-quella cos'è? - una bomba. NON TOCCARLA.

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I giorni che seguirono quell'episodio furono avvolti in una sorta di nebbia scura che mi impedisce di ricordarli bene. Era come se mi svegliassi la mattina e per il resto della giornata non riuscissi ad elaborare ciò che stavo facendo. Ricordo di essere stato sommerso di lavoro a tal punto che mi svegliavo all'alba e tornavo a mezza notte. 

Il ritorno di Tendou Satori era stato confermato e a quanto pareva sarebbe avvenuto nel giro di due settimane, anche se i dettagli rimanevano ancora poco chiari. In pratica avevamo pochissimo tempo per inventarci  un modo per sfruttare la cosa a nostro vantaggio. Le mie spie andavano e venivano dal quartier generale come formiche laboriose, riportando notizie aggiuntive, informazioni sulla struttura e la sicurezza del palazzo di Ushijima, cartine delle strade nei d'intorni, delle condutture dell'acqua e dell'aria,  la pianta dell'edificio e tanto altro. Quei pochi che restavano formulavano piani attorno al grande tavolo d'acciaio che si trovava nella sale riunioni, discutendo i metodi più efficaci per agevolare il lavoro degli assassini. Il mio intero dipartimento era in movimento e tutti volevano la mia opinione, un consiglio, un aiuto o un'informazione. Venivo sballottato da una parte e dall'altra scartando idee, annotando informazioni, correggendo progetti, collaborando alla formazione di una strategia, scrivendo lettere agli altri dipartimenti, leggendo ed approvando le risposte. Insomma,  ovunque c'era bisogno di me ed io facevo talmente tante cose che le mie giornate divenivano un'ammasso di azioni confuse e indistinte che facevo fatica a collegare. 

Avevo la mente costantemente occupata, tanto che Osamu doveva ricordarmi di mangiare e pulirmi. Anche mio fratello si era offerto di aiutare, per quanto non avesse abilità come spia. Mi dava una mano in ufficio, scartando lettere e documenti poco importanti e rispondendo al posto mio a quelle che non richiedevano la mia firma. Inoltre aiutava nella progettazione di un piano. lui non era mai stato da Ushijima, ma aveva una memoria formidabile e una capacità di comprensione ottimale ed era riuscito a capire bene o male  la struttura generale. Inoltre era un bravo stratega, guarda caso sembrava andare d'accordo con Tsukishima, cosa che ben pochi del dipartimento riuscivano a fare.

Era costantemente preoccupato per me, più volte l'avevo colto ad osservarmi di sottecchi con aria indagatrice. Era dal giorno in cui ero tornato a casa dall'incontro con Sakusa che mi teneva d'occhio. Non avevo fatto in tempo a superare la soglia, ancora senza porta, che mio fratello mi era piombato addosso come un falco. Mi aveva tempestato di domande, pretendendo risposte precise ed accurate, arrabbiandosi sempre di più man mano che gliele davo. Non mi lasciò nemmeno il tempo di chiedergli cosa gli avessero detto i dottori. 

Alla fine si era calmato, e insieme avevano chiesto che ci venissero ad aggiustare la porta. Non gli avevo detto che Sakusa sembrava intenzionato a tornare. In verità non sapevo nemmeno io quali fossero i suoi piani, e non avevo la minima idea se volesse davvero continuare a lavorare con me o se le sue parole fossero state solo un brutto scherzo. Ma da come lo conoscevo, Sakusa Kyoomi non era un'amante degli scherzi, perciò per sicurezza lasciai davvero la chiave sotto lo zerbino.

Passò forse una settimana prima che lo incontrassi di nuovo, e fu tanto improvviso come la prima volta. Anche se in quel caso non ne fui troppo stupito. Ricordo che era sabato sera, verso le dieci credo, ed io e Osamu stavamo tornando a casa dopo ben quindici ore di lavoro. Ero sfinito, così tanto che temetti di addormentarmi in mezzo strada. Oggi era arrivata la notizia che ci sarebbe stata effettivamente una festa per il ritorno di Tendou, ma che era riservata a pochi invitati e la cosa complicava tutto. Pochi di noi sarebbero potuti entrare nell'edificio, così come pochi degli assassini di Sakusa. Avevo dovuto fare una selezione fra i miei uomini, per scegliere le tre persone che mi avrebbero accompagnato nella missione il giorno della festa. Era stata una scelta complicata poichè molti dei miei sottoposti sarebbero stati perfettamente qualificati per il compito, ma alcuni erano troppo giovani e avventati, altri avevano poca esperienza, altri ancora erano stati feriti in missioni precedenti e non potevano partecipare senza rischiare di appesantirci. Alla fine avevo scelto Kageyama, Tsukishima e Alisa, che ne era stata entusiasta. 

I made a promise: SakuatsuDove le storie prendono vita. Scoprilo ora