"Signor Ferano cosa sta facendo nel bagno delle ragazze? Non mi sembra lei sia una ragazza."
La voce della professoressa Gorla risuonò come una nuova speranza per Helena.
"Mi scusi professoressa, avevo sentito piangere" e il ragazzo si grattò dietro la nuca visibilmente imbarazzato.
Helena si era sbagliata di nuovo. Ancora il panico la pervase.
"Aveva sentito piangere, Ferano?"
L'insegnante alzò il sopracciglio, "e chi dovrebbe piangere, Ferano?""Io, sì... ne sono sicuro"
"Non le credo. Se ne vada immediatamente. La accompagno."
Il rumore dei passi che si allontanavano e poi cessarono fecero intuire alla ragazza che i due se n'erano andati.
Uscì dal cubicolo e andò verso il rubinetto. Si sciacquò il viso, si risistemò la coda alta, fece un bel respiro e tornò in aula.
"Helena! Dov'eri finita?" La professoressa si scienze degli alimenti la accolse preoccupata.
"Ero andata un attimo in bidelleria, scusi" si sedette a malavoglia accanto a Giulia e, appena quest'ultima si girò per parlarle, la fulminò con lo sguardo.
Anche questa lezione passò lenta e la noia prese il sopravvento per Helena, così che si mise a fare un sudoku presente sulla pagina del diario del giorno 17 novembre, il giorno in cui suo padre sarebbe dovuto tornare.
La lezione si concluse e la campanella segnò l'inizio dell'altra ora, la quale Helena trascorse come le precedenti e le altre ore successive.
Finalmente mancavano solo dieci minuti alla fine della giornata scolastica. Helena si voltò verso Giulia:
"Non tornare a casa con me, il tuo zainetto te lo riporto io."
Non attese risposta e ritornò con lo sguardo sul libro.Giulia si pentì di tutto ciò che aveva fatto. Si schiaffeggiò mentalmente. La questione di Lorenzo era importante, ma aveva trascurato la sua migliore amica solo per il legame che aveva con il migliore amico del bullo di Helena.
In treno sua madre le aveva mandato un messaggio dove le spiegava la situazione e le raccontava tutto. Helena intenta a guardare l'alba fortunatamente non si era accorta della sua espressione. E lei, Giulia, da quanto era testarda aveva rovinato tutto.
Il suono della campanella in ritardo di un minuto e 43 secondi, la confusione, il raschiare delle sedie e dei tavoli rimbombarono nelle orecchie della ragazza. Ma non le importava. Si stava rendendo conto di tutto ciò che era successo il quelle 6 ore di scuola.
Mentre il flusso di ragazzi si scaraventava verso l'uscita, Giulia rimaneva seduta ad aspettare che la confusione la trasportasse in un altro universo.
Quando tutti furono usciti si alzò lentamente, si mise il cappotto, prese lo zaino e uscì dalla classe.
"Signorina Colombo?"
Giulia si voltò rimanendo all'ingresso dell'aula: "si prof?"
Il professore si sala/bar la squadrò dalla testa ai piedi e poi accennò un sorriso:
"tutto bene? L'ho vista un po' distratta in questa lezione, e anche la Signorina Ponsi""Si prof tutto bene, io e Helena siamo solo un po' stanche, credo" si girò, "arrivederci" aggiunse incamminandosi verso l'uscita.
Aveva perso già troppo tempo, rischiava di perdere il treno. Si infilò le cuffiette e iniziò a correre il più velocemente possibile. Arrivò al binario 2 in tempo, giusto tre minuti prima dell'arrivo del treno, cercò Helena con lo sguardo ma non la vide.
I minuti passarono in fretta e il treno si fermò. Giulia salì e svoltò verso sinistra. I suoi occhi navigavano nei sedili blu in cerca di una coda rossa. Non seppe per quanto tempo avesse camminato, non ricordava nemmeno se il treno si era già fermato a Rescaldina, però la trovo.
"Helena..."
La ragazza non voltò nemmeno la testa, si sistemò solo gli occhiali continuando a guardare fuori dal finestrino, sul vetro del quale la figure delle due ragazze si riflettevano. Le sue labbra però si mossero:
"Vattene."
Giulia fece un bel respiro. "A che ora mi riporti lo zainetto?"
"Quando ne avrò voglia" rispose l'altra rimanendo immobile e impassibile. "ora puoi andare:"
Senza farselo ripetere due volte, Giulia si andò a sedere due sedili dietro l'amica.
*
Helena entrò in casa, tolse il giubbotto, posò lo zaino e, quando andò in cucina, rimase sbalordita. La tavola era già apparecchiata e il pranzo era già pronto.
"Mamma? Che ci fai qui? Non dovresti essere al lavoro?"
Carla abbassò lo sguardo: "tesoro, ehm, purtroppo mi hanno licenziato, a settembre e queste settimane di Ottobre non sono stata molto concentrata..."
"Mamma? No! E' stata tutta colpa mia! Perdonami!" alla ragazza si inumidirono gli occhi.
"Tranquilla cara, ora siediti a mangiare"
Forse, pensò Helena sedendosi al tavolo, il licenziamento le aveva fatto bene: ora era molto più dolce e gentile, oppure era solo quel giorno.
Finì di mangiare e andò in camera. Appena entrata si accorse che sua madre aveva sistemato tutto. Lo zaino di Giulia era appoggiato davanti al letto.
Si buttò su quest'ultimo e chiuse gli occhi per meditare e riposare dopo una giornata più che stressante.
Il silenzio che si era creato opprimeva le pareti. Ma qualcosa ruppe l'atmosfera. Helena spalancò gli occhi, l'aveva sentita. Un tintinnio che veniva dallo zaino di Giulia. Un tintinnio, una notifica. Impossibile fosse il telefono della sua ormai ex amica, dato che lo stava usando per ascoltare la musica sia la mattina e sia il pomeriggio.
Si alzò di scatto. Rimase un attimo immobile seduta sul bordo del letto.
Pensava. Pensava a cosa fare. Doveva controllare. Doveva. I suoi sospetti della sera prima potevano essere veri. Lei doveva.Lentamente si alzò e si diresse verso lo zainetto. Lo aprì e frugò al suo interno. Tirò fuori le luci che avevano usato per addobbare la camera, due mazzi di carte, uno normale e uno da solo, un po' di pacchetti di fazzoletti, uno strano gioco in scatola e in fondo nell'angolo a sinistra Helena lo afferrò. Con molta calma tirò la mano fuori dallo zaino.
Eccolo. Tra le sue dita. Era li. Com'era possibile? Lei non lo aveva dato a Giulia.
La rabbia le iniziò a correre nelle vene. Strinse il suo cellulare tra le mani e lo lanciò sul pavimento.
Si rimise in piedi e si diresse rapidamente verso il bagno. Chiuse la porta sbattendola, sistemò l'accappatoio, aprì l'acqua della doccia, si tolse gli occhiali neri, si svestì ed entrò.
Ora le sue lacrime si mischavano con il getto d'aqua.
Le lacrime che le sgorgavano dagli occhi verdi si confondevano con l'acqua che scivolava sul suo viso pieno di lentiggini.
Non voleva crederci. Lei non voleva.
Nota d'autrice:
Ecco a voi il nono capitolo!
Questo è un po' più lungo e mi piace particolarmente. Spero piaccia anche a voi.
Lasciate una stellina e un commentino se è così!
Buona lettura a tutti❤Sofia🏃♀️❤
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A stare al posto mio
Ficción GeneralCome sarebbe incontrare nuovamente, dopo un infanzia infernale, colui che l'ha resa così indimenticabile? Helena, dopo una lunga giovinezza che non ha potuto vivere al meglio, pensava di poter passare la sua vita felicemente in una piccola casetta...