, intorno alle sei e mezza. La sua assenza mi rendeva libera e felice. Finalmente potevo abbandonare la mia vita da prigioniera e, in cuor mio, sapevo che, senza Marika, io e Filippo avremmo recuperato il tempo perso e, chissà, magari avremmo continuato il bacio, da dove era stato interrotto.

STORIA DI DUE COINQUILINIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora