Abbiamo disimparato a distinguere
la distanza, vittime e complici
dell'autovelox dell'etere.
Ritmo irregolare, influenze auliche,
clessidre al bisogno, pale eoliche.Colmiamo l'impossibilità di viaggiare
con bypass algoritmici, catodici
surrogati di aruspici e magare.
Bologna-Aorta, autostrada del cuore,
autogrill e camgirl, Skype e suore.Bramiamo la possibilità di rinverdire
e, come semi, fluttuare nell'aere
fino a trovare l'humus dove fiorire.
Girasoli migratori, allodole dinamiche,
Canguri da giardino, cicale cibernetiche.La pioggia rovina l'idillio dei pensieri
insinuandosi istrionica tra le crepe dell'oblio
ricordando al mondo che la Terra,
pur fluttuando, si nutre delle suole
e degli zoccoli. Le ali, invero, oscurano
il nitido zampillio di fotoni. L'immane
magma delle responsabilità erutta
deflagrando con pensieri di lapilli.
Speriamo che la vita possa ritornare
al suono di mille piccole frivolezze
che pungano i sanguinei oblii, zanzare.
Nebbia narcotizzante, olio tagliente,
oblio per cervelloni, storia silente.