𝙲𝚑𝚊𝚙𝚝𝚎𝚛 𝚜𝚒𝚡

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𝑀𝑖 𝑝𝑟𝑜𝑚𝑒𝑡𝑡𝑖 𝑐ℎ𝑒 𝑛𝑜𝑛 𝑙𝑜 𝑓𝑎𝑟𝑎𝑖 𝑝𝑖𝑢́

"Quindi mi stai dicendo che sono stata in coma per così tanto tempo?" Le chiesi, tenendomi la testa tra le mani

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"Quindi mi stai dicendo che sono stata in coma per così tanto tempo?" Le chiesi, tenendomi la testa tra le mani. Alla fine quella ragazza non era poi così male, mi ero quasi abituata alla sua compagnia.
"Sì, a dire il vero è un miracolo se sei ancora viva, quel gigante ti ha colpito senza pietà."Sbuffai, stupidissimi mostri.
"Ecco perché dico che debbano morire tutti, un giorno li sterminerò, dal primo all'ultimo." Mi guardò con disappunto, prima di scoppiare a ridere nuovamente.
"Non mi hai ancora detto come ti-" Hanji iniziò a parlare, prima di essere interrotta da una voce. La porta si spalancò, rivelando tre figure in divisa, due uomini e una donna. Quest'ultima si fece avanti a grandi falcate, con le lacrime agli occhi. Velocemente giunse vicino al mio lettino e si fiondò addosso a me, stringendomi in una morsa micidiale e ricoprendo il mio viso di un milione di baci.
"Kiki! Mi hai fatto prendere un infarto, temevo il peggio." Luna? Come avevo fatto a non riconoscerla? Adesso i suoi bellissimi capelli biondi erano raccolti in uno chignon perfetto, mentre gli occhi azzurri che tanto adoravo sembravano aver ripreso vita.
Era cambiata così tanto in una manciata di giorni, quasi non sembrava più lei.
"Hey, sono qui adesso, questo è l'importante, no? E poi davvero credevi che sarei uscita di scena così miseramente? Pensavo mi conoscessi..." Ci staccammo, felici. Mi dispiaceva di averla lasciata sola, avrei voluto essere sempre al suo fianco. Per sdrammatizzare la situazione, feci l'occhiolino e un lieve rossore tinse le sue guance morbide. "Che carina." Pensai, osservandola mentre tentava di nascondere le gote infiammate.

"Grazie per la considerazione, anche io ti voglio bene, sai." Disse Aaron, guardandomi con un sopracciglio alzato. Ero contenta che entrambi fossero sani e salvi, senza di loro non avrei potuto vivere. Sorrisi, gli volevo un mondo di bene, era sempre stato un fratello per me.
"Meyer, smettila di parlare e abbracciami."
Feci la linguaccia per prenderlo in giro, era proprio un bambino. Non se lo fece ripetere due volte e mi saltò letteralmente addosso, allacciando le braccia intorno al mio collo. Accarezzai la sua schiena, insieme ne avevamo passate tante.
"Mi prometti che non lo farai più?" Farfugliò mentre si allontanava da me. Riflettei prima di parlare, la sua era una richiesta inaudita, lo sapeva bene. Conosceva il mio carattere, avrei fatto sempre il possibile per farli stare bene, anche a costo di morire.
"Mentirei se dicessi di sì." Scrollai le spalle, voltando lo sguardo sul terzo uomo nella stanza, niente di meno che il famoso Capitano Erwin Smith. Ho sempre nutrito una grande stima nei suoi confronti.
"Buongiorno, come stai?" Mi interrogò, con interesse. Ero senza parole, davvero gli importava di me? C'era qualcosa sotto.
"Sono stata meglio." Si avvicinò al lettino, facendo cenno agli altri di andare. Hanji accolse l'ordine del suo superiore e afferrò il braccio dei mei amici, portandoli fuori dalla stanza. Il biondo davanti a me si sedette su una sedia, prima di tornare a guardarmi.
"Non mi dilungherò molto, non temere. Detesto girare troppo intorno ad un concetto, quindi sarò schietto: vorrei proporti di entrare a far parte della legione esplorativa. È da qualche settimana che io e il corpo di ricerca ti stiamo col fiato sul collo, abbiamo capito il tuo valore nel combattimento e il nostro desiderio più grande è quello di averti dalla nostra parte. Capisco se rifiuterai, ma tieni ben a mente queste mie parole...Kurasa, l'umanità ha bisogno di te." non sapevo cosa dire, mi aveva lasciata senza parole. Scossi la testa lentamente, mentre provavo a realizzare il tutto. Perché volevano me? Ero solo una ragazzina come le altre, che un po' ci sapeva fare con le spade. Ma, soprattutto, come faceva a conoscere il mio nome?
"La ringrazio davvero, capitano. Sono lusingata dalle sue parole, ma una domanda mi sorge spontanea: chi le ha rivelato la mia identità?"

"Questo, adesso, non è importante. Ti basti sapere che ho i miei informatori. Per quanto riguarda la proposta, cosa ne dici?" Ancora confusa, spostai lo sguardo fuori la finestra.
"Ci penserò." Mormorai, quasi con paura. Sorrise, alzandosi dalla sedia su cui si era appoggiato.
"È un sì, quindi?"Tornai ad osservarlo, nei suoi occhi potevo leggere orgoglio, sembrava davvero felice del mio comportamento.
"A quanto pare non ho altra scelta, capitano. Ormai la mia unica famiglia ha deciso di restare qui e anche io farò la stessa cosa, ma non per mia volontà, sia chiaro. In sintesi, quindi, accetto la sua offerta." Dissi, mentre tentavo di alzarmi da lì.
"Hai preso la decisione giusta, te ne accorgerai. Comincerai gli allenamenti a partire dalla settimana prossima, insieme alla squadra Levi." Mi rispose, tendendomi la mano. L'afferrai, prima di rizzarsi in piedi.
"Chi sarà mai questo celebre Levi?" Chiesi a me stessa, provando a ricordare dove avessi già sentito il suo nome.
"Aspetti un attimo, non dovrei seguire un corso o qualcosa del genere prima di entrare nella legione?" Gli domandai, un po' stranita.
"A che scopo? Abbiamo già la certezza che tu sia una guerriera allenata e una tiratrice scelta, sarebbe solo una perdita di tempo. Inoltre, in periodi come questo, abbiamo bisogno urgente di uomini." Disse e uscì dall'infermeria, abbandonandomi a mille pensieri.

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