Erano le cinque di un pomeriggio particolarmente caldo. Ero tornato da poco dalla sede principale del mio reparto ed ero letteralmente distrutto, tanto che non ci pensai due volte prima di buttarmi sul letto di camera mia vestito così com'ero.
Era stata una giornata davvero intensa: mi ero dovuto svegliare alle quattro del mattino, quando Kageyama mi aveva telefonato avvisandomi che erano arrivate nuove notizie dalle spie incaricate di osservare Ushijima.
Data l'importanza della situazione, non avevo esitato un attimo ad alzarmi dal letto, avvisare Osamu della mia partenza e delle sue ragioni, e correre al complesso di palestre che costituiva il nostro quartier generale.
So cosa state pensando, un covo di spie della mafia tiene il suo quartier generale in un complesso di palestre nel centro di Tokyo? avete desiderio di farvi scoprire e arrestare? ah ah ah No. In verità, la storia dietro alla costruzione di quegli edifici è molto complessa ed è nata da una idea che si era fatta strada nella mia mente geniale, modestamente parlando, qualche anno prima, quando ero ancora un'apprendista.
Gli eventi che hanno portato quel luogo a diventare la sede principale dello spionaggio mafioso sono oltremodo intricati e nemmeno io so esattamente come il mio vecchio capo, Kita Shinsuke, abbia fatto a costruire il tutto senza destare sospetti. Vi basti sapere che il luogo in cui si trova era un complesso di edifici lavorativi abbandonati di cui abbiamo ottenuto i diritti di demolizione e ricostruzione. Sul documento di identificazione dato al governo, quelle erano palestre private di un ricco imprenditore giapponese ora residente in America, che ne concedeva l'uso solo ad alcuni suoi studenti di jujitsu accompagnati dai loro inseganti. Comodo vero?
Si poteva ritenere un a mezza bugia. Lì ci allenavamo davvero anche nel jujitsu.
Quando quella mattina ero arrivato come un zombie al primo edificio del complesso, alcuni dei miei allievi era già lì ad allenarsi. Fra loro riconobbi immediatamente Kageyama, intento ad esercitarsi con un sacco da boxe.
Kageyama Tobio era praticamente il mio secondo in comando, uno dei primi allievi che Bokuto mi aveva affidato. Era arrivato al quartier generale quasi quattro anni prima, quando io ero ancora fresco di promozione. La storia del suo arrivo alla mafia era particolare, e avevo la sensazione che Bokuto non mi avesse raccontato tutto, ma a quanto pareva Hinata era una, se non la principale, ragione della sua adesione. Ma Tobio era riservato e misterioso, e si rifiutava di parlarne.
Il ragazzo si era dimostrato un valido allievo, diligente, perspicace e talentuoso, oltre che volenteroso di imparare. Perciò non mi ero interessato più di tanto delle sue motivazioni. Finchè faceva il suo lavoro come doveva, non avevo bisogno di scavare nel suo passato, per quanto non negai mai di essere davvero curioso a riguardo.
<<Tobio Kun!>> chiamai, cercando di attirare la sua attenzione.
Lui smise di tirare pugni al sacco e mi rivolse un cenno di saluto con la testa.
<<buongiorno Miya San>> esclamò con la sua solita voce inflessibile.
L'avevo scelto come secondo per la sua freddezza e praticità nel prendere decisioni. Era raro che Kageyama mostrasse qualche emozione, oltre alla rabbia e alla grinta quando si trattava di combattere. Era un tipo illeggibile e per lo più impassabile, anche se era facile irritarlo. Ma, il più delle volte, le sue scelte si dimostravano assennate, ed anche se era pessimo nei rapporti sociali, era una buona spia.
<<spero per te che siano buone notizie Tobio, alzarmi alle quattro del mattino non era nei miei piani per oggi.>>
<<mi dispiace di averla svegliata>> rispose lui, non sembrando per nulla dispiaciuto <<Le spie che si sono infiltrate fra le guardie di Ushijima hanno riportato un fatto quanto meno interessante.>>
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I made a promise: Sakuatsu
Fiksi PenggemarSono i comandanti di due differenti aree della mafia. Il loro lavoro li accomuna, ma i loro principi e le loro morali li rendono gli opposti perfetti. Atsumu Miya è una spia che non ha mai ucciso in vita sua. Sakusa Kyoomi è un assassino che non co...