Data: 4120 d.s., prima deca[3]
Luogo: pianeta Marath, sistema Essud
Il possente grifone sbatté le grandi ali marroni e bianche, riprendendo quota dopo una breve planata. La fiera al suo fianco, un po' più piccola, non si fece distaccare e acquisì velocità sfruttando le sue ampie membrane alari, di un viola scuro che si mescolava al nero del corpo. Entrambe le creature trasportavano due passeggeri, degli hystricidi a giudicare dai capelli simili ad aculei dei tre maschi.
«Maestro, manca molto?» gridò l'unica ragazzina per superare i fischi del vento. I suoi occhi dorati erano allegri e pieni di energia, e i vestiti che indossava – un cheongsam senza maniche e un paio di pantaloni – sembravano fatti apposta per offrirle la massima possibilità di movimento. Aveva un naso piccolo e carino, portava i capelli corti e i tratti del viso avevano una morbidezza ancora infantile.
«Siamo quasi arrivati, Nora, ancora un po' di pazienza.» urlò in risposta l'uomo dal dorso del grifone. Era sulla trentina abbondante, aveva gli occhi grigi e tranquilli, e i capelli-aculei neri erano un po' più chiari alla base. Le linee del viso erano semplici e levigate, perfettamente in accordo con la sua aria pacata e gentile che ispirava un'immediata simpatia.
Le parole dell'insegnante non bastarono per placare l'impazienza della ragazzina, in compenso accesero l'entusiasmo nel cuore dello studente seduto davanti a lei. I suoi occhi erano tinti di viola per via dell'evocazione attiva e su di essi c'era il suo simbolo caratteristico, aveva i capelli-aculei neri e un fisico mingherlino, inoltre portava una sciarpa grigio scuro, abbastanza leggera da poter essere indossata anche con quel tiepido clima primaverile.
Era la prima volta che svolgevano una missione lontano dal loro villaggio, quindi era molto emozionato. Gli sembrava una vita che aspettava quel momento, e il pensiero di averlo realizzato in quella classe molto particolare, lo rendeva ancora più fiero.
E pensare che all'inizio non riusciva nemmeno ad effettuare una semplicissima evocazione...
«Rex, tu non torni a casa?»
Il ragazzino, seduto sui gradini, si strinse nelle spalle. In quel momento sembrava piuttosto abbattuto, e non era difficile intuirne il motivo: tutti i suoi compagni se n'erano già andati con i loro genitori, era rimasto solo lui. «La mia mamma deve lavorare fino a tardi e quindi non può venire a prendermi.»
L'insegnante annuì. «Ho capito. Beh, allora resterò io qui con te.»
Il giovane non rispose.
Il maestro era un hystricide dai capelli-aculei castano chiaro e gli occhi verdi, era sempre allegro e gentile, ma quando ce n'era bisogno, sapeva come farsi rispettare dai suoi alunni. «Rex, se c'è qualcosa che non va, puoi parlarne con me.»
Il ragazzino rimase in silenzio per alcuni lunghi secondi. «Perché non riesco ad evocare nessun famiglio?»
L'istruttore si prese qualche istante prima di rispondere. Quella scuola serviva per insegnare ai giovani evocatori del villaggio come sfruttare il loro potere, alcuni però ci mettevano più tempo di altri per riuscire ad eseguire con successo il primo rituale. «Magari non è ancora il momento, può capitare che gli animali non rispondano subito... Se vuoi, possiamo provare un po' insieme.»
Una scintilla si accese negli occhi nerissimi di Rex. «Sì!»
Corse al centro del cortile per cominciare a provare, ma il suo entusiasmo durò poco. «È inutile, non ci riesco...»
«Cerca di sentire il verso che hai dentro.» gli suggerì il maestro «Ogni clan ha il suo, devi solo riuscire a comprenderlo. Essere un evocatore vuol dire capire gli animali che evochi e riuscire a pensare come loro.»
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L'Erede degli Oblio [da revisionare]
FantasyNello stato di Hospea il tipo di magia più diffuso è quello degli evocatori, il cui potere si tramanda di generazione in generazione nei vari clan. Ogni clan ha i suoi animali caratteristici, e il suo prestigio è direttamente proporzionale alla forz...