τέσσερα · Ade

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La ferita più profonda



«Non mi avevi detto che ci sarebbe stata una festa.» sibilai infastidito.
«Saresti venuto, in tal caso?» mi chiese Zeus, non nascondendo il suo divertimento.
Lo fulminai con lo sguardo.
«Niente mi obbliga a restare.» ribattei duramente, voltandomi con l'intenzione di tornare negli Inferi, ma la sua mano mi afferrò il braccio.
«Oh, ti supplico! Metti da parte l'orgoglio una buona volta.»

Mi divincolai bruscamente dalla sua presa. Se fosse stato un altro a trattenermi in quel modo, sarebbe già perito di una morte lenta e dolorosa. Anche se forse Zeus la meritava ugualmente. Attirarmi sull'Olimpo con l'inganno e pretendere inoltre che partecipassi ad uno stupido banchetto nuziale... mio fratello sapeva essere una vera carogna!

«Dammi una buona ragione per non andarmene.»

Piantai i miei occhi nei suoi, celesti e cristallini come il Cielo su cui regnava. Non avremmo potuto essere più diversi, noi due, sotto ogni punto di vista. Poco più basso di me, aveva un corpo muscoloso e possente fasciato da bianche vesti, i capelli candidi e un viso severo ma benevolo. Sapeva amministrare la giustizia con saggezza, eppure non era una rarità che la causa di scompiglio fosse proprio la sua natura volubile, a tratti infantile. Tante erano le sue amanti quante le stragi compiute da Era, sua moglie.

«Te ne do tre.» rispose infine con aria di sfida. «Primo: farti vedere ogni tanto gioverebbe alla tua reputazione. Secondo...»
«Ho detto buona ragione.»
«...Secondo: Dioniso apprezzerà la tua presenza. E terzo: credo che avere un po' di compagnia ti farebbe bene.» concluse con un sospiro.
Io risi freddamente e alzai gli occhi al cielo.
«Compagnia.» ripetei sprezzante, serrando le dita attorno al mio scettro «Quale compagnia? Quella di bambini ipocriti e arroganti?»
«Adesso basta! Smettila di riprendere questo stupido discorso!» sbottò adirato.

Intorno a noi calò il silenzio. Tutti gli invitati già presenti avevano udito la sua voce adirata e si voltarono a guardarci. Quando i loro occhi si posarono su di me assunsero una sfumatura di disprezzo carica di timore e fastidio a me molto familiare. In realtà le loro opinioni non mi sfioravano minimamente, né avevo paura della reazione di Zeus. Poteva avere tutto il mio affetto in quanto fratello e rispetto come Padre degli dei, ma non sarebbe mai riuscito ad intimorirmi. Lasciai che il mio sguardo colpisse la folla di curiosi, e nessuno di loro riuscì a sostenerlo. Si girarono, finsero di riprendere le loro noiose conversazioni, eppure attendevano la mia risposta. Volevano sentire cosa avrebbe osato rispondere il re degli Inferi al sovrano dell'Olimpo.

Ero odiato, questo sì, ma non c'era divinità che non mi temesse.

«Quello che tu non riesci a capire, fratello, è che io preferisco stare da solo.» ribattei con pacata repulsione.
«Nessuno sta bene da solo.» sentenziò duramente.
Come se fossi tu a decidere, pensai. Dopodiché lo vidi tentare di calmarsi. Prese un profondo respiro e si accarezzò la folta barba. Mi si avvicinò, posandomi un mano sulla spalla destra.
«Ascolta... siamo entrambi ragionevoli, mettiamo da parte questi ridicoli litigi. Non ti chiedo di restare fino alla fine. Fossero anche pochi minuti, ma ti prego fa uno sforzo.» mormorò, sconfitto ma testardo fino alla fine.

Continuai a fissarlo impassibile, ma alla fine sospirai rumorosamente e incrociai le braccia al petto. Decisi di accontentare quella sua richiesta. Riflettei che dopotutto qualche istante in più in quella baraonda sfarzosa non avrebbe potuto essere così tragico.
«Grazie.» disse con un piccolo sorriso.
Mi diede una calorosa pacca sulla spalla e si allontanò, per poi guardarmi un'ultima volta.
«Cerca di non fare danni.» aggiunse sparendo tra la folla.
A quelli ci hai già pensato tu.

Zeus doveva essere cieco per non accorgersi che nessuno a quel banchetto gradiva la mia presenza, persino gli sposi. O agiva da sciocco, oppure era profondamente sadico. Nonostante l'atmosfera si stesse gradualmente alleggerendo, era lampante che sotto quel colonnato ornato di fiori e drappi dorati non c'era posto per me. Né io desideravo che ci fosse.

Lα Prιmαvεrα dι AδεDove le storie prendono vita. Scoprilo ora